23 dicembre 2014

Se 717 vi sembran pochi...



Non si è ancora depositata la polvere smossa dalla Dodge Challenger SRT Hellcat, che la Shelby American, divisione Usa Carrol Shelby International, famosa dalle Cobra in poi, spara una bestia da 862 CV. E' una Mustang, si chiama Signature Edition Super Snake, è basata sulla attuale generazione della GT 500 e ne faranno solo 50 su ordinazione, ma la lista si chiude a fine Gennaio. Si può scegliere tra coupé e  cabrio e l'equipaggiamento comprende ruote forgiate dedicate, il tuning del V8 con l'aggiunta di un compressore Kenne Bell, l'upgrade dei freni dietro e una serie di personalizzazioni estetiche del valore di pochi dollari ma che evidentemente tirano; il tutto per soli 44.995 $. Ma attenzione, questo è il costo della sola eleaborazione, cui occorre aggiungere quello di una GT 500, non meno di 55.000 $. Ah, dimenticavo: nel prezzo è compreso anche un track day su pista, con un mini corso di guida.Un pacco? Forse, ma non dimenticate che con circa 82.000 € vi portate a casa una bestia capace di dare la paga a buona parte delle supercar europee; non so se mi spiego.



22 dicembre 2014

Niente jap, siamo alfisti



Alfa Romeo e Mazda, rien à faire. Da tempo si parlava di una joint venture tra i due marchi per la rinascita della Spider Alfa, che avrebbe dovuto sfruttare la scocca della nuova MX-5: bene, pare si sia arrivati alla fine dei giochi, quantomeno valutando le affermazioni di Harald Wester, boss Alfa, in un'intervista rilasciata a CAR. Il responsabile del marchio dice infatti che la futura scoperta del Biscione sarà basata sulla nuova piattaforma Giorgio, quella della prossima Giulia a trazione posteriore nata internamente alla Casa che nulla ha a che fare con la scocca Mazda. L'accordo con i giapponesi rimarrebbe però valido in ambito Abarth, con una scoperta di quel brand in possibile arrivo. Al cambio di direzione avrebbe contribuito l'impegno preso dal ceo FCA Marchionne a produrre in Italia tutte le Alfa, mentre la spider comune sarebbe stata invece realizzata negli stabilimenti di Hiroshima della Mazda. Una buona notizia, se significa che almeno Alfa resterà a casa.



Il medio raggio secondo Musk











Associare il nome Tesla al settore elettrico viene da sé. Ma l'eclettico Musk non è soltanto ceo del brand produttore di auto, ma anche di SpaceX, azienda compartecipata con Paypal (!!), che ha lo scopo di inserirsi nel buco lasciato dalla NASA quando fu chiuso il programma Shuttle. SpaceX, nata nel 2002, offre lanci privati con il vettore Falcon e missioni con la navicella Dragon, un business potenzialmente miliardario e una possibile esclusiva se la NASA decidesse per un vettore nazionale invece degli attuali (e di assai poco successo) missili russi. Futuro ad ampio spettrro, quindi, che si estende pure a un sistema di trasporto terrestre ad alta velocità, chiamato Hyperloop, che sarebbe competitivo nel range entro i 1.500 km; il team dedicato allo sviluppo, infatti, ipotizza un futuro di aerei supersonici a lungo raggio che completerebbero il quadro del trasporto complessivo. Si tratta di un tubo nel quale l'aria è mantenuta a una pressione inferiore a quella atmosferica grazie a un sistema di pompe e atto a consentire a capsule contenenti 30-40 passeggeri di viaggiare a una veloctà vicina a quella del suono, attorno ai 1.100 km/h. Le capsule hanno un compressore azionato elettricamente tramite batterie nel frontale, che fornisce un flusso d'aria tale da formare un cuscino che elimina l'attrito tra la capusla e il tubo, oltre a contrìbuire al mantenimento della veloctà di crociera; accelerazioni e rallentamenti avvengono mediante motori lineari disposti lungo il percorso ogni 100 km circa. Il progetto, presentato già nel 2013, prevede un tratto iniziale tra Los Angeles e San Francisco, con l'opzione Los Angeles-Las Vegas, e i costi sono stratosferici: se infatti le navicelle non sarebbero più costose delle carrozze di un treno ad alta velocità, il tubo richiede invece almeno 15 milioni di dollari a chilometro, un budget difficilmente stanziabile di questi tempi. Certo è per questo che Musk ha dichiarato di non essere interessato tanto alla realizzazione pratica del progetto quanto al suo studio ingegneristico, ma l'idea rimene comunque brillante e, soprattutto, realizzabile, forse anche più del sistema a levitazione magnetica del treno che collega l'aeroporto di Shanghai.

20 dicembre 2014

Direttamente dalla pista





Si chiama SCG 003, acronimo di Scuderia Cameron Glickenhaus, ed è la personale idea dell'omonimo eclettico e ricco signore, che fa Jim di nome, di cosa debba essere una stradale estrema. La vettura, di cui è in giro il teaser che vi mostro, è in fase di collaudo finale alla guida di Nicola Larini, per debuttare in Marzo al salone di Ginevra. Dal sound si arguisce come sotto la scocca in carbonio ci sia una motore V6; di marca Honda, pare, per circa 500 CV. Dovrebbe essere un motore da corsa, come del resto molte altre componenti della vettura, rivisto e corretto dai tecnici di Cameron; la struttura ultraleggera dovrebbe poi compensare il gap prestazionale rispetto alle ipercar da 1.000 CV. Il prezzo, però è assolutamente in linea con queste ultime: un filo meno di 2.500.000 €.

19 dicembre 2014

Ricariche in salita










La ricarica è sempre (e ancora) il problema con la P maiuscola per le auto elettriche. E non solo per la scarsa diffusione degli impianti adatti allo scopo, ma anche per le difficoltà di connessione. Ecco perché Renault ha stretto un accordo con Scame Parre, azienda specializzata in connettori, destinato a offrire alla clientela elettrica soluzioni di ricarica più agevoli. Come la wall box da installare nel garage, che offre una potenza utile fino a 3,5 kW e consente ricariche a 16 A dalla normale rete domestica. Lo stesso prodotto è disponibile anche in versione da 2 kW per la Twizy, mentre se la collocazione è condominiale la centralina diventa intelligente, con lettore di carte di identificazione e sistema anti-estrazione della spina durante la ricarica; infine gli impianti fino a 22 kW di potenza per le aree pubbliche e la carica rapida. Un commento è dovuto: la storia ci ha insegnato che le soluzioni vincenti sono le più facili e intuitive e non credo oggi la trazione elettrica a batteria appartenga a una delle due categorie. Non tanto per i costi o le prestazioni, quanto per le continue difficoltà nell'uso quotidiano: esempio. Ho comprato la mia bella Zoe e torno a casa. Scopro subito che per caricarla devo avere una presa industriale nel box, con un impianto da 6 kW. Sapete che in Italia le utenze domestiche sono da 3 kW, sovraccaricabili del 10% fino a 3,3 kW e che da noi più consumi più paghi, ergo con i 6 kW la corrente costa più cara. Quindi sono già fregato, a meno che davanti casa non ci sia una presa pubblica (più rare dei diamanti). Ma mettiamo ci sia; devo collegarmici e per farlo devo essere identificato (per il conto ovviamente) con la mia bella tesserina. Che una volta su due non funziona. La faccio più semplice. Mi ricarico dalla normale presa del box; due possibilità. Primo, la rete del garage è la stessa di casa. Collego l'auto e appena entro nell'appartamento e accendo qualche luce salta l'interruttore di sicurezza, perché la corrente se la sta succhiando tutta l'auto. Oppure la corrente è condominiale. Allora mi collego ma non appena negli altri box accendono la luce, altro distacco. Con la coda di problemi alla prossima assemblea perché ho usato abusivamente una fonte pagata collettivamente. Insomma la vedo tutta in salita la strada delle ricariche in Italia. Last but not least: credete davvero che se le elettriche si diffondessero la corrente la paghereste alle stesse tariffe di oggi?

Bancarotta per la Spyker



Si direbbe che la Saab porti male. Sì, perché bene o male tutti quelli che hanno avuto a che fare con il brand svedese pirma o poi fanno una brutta fine. Stavolta è il turno della Spyker, la marca olandese nata 15 anni fa che nel 2009 aveva acquistato Saab da GM, che dal 2 Dicembre u.s. è ufficialmente fallita. Secondo Victor Muller, fondatore, si tratta soltanto di una battuta d'arresto, che permetterà nel prossimo futuro la rinascita del brand e lo sviluppo delle sue innovative idee, che oltre al settore delle elettriche sportive, si estendono anche al campo aeronautico con il progetto per un velivolo a propulsione elettrica. Auguri, anche perché i prodotti non erano niente male.



18 dicembre 2014

Un nuovo mito napoletano?









Questa la fanno a Napoli e forse, ora che Ferrari pare muova verso l'estero, spazio (commerciale intendo) ce n'è. Si chiama Puritalia 427, non fa mistero di ispirarsi alla AC Cobra (ma anche un po' alla BMW, dietro) della quale riprende anche la paternità del propulsore V8, Ford. Disponibile con il cinque litri bialbero per bancata in versione aspirata da 445 CV e 530 Nm e sovralimentata da 605 CV e 640 Nm, è realizzata in alluminio e pesa soltanto 1.150 kg, con una la ripartizione al 50% sui due assi. Considerato il passo di 2.601 mm, dai numeri si desume che con quest'auto i fasti dell'ingegner Romeo (il napoletano dell'Alfa) potrebbero venire rinverditi in un prodotto decisamente esuberante ed esclusivo, destinato a lasciare il segno. Il prezzo parte da 180 mila €, ma non potevate mica pensare che tanto ben di dio venisse via al prezzo di una Dacia, no? Comunque, tanto per chiarire la filosofia dietro il progetto, la dida di una delle foto del lancio cita : "Elettrico? No, grazie".




High end Lexus a Detroit







Parte la giostra del salone di Detroit, che sarà piuttosto ricco in rapporto alle esposizioni nostrane (vedi Motorshow) dato che ora che è saltato l'embargo verso Cuba immagino fine di caraibici a comprarsi l'auto nuova (dopo cinquant'anni). Scherzi a parte, si parte con Lexus, che ha diffuso due teaser di questa vettura, la seconda, accanto alla RC, nel cluster delle F, le sportive. Tutto fa pensare si tratti della GS F, definita track ready da Lexus e dotata del (solito) V8 di 5 litri, che nella RC eroga 473 CV e 528 Nm. Un gran motore, prontissimo nell'erogazione, grazie anche al fulmineo automatico a 8 marce, con un sound molto AMG. Ed proprio alle due regine del segmento, E AMG ed M 5, guarda Lexus.




17 dicembre 2014

Renault torna al due tempi



Merce rara il due tempi. Questo ciclo di funzionamento è infatti all'angolo ovunque, tranne nei fuoribordo e nelle motoslitte, applicazioni dove conta più la leggerezza dell'osservanza alle norme anti-inquinamento. Tutto questo, però sinora. Già, perché Renault ha in serbo per il futuro qualcosa di nuovo a questo riguardo. Si tratta di un Diesel bicilidrico di 730 cm3 che riduce di 40 kg il peso rispetto a un 4 cilindri millecinque di pari potenza e che promette rendimenti teorici altissimi, ergo consumi altrettanto bassi. Il progetto POWERFUL, acronimo di POWERtrain for Future Light-duty vehicles, cioè gruppo motore per veicoli leggeri, intende dare vita  a una famiglia di piccoli propulsori adatti a piccole auto destinate alla marcia in ambito urbano; la meta è il raggiungimento di consumi molto bassi e di minori costi di produzione, ma la strada è ancora tutta in salita. Il due tempi, infatti, se dal punto di vista teorico offre il raddoppio della potenza specifica rispetto a un 4 tempi, all'atto pratico ha notevoli svantaggi, quali la difficoltà dell'iniezione, che deve avvenire in tempi rapidissimi, il forte attrito tra il pistone e la canna del cilindro, dovuto al mantello più lungo, e una durata inferiore legata al maggiore stato di sforzo dei componenti meccanici. Il prototipo Renault eroga una potenza da 48 a 68 CV a 4.000 giri, con coppia massima da 112 a 145 Nm a 1.500, ma per fare ciò impiega un turbo e un compressore volumetrico (senza non partirebbe); certo ha due cilindri in meno ma non è che si possa definire un portento di semplicità. Negli anni '60 l'Alfa Romeo aveva in listino un furgone, il Romeo 2, che era disponibile anche con un bicilindrico a due tempi, basato sulla tecnologia Junkers con due cilindri e quattro pistoni. Era rumorosissimo e aveva la potenza di un ciclomotore. Speriamo i francesi facciano meglio.

La NSX, finalmente

















Quattro teaser e un video per un debutto. E' ufficiale, a Detroit (al salone intendo) arriva finalmente la nuova Honda NSX , che fa la sua entrée sotto il marchio Acura, quello con gli stabilimenti in Usa. Per questo modello di serie le differenze rispetto alla concept chimera che abbiamo visto a più riprese sono davvero minime. Nessun dato tecnico ufficiale, ma la conferma che il sistema di trazione è ibrido e che impiega un V6 biturbo e tre motori elettrici, due che agiscono sulle ruote anteriori e uno integrato nella trasmissione, in tandem con il 6 cilindri sul retrotreno. La potenza complessiva dovrebbe essere attorno ai 500 CV e il peso piuttosto ridotto, non oltre i 1.300 kg, il che le darebbe un rapporto peso/potenza in grado di competere con le regine del settore. Dai due secondi di sound del video si direbbe

il  motore abbia un rumorino niente male; d'altronde se l'ispirazione viene dalla Civic Type-R...

Da Raptor a Velociraptor




Il Ford F 150 è da eoni il pickup più venduto d'America e come d'uso ne fanno parecchie versioni, la più tosta delle quali si chiama(va) Raptor e sfoggia enormi ruote con pneus 315/70-17 mentre sotto il cofano alloggia un classico V8 da 6.2 litri, con 417 CV e 589 Nm. I dati sono roboanti, ma a guidarlo, il Raptor, non fa poi tutta 'sta impressione; ricordo che quando ne feci il test trovai più cattivo l'F 150 con il V6 turbo Ecoboost. Deve pensarla così anche Hennessey, noto preparatore Usa, che proprio ora che il Raptor è uscito di produzione ha messo a punto una trasformazione sui modelli 2015 che lo ha trasformato in Velociraptor, disponibile nella normale versione pickup oppure Suv, ma in entrambi i casi con un bel compressore nella V dei cilindri di un V8 più piccolo, il 5 litri, capace di portare la potenza a 600 cavalli tondi tondi (in realtà un po' di meno perché gli americani masticano HP e non CV). Quindi oggi se volete un truck capace di staccare uno 0-100 da 6 secondi vi tocca comprare per forza un Velociraptor e sganciare un bel 73.500 $ per il modello base. Ma se avete già un pickup Ford potete anche portarlo semplicemente alla Hennessey e loro lo trasformano. Basta pagare.

15 dicembre 2014

Visione a 360° per le prossime Jaguar-Land Rover



Il gruppo Jaguar-Land Rover ha lanciato un progetto di visione virtuale che potrà offrire una visione a 360° al guidatore, eliminando l'ostacolo dei montanti. Per fare ciò viene incorporato in ciascuno di essi uno schermo ad alta definizione che riproduce le immagini provenienti dalle telecamere montate esternamente, atte a coprire ogni angolo di visuale. L'effetto, insieme a quello dell'head up display,  è quindi quello di una realtà virtuale aumentata, che colloca il pilota in una sorta di cabina trasparente attraverso la quale qualunque veicolo o pedone è immediatamente visibile. Il sistema, chiamato  360 Virtual Urban Windscreen, entra in funzione quando viene esplicitata l'intenzione di guidatore di svoltare o sorpassare tramite gli indicatori di direzione, ma ne è prevista l'evoluzione con il  rilevamento diretto dello sguardo di chi guida mediante sensori. Devo dire che non sono sicuro il sistema sia del tutto piacevole per gli altri occupanti, sottoposti a un continuo flash di schermi a seconda dello sguardo del conduttore, ma oggettivamente è un bel passo avanti nel campo della sicurezza. Il 360 Virtual Urban Windscreen agisce in connessione con il navigatore e, attingendo alle banche dati, può visualizzare anche i luoghi di cui si è in cerca o le opportunità prescelte. Sempre a questo riguardo e sfruttando ancora l'head up display sul parabrezza, debutta anche l'aeronautico "Follow-Me Ghost Car Navigation", un creativo sistema di navigazione che invece delle istruzioni proietta sul parabrezza un'auto fantasma da seguire fino alla destinazione selezionata. Interessante e simpatica novità, basta che la ghost car non passi con il rosso!

L'ibrida cattiva di BMW





Mentre il salone di Detroit segnerà il debutto della nuova BMW Serie 6, declinata in "normale", Gran Coupé e M, l'evoluzione tecnologica continua che caratterizza il brand prosegue secondo le più recenti linee guida. Sappiamo che BMW è tra le tedesche quella che più ha investito nell'elettrico e nell'ibrido e proprio in quest'ultimo ambito si colloca la novità che, per ora, è in avanzata sperimentazione su una Serie 5 GT (quant'è brutta, però!). Si tratta del Power eDrive, versione cattiva del sistema ibrido eDrive finalizzato al risparmio e alla riduzione dell'inquinamento. Da un marchio che fa del piacere di guidare la sua bandiera non potevamo che aspettarcelo: rivisitando l'eDrive già in produzione, è stata aumentata a 20 kWh l'energia accumulabile nelle batterie al litio, mentre al quattro cilindri turbo a benzina sono stati aggiunti due motori elettrici di alta potenza, uno che agisce all'interno della trasmissione, tradizionalmente verso le ruote posteriori e l'altro collocato sull'asse anteriore. Fin qui grosso modo tutto come prima, quindi. Ma con la differenza che mentre il motore a combustione fornisce circa 230 CV, i gruppi elettrici ne erogano assieme 453, per il sostanzioso totale di 680 CV, ben più del più potente V8 turbo (quello della M5) in produzione. L'elevata capacità degli accumulatori consente comunque una maggiore percorrenza a zero emissioni, che ora raggiunge i 100 km se non impiegata per rendere la (brutta) GT la più sportiva vettura del marchio. BMW ha decisamente scelto l'elettrico per il futuro e in attesa di sistemi di accumulo o generazione a bordo che ne consentano l'impiego come sistema di trazione esclusiva, impiegherà i motori a combustione solo in sistemi ibridi, e con cubature e numero di cilindri ridotti. Che dire, una lacrimuccia per i bei 6 in linea e V8, del cui mito racconterò ai nipoti e la speranza che la potenza elettrica dia le stesse soddisfazioni. Perchè per ora , niet!










11 dicembre 2014

Il primo Euro 7 è di Volvo







Secondo Peter Mertens, vice presidente del settore R&D di Volvo, l'innovativo tre cilindri DriveE che implementa la tendenza al downsizing del marchio cino-svedese (le XC90 sono tutte 2 litri a 4 cilindri) è molto avanti con lo sviluppo ed è progettato per rispettare addirittura le norme Euro 7, quelle su cui ci sono ancora dibattiti in corso tra Case e commissioni UE. Contrariamente alle prime notizie sul suo uso, però, il propulsore sarà impiegato anche come semplice motore di trazione sulla Serie 60 e non soltanto in accoppiamento a un sistema ibrido; è stata scelta infatti anche la strada dell'ottenimento di una notevole potenza specifica in alternativa a quella della sola efficienza energetica. Grazie alla progettazione modulare, il propulsore sarà costruito sulle stesse linee dei DriveE a quattro cilindri, con un notevole risparmio nei costi. Vorrà mica dire che le Volvo Three costeranno di meno?

Iniezione di cavalli per la JCW



















Il nome Cooper evoca le Mini d'annata toste, quelle da Rally di Montecarlo che per accenderle dovevi appena toccare l'avviamento altrimenti si ingolfavano subito. E quando le nuove MINI hanno acchiappato il termine (nome e cognome con l'aggiunta hi tech di Works) è stato per fornire una tutto pepe davvero all'altezza delle sue nobili antenate. Motore potente, ma soprattutto cattivo nelle risposte; insomma quello che manca totalmente anche in molte auto molto fornite in cavalli dalla Euro 4 in su. Ora arriva la nuova serie, che impiega un 2 litri potenziato del 30% (231 CV da 5.200 a 6.000 giri e 320 Nm da 1.250 a 4.800 giri) con la tecnologia TwinPower turbo, che prevede turbocompressore twinscroll (con un condotto per ogni coppia di cilindri), iniezione diretta ed eliminazione della farfalla sostituita dall'alzata variabile delle valvole, oltre al doppio variatore di fase. Cambio manuale a sei marce (in optional lo Steptronic pure a sei con paddles al volante), freni Brembo e cerchi da 17, più tutta la carrettata di sistemi di sicurezza, che per divertirti devi rigorosamente escludere. Look molto riconoscibile ( le John Cooper Works sono poco discrete di default) e interni dedicati completano la dotazione. Presentazione ufficiale al salone di Detroit in Gennaio.

10 dicembre 2014

La prima Porsche elettrica?



Nel 2012 Porsche presentò al salone di Parigi questa Panamera Sport Turismo, sorta di CLS Shooting Brake alla maniera di Stoccarda (località peraltro condivisa con Mercedes). Il progetto sinora è stato lettera morta, ma con l'avvicinarsi dell'avvicendamento della Panamera potrebbe essere preso nuovamente in considerazione, basato questa volta sulla nuova versione della piattaforma MSB. L'obiettivo nel mirino però non sarebbe soltanto quello di realizzare un'avversaria delle BMW Serie 5 di grossa cilindrata anche in versione station, ma anche di fronteggiare il successo tutto tedesco della Tesla Model S e ciò grazie a una versione elettrica dell'auto. Porsche sta sfruttando a fondo tutto il suo bagaglio tecnologico per realizzare una scocca ultraleggera in alluminio idroformato e acciaio ad alta resistenza che riduca sensibilmente il peso della vettura finita (quella elettrica intendo) molto al di sotto delle 2 tonnellate (la Tesla pesa 2.190 kg), mentre per la propulsione è in sperimentazione un motore sincrono a corrente alternata che dovrebbe fornire una potenza attorno ai 420 CV e una coppia di spunto di 600 Nm, sufficienti a tritare buona percentuale delle trasmissioni esistenti e a dare alla Panamera 2 un'accelerazione da vera Porsche. Le batterie saranno al litio, non si sa ancora associato a cosa (litio-aria?) e l'autonomia di circa 400 km. Nessuna notizia sulla ricarica che però, per competere con Tesla, deve prevedere anche un sistema rapido ad alta intensità come quello fornibile dalla Casa californiana.




Suv coupé crescono

















La strada aperta da BMW con la X6 fa proseliti anche nella concorrenza, pur con notevole ritardo. Mercedes ha divulgato le foto della nuova GLE Coupé, vettura basata sulla scocca della ML che sarà messa in vendita a partire dalla prossima estate. Bella? Bah, sarà anche questione di gusti, ma se devo perdere dello spazio (soprattutto in altezza) su un'auto di grande stazza forse sarebbe meglio acquistassi una coupé vera. Comunque la gamma spazia tra 258 e 367 CV, quindi sono previste anche versioni sportive, le tradizionali versioni AMG. Che qui, tra l'altro, debuttano anche in una linea di modelli la cui ispirazione è pure targata BMW: le AMG Sport, infatti, copiano fedelmente il concetto M Performance e sono destinate ad allargare la base d'utenza delle esclusive AMG pure. In sordina, comunque, il downsizing motoristico del brand prosegue: la GLE 450 AMG, quella da 367 CV, adotta un V6 biturbo di 3 litri. Ma niente paura, la GLE 63 AMG con il V8 da 5,5 litri biturbo che può arrivare a 585 CV è prevista in gamma; solo un più avanti.

Contenti loro...



Mia nonna diceva: "Se i soldi andassero solo a chi se li merita il mondo sarebbe spopolato". E a guardare il video di queste tre Lamborghini Aventador impegnate in un flame contest notturno in quel di Miami si avverte la verità di quell'assunto. Va' se vale la pena di avere la money per una Lambo per poi divertirsi a 'sto modo. Comunque, c'è da dire che  negli Usa le fiamme dallo scarico sono oggetto di una sorta di culto da parte di certe persone; vendono addirittura degli appositi kit a propano da applicare su ogni tipo di auto. Vista all'europea: pensate a una Dacia che spara fiamme...

05 dicembre 2014

Gli Usa all'attacco dei consumi UE



A chi non è capitato di constatare quale enorme differenza ci sia tra i consumi dichiarati dalle Case in base al ciclo UE e quelli reali? L'argomento è entrato anche nel mirino degli americani: la Commisione Federale Trasporti e Ambiente, infatti, ha dichiarato che il ciclo europeo, NEDC (New European Driving Cicle) non descrive adeguatamente i consumi delle auto per il suo forte distacco dalle reali condizioni di guida. Le differenze (cioé i consumi artificialmente migliorati) sono destinate a crescere con il passare del tempo: se nel 2001 erano dell'8%, avevano raggiunto il 31% nel 2013 e in assenza di cambiamenti toccheranno il 50% nel 2020. Come mai tanto interesse da parte degli yankee, direte. Semplicemente perché dalle risultanze dei consumi dipendono anche le emissioni ufficiali di inquinanti, che valgono anche nei Paesi di esportazione, oltre al fatto che i consumi sono sempre più un argomento per far presa anche in Usa sulla clientela. Comunque, è allo studio un rimpiazzo, la Worldwide Harmonized Light Vehicle Test Procedure, portata avanti da parte dell'Unione europea, del Giappone e l'India secondo le linee guida di UNECE, il Forum Mondiale per l'Armonizzazione delle Regolamentazioni sui Veicoli, che dovrebbe essere completata nella sua ultima stesura nel 2015 e dovrebbe sostituire la normativa attuale entro il 2017. Ma sotto sotto le Case tentano di resistere, per loro dichiarare meno è sempre un vantaggio.



Con Volvo sicuri anche in fuoristrada







La Volvo XC90 è la prima auto al mondo a disporre di un sistema di sicurezza studiato specificamente per l'off road. Il funzionamento dell'apparato si basa sul concetto di tenere saldamente in posizione gli occupanti del veicolo e di assisterli con un esclusivo sistema di assorbimento di energia incorporato neli sedili. Attualmente non esiste una regolamentazione che stabilisca gli standard di sicurezza nella marcia fuoristrada; di qui lo studio svolto da Volvo che, nell'ambito del progetto Vision 2020 che ha l'obiettvo di eliminare ogni possibile causa di incidente dalle proprie auto per quella data e dall'esame delle statistiche, ha desunto come pur a fronte di un calo generalizzato degli incidenti le evenienze di lesioni alla spina dorsale sia nella zona lombare sia in quella toracica non hanno seguito lo stesso trend in discesa, proprio per il contributo degli incidenti in fuoristrada. Di fondamentale importanza dunque la postura dell'occupante durante il sinistro, sulla quale si è concentrata l'azione della Casa. Il sistema prevede una rete di sensori capace di determinare autonomamente se l'auto stia o meno viaggiando off road e, nel caso, di azionare gli innovativi pretensionatori elettrici delle cinture (che si aggiungono a quelli pirotecnici che intervengono negli "normali" urti), capaci di stringerle di 10 cm in 0,1 secondi e di tenere perciò saldamente in posizione il passeggero. C'è poi una struttura ad assorbimento di energia posta tra la base del sedili e il pianale per mediare la violenza di un urto come un atterraggio violento. Le due misure combinate riducono di un terzo le possibile gravi conseguenze di un incidente off road e si aggiungono alla già completissima dotazione di sicurezza della XC90.

04 dicembre 2014

Bello fare il re!



Sappiamo che la promozione di un prodotto è tutto. Se poi il prodotto è una Aston Martin risulta assolutamente di prammatica che il suo lancio venga associato a un nuovo film di James Bond. Eccola qui, dunque, la DB10, che farà il suo esordio con Spectre, prossima pellicola dell'agente 007. La vettura destinata alla produzione sarà allestita specificamente per la bisogna e avrà qualche optional diciamo speciale, che ovviamente non troverà riscontro sulle DB10 di produzione. Comunque il 10 sta per il numero totale di vetture che saranno realizzate, mentre l'auto celebra i cinquant'anni dalla prima collaborazione con il più famoso agente segreto del mondo: la DB5 in Goldfinger, del 1964, una delle pellicole più amate della storia di James Bond. Daniel Craig, il divo attuale, tornerà perciò ad avere il privilegio di divertirsi con una delle più esclusive auto al mondo; viene in mente una frase di Mel Brooks ne "La pazza storia del mondo": "Bello fare il re"! Della DB10 per ora non si conoscono le specifiche tecniche. Si sa però che il suo styling rappresenta il futuro nella tradizione di Aston Martin. Beh, abituarsi non sarà poi così difficile.

03 dicembre 2014

Dalla Cina all'India



Quella che potremmo definire la tragica (e lunghissima) storia del fallimento Saab riserva ancora sorprese. La NEVS, attuale proprietaria di quel che resta dell'azienda (ma non del marchio), è di fatto una società svedese con capitali cinesi, tanto che le prime vetture elettriche prodotte sulla scorta delle belle intenzioni della prim'ora dopo la rilevazione da GM dovevano finire proprio sul mercato cinese. Tutto archiviato, di fronte alle notevoli difficoltà economiche e a un oggettivo affollamento sul mercato elettrico che non rende certo facile sfondare con una produzione molto selettiva e datata stilisticamente. Comunque, sinora Saab e suoi debiti ci risultavano in stallo ma in mani cinesi. Questo fino a ieri, perché ora si passa dalla Cina all'India. Sì, perché sembra che NEVS abbia appena stretto un agreement sulla maggioranza delle quote azionarie con Mahindra & Mahindra, il grande produttore del sub-continente, pur se quest'ultimo non voglia per nulla pubblicizzare l'operazione. Secondo l'amministratore di NEVS Gustafsson, l'accordo coprirà i costi di gestione, pari a 6,2 milioni di dollari al mese, fino a Febbraio 2015, data della chiusura ufficiale delle trattative, mentre sono in corso comunque contatti anche con un altro possibile partner per una joint venture asiatica. Sinceramente mi sembra una di quelle soluzioni arzigogolate e difficili, considerato che di fatto la trattativa è portata avanti da uno svedese ma decisa dai cinesi e che negli interessi di Mahindra non c'è certo la produzione delle ormai  vetuste 9-3, seppur elettriche, quanto la disponibilità di uno stabilimento in Europa per i suoi fuoristrada e le sue moto.

Una FXX ancora più techno













Da una supercar "vecchia" come la Zonda, a una nuovissima come la Ferrari FXX K. Disponibile solo per i già possessori della FXX e non omologata né per le corse né per l'uso stradale, è un costosissimo giocattolo per miliardari "sviluppato senza compromessi che incorpora una serie di innovazioni tecnologiche tali da garantire un'esperienza di guida senza precedenti al gruppo esclusivo di test-driver client con il quale il Cavallino Rampante lancerà uno speciale programma nel corso dei prossimi due anni"; dichiarazione ufficiale del brand. 1050 CV e più di 900 Nm complessivi, espressi dal V12 di 6.262 cm3 (860 CV a 9.200 giri, aspirati) più 190 CV provenienti dal motore elettrico; coppia massima di oltre 900 Nm di cui 750 a 6.500 giri da combustione. HY- KERS, deportanza di 540 kg a 200 km/h, sospensioni anteriori a parallelogramma e posteriori multililk e un sistema di controllo di stabilità tarato per la pista aiuteranno i ricchi non professionisti a non schiantarsi con il giocattolo nuovo, mentre per il costo, dato riservato ma prevedibilmente alto, si parla di un congruo aumento rispetto agli 1.9 milioni di euro chiesti per la FXX. Difficile da vedere in giro, temo.

The very last one





Ci avevano detto che con il modello Revolucion si chiudeva la produzione della Pagani Zonda. Ma a qualcuno piace ancora, tipo un riccone di Hong Kong che la vuole in edizione special. Così, nella sua livrea azzurro baby, ecco la 760 RSJX, il cui V12 AMG da 7.3 litri eroga 760 CV, che esce dallo stabilimento italiano e inizia il suo viaggio verso l'Asia. Curioso che per un modello ultra su misura la potenza sia inferiore agli 800 CV della Revolucion, ma tant'è, i cinesi delle propaggini sono di sicuro alquanto strani; l'auto è dotata comunque di una serie di particolari tratti dalla versione corsaiola, come la presa d'aria superiore e il sequenziale ultrarapido. Il filmato è stato colto cinque mesi fa, ma il possessivo proprietario, le cui iniziali sono proprio le lettere JX aggiunte alla sigla di questa Zonda, ha chiesto e ottenuto non fosse pubblicato sinora. Una domanda mi frulla nella testa: ma dove la adopera 'sta Zonda a Hong Kong? A parte lo spaventoso numero di pedoni, il rettilineo più lungo sarà di 100 metri! A meno di non portarla a Macao...

02 dicembre 2014

Francia-Diesel, fine dell'idillio



Per moltissimi anni la Francia è stata la patria ideale del motore a gasolio: a parte gli incentivi fiscali come il prezzo ribassato del carburante, c'è stata infatti una martellante campagna privata e di stato che insisteva sulle doti di tale motore e sulla sua indiscussa convenienza, tale da favorire anche l'economia nazionale. Ora siamo invece ai mea culpa, almeno stando alle parole di Mauel Valls, attuale primo ministro. Secondo lui, infatti, la Francia ha fatto sinora un grave errore e in futuro bisognerà progressivamente, intelligentemente ma anche pragmaticamente promuovere il totale ricambio del parco auto Diesel esistente, pari a oltre l'80% del totale, per favorire carburanti e soluzioni meno inquinanti. I francesi, si sa, non sono come gli italiani e passano rapidamente dal dire al fare: così è previsto un innalzamento progressivo delle accise sul gasolio, mentre dal prossimo anno la tassa di circolazione verrà calcolata in base al tasso di inquinamento prodotto dalla vettura, polveri comprese, con ovvia penalizzazione dei Diesel. Ségolene Royal, ministro dell'energia, ha dal canto suo già stanziato i fondi per erogare 10.000 € in crediti d'imposta a chi decida di sostituire la propria auto Diesel con una elettrica; saranno istituite poi nelle zone urbane delle aree di divieto di circolazione per le vetture  a gasolio. Insomma, un cambiamento epocale, che porrà non pochi problemi ai costruttori, specialmente a quelli schierati sul fronte del gasolio come molti tedeschi e la totalità di quelli nazionali. A questo riguardo ho una curiosità: poiché i dati sull'inquinamento dei Diesel sono oggettivi, specialmente riguardo le emissioni di particolato, mi domando quando i tedeschi ne prenderanno coscienza. Sempre che la Merkel non decida per la solita difesa più economica che salutistica.

La prossima 458 sarà bi-turbo




A Maggio avevo anticipato dell'aria di downsizing che tira in Ferrari . Ora, dopo il lavoro sulla sperimentale LaFerrari XX, è il turno della 458 Italia, che è in procinto di subire il passaggio al turbo, anzi al bi-turbo con il progetto 142M. La nuova unità è derivata da quella della California, 3855 cm3 di cilindrata (soprattutto per ragioni di marketing cinese però: nel Celeste Impero sono penalizzate le auto sopra i 4.000) ed è in corso un lavoro su alesaggio e corsa per mantenere il motore superquadro e favorirne così, nonostante la sovralimentazione, l'erogazione ad alto regime che fa parte del dna Ferrari. Il target di 650 CV (per stare sul collo di McLaren) potrebbe anche essere superato raggiungendo i 675, mentre la coppia, che dovrebbe superare quella della California T, 755 Nm, rappresenta la maggiore sfida per gli ingegneri che stanno studiando l'accoppiamento al cambio Getrag a doppia frizione con 7 rapporti. L'unità è infatti già al limite con la California, tanto che la coppia massima viene erogata in quel modello solo in settima marcia per proteggere gli ingranaggi da eccessivi sforzi. Un altro problema sarà quello di mantenere la prontezza di risposta tipica di un aspirato del Cavallino. Allo studio sia la soluzione dei turbo con assistenza elettrica, penalizzanti però per la necessità di un impianto elettrico addizionale a 48V, sia quella di turbo a geometria variabile e bassa inerzia, come quelli impiegati sulla Porsche 911 Turbo, assai costosi per le alte temperature in gioco nei motori a benzina. Per ciò che attiene la linea, lo stile generale dell'auto dovrebbe essere mantenuto, con un design all'insegna dell'evoluzione ma senza grandi cambiamenti.

01 dicembre 2014

Valet crash



Io il sistema tutto americano del valet parking l'ho sempre odiato. Sì, perché quanto più la tua auto è esotica e tanto più viene esposta al rischio di essere quanto meno trattata male da un tizio di cui non sai nemmeno il nome (e spesso non lo sa nemmeno chi lo paga a cottimo). Ma il concetto va addirittura oltre. Nel loro malato concetto di lusso, gli yankee si fanno portare a casa ogni cosa, macchine comprese. Ed ecco il risultato: a Dallas uno sconsiderato riccone che aveva appena acquistato una McLaren P1 ha deciso di farsela portare a domicilio. Ma non con un autocarrro come sarebbe stato logico, bensì con un valet, che ha ritirato l'oggetto 24 ore prime per fare la consegna con comodo. Ce l'avete presente un ventisettenne con pochi dollari in tasca che si trova a disposizione per una notte intera una P1? Ecco il risultato, una supercar tronata contro il guard rail di McKinnon Street. Guidatore e passeggero in ospedale, ma con danni di poco conto. Sarannno di ben altro livello i danni economici, temo. Ah, il passeggero era un lui di 24 anni. Non ho parole, vuoi fare il gallo e non sei nemmeno stato capace di trovarti una ragazza?

Mazda ama Wankel







Il rapporto tra Mazda e il motore Wankel, quello a pistone rotante va oltre la semplice logica industriale. Di qui il tira e molla riguardo un modello che succeda alla ormai defunta RX-8 che, a seconda dei momenti, viene dichiarata in arrivo oppure cancellata per sempre. La RX-9, infatti, è più che una vettura "diversa" poiché Mazda ha da sempre posto al centro della sua evoluzione tecnica il motore Wankel; tant'è che per un lungo periodo fu ceo dell'azienda proprio l'ingegnere a capo dello sviluppo di tale progetto. Quindi facciamo il punto a oggi. Masamichi Kogai, attuale ceo, ha dichiarato che non c'è alcuna RX in arrivo, ma che se ci fossero le condizioni economiche Mazda sarebbe pronta allo sviluppo di un nuovo modello. La piattaforma della nuova MX-5 è stata progettata infatti anche per accogliere motori di maggior potenza, mentre dal punto di vista strutturale l'assenza di vibrazioni del Wankel non sottoporrebbe la scocca ad alcuna sollecitazione anomala anche con grandi potenze in gioco. La new age del propulsore potrebbe poi collocarsi in ambito ibrido, dove il ridotto rapporto peso/potenza ha evidenti vantaggi, mentre la sua alimentazione a idrogeno, anch'essa a lungo studiata da Mazda, è oggi meno attraente, anche alla luce del recesso di BMW dal campo dopo anni di sviluppo.

Solo inutili o anche pericolose?

I test di guida autonoma proseguono tra difficoltà tecniche, indagini, e trascurabile impatto economico. C'è da domandarsi se si tratti ...