Il test Milano-Napoli con una elettrica del 24 Ore mostra che con la tecnologia e l'economia odierne un'auto elettrica è ancora lontana dall'essere sostenibile.
Che sull'auto elettrica sia ormai più una questione di fede che di scienza mi sembra ormai chiaro. Chi è a favore della svolta non si sofferma a valutare l'impatto ambientale mine to wheel dell'intero processo, né le ripercussioni sulla circolazione quotidiana e nemmeno quelle sul mondo del lavoro.
E' così e basta, anche se è sempre più esplicito come il progetto complessivo punti inequivocabilmente a ridurre in modo drastico mobilità e diritto di scelta dei singoli.
Andiamo con ordine. Milano-Napoli. Una bella distanza, che nella maggior parte dei casi si farebbe in aereo o treno. Vero. Ma è un fatto che il risultato mostri per l'elettrica 2 ore e 34 € in più, tenuto conto che è andato tutto bene. Sì, perché non è raro che le colonnine non funzionino o che il sistema di riconoscimento e tariffazione non riconosca la vostra card. D'altronde da tempo ci siamo accorti che la tecnologia digitale è tutt'altro che esente da difetti e malfunzionamenti.
Se quindi vi trovate nella condizione di dover ricaricare la Bev e la connessione non funziona è un bel problema, perché l'alternativa potrebbe essere troppo lontana e in tal caso altro che due ore in più!
C'è poi un altro fattore da considerare e proprio nell'ottica di un futuro allargamento del numero di auto a batteria. Le colonnine vanno collegate alla fornitura di energia e se si presuppone un aumento di quelle ad alta intensità, di fatto le uniche utili in una rete di ricarica, si evidenziano due problemi:
primo, non sarà possibile disporne ovunque, ma solo dove i costi di connessione siano accettabili per raggiungere una cabina di distribuzione;
secondo, a causa di ciò la loro collocazione sul territorio non potrà essere uniforme. Ne consegue che tutte le Bev dovranno percorrere le stesse strade, determinando così un aumento di traffico anomalo e concentrato che può fare solo danno e produrre tempi di attesa crescenti. A meno che non si sia postulata, come dicevo sopra, una netta diminuzione delle auto in circolazione.
Che si faccia poca o tanta strada, poi, i costi di ricarica non variano in assoluto e la maggior spesa evidenziata dal confronto non è destinata a calare, oltre che per i costi crescenti dell'energia anche per l'attuale mancanza di accise sulle ricariche. Situazione che verosimilmente non si protrarrà a lungo se il gettito legato ai carburanti dovesse calare. Non dimentichiamoci che si tratta di una delle principali entrate correnti dell'amministrazione pubblica, che non potrà ovviamente farne a meno.
Ma anche sul fronte meramente tecnologico ci sono evidenti contraddizioni. I costi delle materie prime necessarie alle Bev sono già saliti di molto e tutta la prosopopea sulla loro riduzione in base all'economia di scala si è dimostrata fasulla. Le auto elettriche costano e costeranno molto di più e determineranno una riduzione dell'accesso alla mobilità privata a danno dei ceti meno abbienti.
E non è accettabile né possibile il ricorso continuo a incentivi statali sia per ragioni di cassa sia per la fondamentale ingiustizia di tale pratica.
Perché denaro pubblico dev'essere usato solo a favore di pochi? E ciò vale anche per la rete di ricarica. Perchè la comunità deve farsi carico di spese esorbitanti a favore di un netta minoranza?
Ma veniamo al lato che cerca di far presa sulla popolazione, l'ambiente, in nome del quale, un po' come per la religione, ogni sacrificio sarebbe necessario e giusto.
La auto emettono l'1% della CO
2 globale, quindi non sono certo il maggior imputato del cambiamento climatico. Il passaggio alle Bev non implica poi una riduzione netta delle emissioni, ma le concentra nei siti produttivi. E dato che l'atmosfera è condivisa il vantaggio è inesistente, visto anche che la gran parte del pianeta continuerà a usare veicoli a combustione
Di fatto i plus vanno solo a chi produce le auto che, come vediamo oggi, si è generalmente posizionato su classi più alte vendute a maggior prezzo e sta facendo, per ora, ricavi.
Non credo infatti che aziende che hanno basato per decenni la produzione sul massmarket possano continuare a fare attivi paragonabili con prodotti di nicchia, se non per un tempo limitato. A meno che, come dicevo prima, non si postuli che la comunità debba pagare per il mancato introito, oltre che per i disoccupati.
E infine, ricordate che uno dei cavalli di battaglia del partito anti-auto era quella dell'assurdità di usare mezzi pesanti oltre un tonnellata per spostare persone il cui peso è attorno a 70-80 kg?
Con le elettriche il peso raddoppia; adesso va tutto bene?