31 agosto 2016

Vecchie gomme addio?





La plastica è il principale inquinante ambientale, lo sappiamo. Sacchetti e oggetti d'ogni tipo li trovi ovunque e durano secoli. Gli pneumatici sono fatti di gomma, per la maggior parte naturale, e condividono la problematica delle plastiche: quelli usati, anche se te li ritira il gommista, finiscono per riempire le discariche e restano lì a distruggere panorami ed ecosistema per anni, perché una volta costruiti non si riesce più a scinderli nei costituenti base per riciclarli. Una recente ricerca presentata al meeting della American Chemical Society potrebbe però cambiare radicalmente la situazione: con l'impiego del ciclopentene, idrocarburo ciclico insaturo presente in abbondanza negli scarti di lavorazione dell'industria petrolifera (e quindi a un costo minore di quello della gomma naturale), si può ricavare una gomma sintetica, il polipentenamero, del tutto simile alla resina naturale e in grado di sostituirla nella fabbricazione delle coperture. Il grande vantaggio è però che con questa procedura una volta finita la vita dello pneumatico è possibile isolarne le componenti chimiche di base e riciclarle quasi interamente. Fine delle discariche dunque? Beh, è ancora presto per dirlo. La vicenda dell'olio di palma insegna. Ci sono voluti anni perché l'industria alla fine accettasse di farne a meno e solo ora si cominciano a vedere i risultati. L'industria degli pneumatici è gigantesca ed estesa a livello mondiale, ergo esistono contratti di fornitura consolidati e e ferrei; inoltre i produttori di gomma naturale potrebbero ridurre i loro guadagni pur di non veder sfumare il business. Infine, il polipentenamero deriva dal petrolio e quindi ne incentiva intrinsecamente l'estrazione. Ma, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, potrebbe essere un altro passo nella direzione di un'economia circolare con meno sprechi.

30 agosto 2016

Google molla il colpo?







Pare che il progetto di auto autonoma di Google (http://auto-thrill.blogspot.it/2014/05/aveveo-gia-parlato-della-ricerca-di.html) sia in gravi difficoltà, tanto che il capo della ricerca, Chris Urmson, ha fatto le valigie da qualche settimana. Il fatto è che all'inizio il progetto del colosso di Mountain View si era orientato su una soluzione in netta competizione con le industrie del settore, tentando una nuova via con una vettura radicalmente diversa dai comuni canoni vigenti. Strada facendo, però, il management si è reso conto di quanto sia difficile progettare un'auto senza un know how specifico; di qui la netta virata di qualche mese fa (http://auto-thrill.blogspot.it/2016/04/un-anello-per-ghermirli.html) segnata dall'accordo con Volvo Ford, Uber e Lyft per usufruire di ulteriori competenze. Ma l'ibridazione non sembra aver prodotto risultati concreti e pure l'ulteriore agreement con FCA per lo sviluppo di una Chrysler Pacifica autonoma, che segna quindi il passaggio dalla propria auto a vetture prodotte da terzi, non ha ridotto il time to market di un progetto che ora si misura in decenni; troppo per rientrare dagli investimenti. La recente decisione californiana (la California è stato sinora lo stato Usa più "disponibile" verso le vetture autonome) di normare il settore con l'obbligo della costante presenza al posto di guida di una persona con la patente e la conseguente necessità di realizzare un'auto più tradizionale nel concetto produttivo (quindi almeno con volante e pedali) ha poi inferto un duro colpo alla fantasia progettuale del team di Google, che prospettava invece un veicolo radicalmente diverso. E per ultimo il recente crash della Tesla autonoma in Florida (http://auto-thrill.blogspot.it/2016/07/autonome-no-grazie.html), che fa balenare il bandolo per cause miliardarie capaci di affossare anche colossi dalle solide fondamenta. Insomma tutto fa pensare a un prossimo ripensamento di Google sull'intero progetto, che tuttavia non influirà (ahimé) sullo sviluppo delle self driving cars portato avanti dai costruttori "tradizionali".

Il Fünfer Audi compie 40 anni





Un anniversario per gli amanti della tecnologia odd, quello dei 40 anni del 5 cilindri Audi. Numero dispari, equilibratura non ottimale, ma pistoni più piccoli di un 4 e peso inferiore a un 6, poi tanta tecnologia per passare dal primo benzina del 1976 che erogava 136 CV sull'Audi 100, all'attuale propulsore da 400 CV che equipaggia la TT RS, passando per lo spettacolare IMSA GTO, 720 CV da 2,2 litri (visto in azione a Misano in occasione di una presentazione RS 4 con la mitica fiamma azzurra dalla scarico laterale). Meno longevo in area Diesel, ove dal 1997 il TDI non è più in produzione, sostituito dal V6. Un sound unico, gutturale e un pensiero tecnico che ha fatto scuola, basti pensare ai 5 in linea della Fiat arrivati molto dopo (ma con risultati decisamente meno brillanti). Devo dire però che se parliamo di sound mi spiace, ma confronto con i V8 non ce n'è.

Si esagera in quel di Oz


















Pensate a una una sportiva sul mercato, una che avrebbe tutti i numeri per fare bene, cui però manca quel tantino di potenza in più per fare il botto. Mia nonna in questi casi diceva " gli mancano 5 lire a fare un milione" e devo dire che la locuzione si adatta perfettamente alla Toyota GT-86 (o Subaru BRZ che dir si voglia), un'auto con il baricentro basso, un ottimo bilanciamento e una bella precisione, che però meriterebbe ben più dei suoi 200 cavalli; se n'è parlato più volte un po' di tempo fa (http://auto-thrill.blogspot.it/2016/05/niente-cavalli-per-la-brz.html  http://auto-thrill.blogspot.it/2012/06/inizia-il-tuning-sulla-gt-86.html. Il fatto è che la Casa (è Toyota che comanda) non intende investire denaro su numeri di vendita così esigui. Così ci hanno pensato gli australiani, per la precisione quelli della Street FX Motorsport, azienda che vende pezzi da tuning per corrispondenza ma realizza anche prototipi. E ai signori down under deve decisamente piacere l'esagerazione, perché invece di pompare il 4 boxer come avevano già fatto i giapponesi (http://auto-thrill.blogspot.it/2012/06/ancora-sulla-gt-86.html) hanno sostituito in blocco il propulsore con il V6 di una Nissan GT-R, per di più portato a 4,1 litri con l'erogazione di 1.000 CV. Roba da fuori di testa, anche perché forse la sola trazione posteriore ma soprattutto il peso della vetturetta non bastano a scaricare tanto ben di dio sulla strada. Ma quello che trovo eccezionale è come siano riusciti a inserire un motore grosso il doppio sotto il cofano (vedi foto) così come a mantenere un bilanciamento razionale della vettura. Il prototipo è ancora in fase di realizzazione e vedremo se la Street FX Motorsport riuscirà a farlo, 'sto botto.

29 agosto 2016

Good old days









Questa è una chicca dal passato, dal 1974 per la precisione (scusate perciò la bassa qualità di filmato e foto). Dalle nostre parti i caravan sono in fase di estinzione, sostituiti la maggior parte delle volte dai camper, ma in altri Paesi, tipo Olanda o gli stessi Usa, la genìa tira avanti. Il fatto è che per trainare una roulotte occorre un'auto adeguata, per potenza e trazione, dato il carico che si instaura sul gancio. Ma con questo geniale sistema di oltre quarant'anni fa anche uno spompatissimo Maggiolino è in grado di trainare con successo il rimorchio. Basta collocare sul tetto la barra che sostiene il gancio vero e proprio e il gioco è fatto; il collegamento può essere effettuato addirittura con l'auto a 90° rispetto alla roulotte. Certo però occorre un caravan fatto così, con una svasatura anteriore molto accentuata, che però si recupera come zona notte anteriore (per chi non soffre di claustrofobia). Brillante e misconosciuta idea oppure str... inutile? A voi il giudizio.

Ma quanto mi costi





In principio c'era Ken Okuyama, praticamente l'unico carrozziere jap, poi, visto il successo (?!) delle sue creazioni, è nata la Ken Okuyama Cars, che intende prendersi una fetta del ricchissimo mercato delle special a molti zeri. Questa Kode57 si è vista a Monterey (California, Usa), in occasione della Car Week. Basata su meccanica Ferrari 599, ha il V12 "pompato" a 712 CV, mentre il peso della barchetta è contenuto a 1450 kg, con costruzione della scocca in carbonio e leghe di alluminio. Sinceramente non mi sembra niente di che, confermando così che quanto a stile in Giappone c'è ancora molta strada da fare, ma, confermando la abituale spocchia nippo, il prezzo è stato fissato a 2,5 milioni di dollari per una delle 5 vetture previste dal piano di costruzione. Cifra in dollari perché Ken punta al ricco mercato yankee, forse conscio che dalle nostre parti trovare un compratore sarebbe arduo, visto il contenuto tecnologico della concorrenza. E il 57 sta lì proprio per richiamare un periodo d'oro delle sportive, specie in America. Che dire, auguri?

26 agosto 2016

Vitamina Volvo







Un camion che va di bestia, questo Volvo. Iron Knight, questo il suo nome, sfoggia un cambio a doppia frizione e il propulsore D 13 da 13 litri portato a 2.400 cavalli, ma soprattutto a 6.002 Nm (sì, avete letto bene), caratteristiche che gli hanno permesso di battere i record mondiali di accelerazione sui 500 e 1.000 m, rispettivamente con 13,71 e 21,29 secondi, con a latere una velocità massima di 276 km/h. Sono valori eccezionali per una motrice, anche se in assoluto alla portata di parecchie sportive. Ma tenere diritta la bestia durante lo sparo non dev'essere da tutti.

Solo inutili o anche pericolose?

I test di guida autonoma proseguono tra difficoltà tecniche, indagini, e trascurabile impatto economico. C'è da domandarsi se si tratti ...