31 marzo 2017

Il lupo perde il pelo...













La Cina è ormai sdoganata sotto l'aspetto del livello qualitativo dei suoi prodotti, prova ne sia l'animosità di The Donald nel volerli sottoporre a dazi (in buona compagnia con quelli del Vecchio Continente, n'est pas?) per l'importazione negli Usa. Ma il vizietto di copiare le auto di successo non l'hanno ancora perso. E' il caso di questa Jijie Tule, una vettura che rientra nella categoria cinese delle Low Speed Electric Vehicle (LSEV) prodotta dalla Jijie Electric Technology di Changzhou (non lontana da Shanghai), che somiglia parecchio a una smart. Certo una smart di vecchia generazione, ma pur sempre un clone stilistico delle vetturetta tedesca. Questa è pure in edizione Hello Kitty e adotta un motore da 4 CV che consente una V max di 45 km/h, alimentato da batterie al piombo che si ricaricano in 8 ore e danno un'autonomia di 100 km. Pur con i sistemi low tech di cui dispone e le scarse prestazioni, la Jijie Tule costa quasi 2.800 euro al cambio, cifra consistente per la Cina e questo tipo di vetture, proprio perché con la sua livrea european inspired è molto cool. Per la cronaca, l'azienda clona anche la VW Up! e quindi ha fatto un vero e proprio business della sua spregiudicatezza commerciale. Comunque non è tutta fuffa: nella plancia c'è uno schermo touch da 9 pollici per infotainment e navigatore, mentre la leva del selettore ricorda quella di un vero cambio automatico. A proposito, quel grosso tasto rosso proprio dietro di essa è il panic stop. Non si sa mai che con le mostruose prestazioni di cui è capace l'auto ti prenda la mano...

28 marzo 2017

La California sfida Trump





Le decisioni di restaurazione prese da the Donald in campo automotive stanno scatenando reazioni di sfida da parte di alcuni Stati. E' il caso della California, storicamente la più attenta ai temi ambientali, che ha deciso di dare il via libera alle nuove norme in tema di consumo delle auto, quelle volute dall'amministrazione Obama nel 2012 e in fase di revisione da parte di quella Trump. Il CARB, (California Air Resources Board) equivalente locale dell'EPA (cui il presidente è in procinto di tagliare i fondi), ha infatti approvato l'entrata in vigore della normativa che riduce i consumi e intende portare entro il 2025 al 15% la quota di veicoli elettrici e ibridi in circolazione. Iniziano però anche i malumori. Gli obiettivi fissati in California sono infatti considerati in certi ambienti troppo ambiziosi; inoltre preoccupa lo scontro con la presidenza, soprattutto alla luce delle ultime dichiarazioni dell'amministrazione, che intende togliere i contributi federali agli Stati che lo contrastano deliberatamente. Si parla di miliardi di dollari e la California approfitta spesso e più di altri dei contributi, visto il suo bilancio spesso fallimentare che viene ripianato dalle erogazioni federali. Quindi la notizia che altri nove stati, tra cui quello di New York, sarebbero in procinto di adottare in aperta sfida con Trump le nuove norme è da rivede nelle prossime settimane, seguendo il corso della guerra totale tra presidente, democratici e repubblicani, un contrasto che finirà però per la fare le sue vittime tra i cittadini Usa.

Ford GT MK2 vs Chiron; 1 a 0
















Il record di velocità per vetture stradali è, diciamo, da un po' di tempo appannaggio della Bugatti e la nuova Chiron si dice raggiunga qualcosa vicino ai 450 km/h. Una bella botta, per di più quasi teorica visto che nessuno si può permettere la verifica pratica a meno di non farsi un giro sull'osso di VW come fece la McLaren F1 ai tempi. Ma in Texas, dove per abitudine la mettono giù dura (anche sul cibo a vedere la stazza dei meccanici), hanno deciso di elaborare una Ford GT della seconda generazione, quella con il V8 per interderci, per tentare un miglio sparato e vedere come butta. Pare butti bene, viste le 293,6 mph, pari a 472,4 km/h, nuovo record mondiale di velocità sul miglio con partenza da fermo. Da fermo, capito? Niente lancio e in poco più di un chilometro e mezzo sei ben oltre la V2 di un aereo in decollo, una prestazione decisamente aeronautica. I video documentano da fuori e dentro il record, ma lasciatemi dire che anche se è certamente merito del tuning a base di doppio turbo, un vento a favore di quella portata (sembra un tornado) aiuta mica male.

24 marzo 2017

Repetita iuvant?







Dopo gli inglesi, anche i tedeschi ci danno dentro con i taxi elettrici. E' il caso del City eTaxi, presentato recentemente, un veicolo lungo 3,3 metri sviluppata dal consorzio di aziende Adaptive City Mobility, di cui fa parte anche Siemens. La struttura squadrata massimizza lo spazio interno e le sue caratteristiche lo rendono adatto anche al car sharing, con due posti per i passeggeri più quello cenjtrale del guidatore, un vano bagagli da 360 litri che possono crescere a 1.300 per il solo trasporto merci e un peso di 450 kg con portata di 380. Il motore elettrico da 14 kW può spingere l'eTaxi fino a 90 km/h, mentre l'autonomia è di 120 km. Ma il suo atout è l'innovativo metodo di stivaggio delle batterie, contenute in un cassetto sottostante la vettura ed estraibili a scorrimento laterale. Esaurita l'autonomia garantita dal pacco, infatti, si possono semplicemente sostituire le batterie presso i centri dedicati. Se vi ricordate, questa era esattamente l'idea di Better Place, la società di Shai Agassi che aveva coinvolto anche Renault nel progetto, ma che poi ha chiuso i battenti 4 anni fa dichiarando bancarotta. Riusciranno i tedeschi dove hanno fallito francesi e californiani?

La prima della specie















Crossland X è il primo prodotto dell’alleanza GM-Peugeot,
quella precedente al takeover di qualche settimana fa. L’accordo di partnership
riguardava infatti Suv e veicoli commerciali e questa nuova Opel si basa sulla
piattaforma della 2008, nell’ambito del programma del marchio tedesco di presentare
sette nuovi modelli nel corso di quest’anno.  La sigla X d’ora in poi identificherà le Suv ,
ecco dunque l’aggiunta a Mokka che diventa Mokka X, mentre Crossland X non
rientra nell’ambito dei crossover sportivi ma piuttosto in quello degli urban
crossover a target famigliare, per la clientela che predilige spazio, comfort e
praticità. La linea è rinnovata rispetto alla produzione esistente: il frontale
con la griglia a doppie ali e i gruppi ottici full led conferiscono all’auto un
aspetto più moderno, mentre la verniciatura in due colori e la disponibilità di
ruote fino a 17 “ snelliscono un corpo vettura necessariamente sviluppato verso
l’alto. All’interno sedili di nuovo tipo, concepiti per offrire un elevato
comfort lombare con accesso facilitato dalle porte ad ampia apertura; elevata
la luminosità grazie al grande tetto panoramico in cristallo. Il divano è regolabile
longitudinalmente (in opzione) con una corsa di 150 mm e dispone di 3
regolazioni di inclinazione oltre a reclinarsi separatamente; il vano ha una
capacità da 522 a 1.255 litri. Nella plancia lo schermo touch LCD da 8 pollici,
connesso al sistema di sorveglianza GM OnStar, che sarà disponibile anche dopo
l’acquisizione Peugeot. Uno head up display completa (a richiesta) la
dotazione, mentre nell’ambito della sicurezza è presente la frenata automatica,
che entro i 30 km/h porta all’arresto completo della vettura e fino a 85 km/h
riduce a 22 km/h la velocità. I motori saranno a 3 e 4 cilindri, aspirati e
turbo, anche Gpl Tech. Da giugno sul mercato con l’aspirato 1.2, al prezzo di
lancio di 16.900 euro.

23 marzo 2017

Bridgestone rilancia la sponsorship olimpica




Dal 2014 Bridgestone è partner mondiale dei Giochi Olimpici, una collaborazione impegnativa che segue quella storica nella MotoGP. La Casa giapponese, attualmente la più grande al mondo nella produzione di pneumatici, conferma però oggi la sua leadership e il proseguimento della sponsorizzazione ai giochi lanciando la campagna “Insegui il tuo sogno. Non fermarti mai”, che ha come testimonial tre atleti italiani: Gianmarco Tamberi per il salto in
alto, Valeria Straneo per la maratona e Gregorio Paltrinieri per il nuoto. I tre sportivi sono stati scelti per la decisione e la forza dimostrate nel superare gli eventi negativi che potevano fermare la loro carriera. In particolare Tamberi non ha potuto partecipare alle Olimpiadi di Rio 2016 a causa di una distorsione alla caviglia, la Straneo ha dovuto lottare contro un problema di salute congenito che la ostacolava proprio negli sforzi a lungo termine e che ha risolto con una operazione chirurgica e Paltrinieri,
prima dei Giochi di Londra 2012 ebbe la casa di Carpi distrutta dal terremoto. Tre esempi di perseveranza e e dedizione allo sport che saranno gli ambasciatori di Bridgestone, nell'ambito della sponsorizzazione che durerà sino al 2024

Il y a du temps









Una Fiat davvero tosta. Possibile? Sì, certo ma occorre andare parecchio indietro nel tempo, fino al 1911 per la precisione. Quando il marchio (allora) italiano per battere il record di velocità su terra realizzò due S76, l'unica sopravvissuta delle quali risiede oggi in UK, a Bristol. E in occasione del Festival of Speed di Goodwood. il suo proprietario, Duncan Pittaway, ha deciso di coprire le 150 miglia (circa 241 km) da casa sua al circuito viaggiando su strada con la bestia, soprannome della vitaminizzata vettura. 300 cavalli ottenuti da un mostruoso 4 cilindri in linea di 28.500 cm3, con un'erogazione di coppia talmente robusta anche a bassissimo regime da poter tenere medie autostradali con il propulsore che ronza tra i 300 e i 400 giri; a 1.000 giri sono 206 km/h, un velocità da brivido con quelle gommine e l'assetto alto e traballante, pert di più con un mezzo che di andare piano non vuole proprio saperne. Senza contare le catinate di benzina necessarie per compiere il tragitto, visto che la bestia fa in media circa 500 m con un litro. Per levarsi questo sfizio Duncan ha lavorato dieci anni al restauro e oggi possiede l'unica S76 esistente e marciante, una grande soddisfazione per veri (e ricchi) appassionati. Guardate il video.

22 marzo 2017

Mazda CX-5




































La Mazda CX-5 appena vista al salone di Ginevra, quella
nuova, è una vettura fondamentale per il
brand. Il successo della versione precedente, che ha visto aumentare del 60% le
vendite dal lancio nel 2012, cambia infatti la politica commerciale italiana di Mazda, che da
costruttore storicamente in lotta per acquisire quote di mercato ora si
trova a gestire anche una clientela acquisita, che ha sposato il nuovo claim
Drive Together e condivide la filosofia
di sviluppo del marchio, quella di realizzare prodotti in sintonia con chi li acquista. 





Più lunga di 10 cm e
con una scalfatura che partendo dal frontale alleggerisce la fiancata, la CX-5
ha gruppi ottici full led più stretti e propone una nuova tonalità dell'ormai classico rosso
Mazda, la soul red cristal, ancora più d’impatto sul nuovo corpo vettura. All'interno
uno schermo lcd inserito al centro di una plancia che con il suo andamento
lineare ed elegante sottolinea l’intento Mazda di far salire di gamma i suoi
prodotti. Ottima ergonomia, cruscotto analogico chiaro e bello il volante a
tre razze che reca i comandi accessori. E’ disponibile (optional) anche un head up display
che mostra dati i tachimetrici e le indicazioni del navigatore. Salendo a bordo si apprezza il comfort dei
sedili ben conformati e l’ampio angolo di apertura delle porte, il vano bagagli
è regolare e la sua capacità varia da 506 a 1.620 litri. 





Ho provato le versioni con il turbodiesel da 2,2 litri Skyactiv-D, che risulta del
tutto adatto alla mole della vettura anche nella versione meno potente, quella
da 150 CV. L’altra ne ha 175 e risulta più prestante più che altro negli
allunghi in velocità, mentre nei tratti guidati la differenza è meno
avvertibile. Disponibili anche le versioni a benzina da 160 e 165 CV, ma le caratteristiche di coppia del Diesel sono decisamente più adatte al tipo di vettura. Ottime trazione e tenuta di strada anche sulla versione a 2 ruote
motrici, con una notevole precisione dello sterzo, sempre leggero, e un’agilità
decisamente inconsueta su una vettura che comunque  è lunga più di 4,55 metri, pesante più di
una tonnellata a mezza e ha il baricentro collocato abbastanza in alto. Il
cambio manuale ha una manovrabilità sportiva, con innesti precisi e secchi;
quello automatico segue morbidamente le esigenze di guida ed è veloce nei
passaggi, ma risulta un po’ meno prestante rispetto alla concorrenza. I freni
sono potenti e garantiscono spazi di arresto contenuti; il controllo di
stabilità interviene assai di rado anche adottando una guida molto brillante, grazie
all'ottimo compromesso realizzato con le sospensioni, che assorbono egregiamente
le asperità pur conferendo alla CX-5 un assetto sicuro e stabile. Prezzi non ancora definiti.

17 marzo 2017

Un po' techno, molto animale









Parlando delle muscle car il termine che viene istintivo adoperare è "animale", sorta di acronimo per intendere forza bruta quasi per nulla techno. Ma non sempre è così, lo dimostra un dispositivo installato sull'ultima Dodge Challenger SRT Demon, chiamato Torque reserve. Non stiamo parlando di qualcosa destinato alla sicurezza né tanto meno legato alla tenuta di strada, ma di un sistema che prepara l'auto a una partenza a razzo, un launch control ultraperformante. Torque reserve lavora insieme al compressore e alla centralina del motore: una volta inserito il Launch mode e non appena il motore supera i 1.000 giri chiude il bypass del volumetrico per far crescere la pressione, aumenta la portata di carburante nei cilindri e varia l'anticipo. In più bilancia la coppia generata dal V8 chiudendo brevemente l'iniezione in alcuni cilindri e ciò determina il sound che potete ascoltare appena prima del lancio guardandovi il video. Il risultato è un tempo appena sopra i 3 secondi sullo 0-100. Sì lo so, dalle nostre parti si può fare meglio con molti meno dei 717 CV della Demon. Ma la scena è indubbiamente tanta e lo scarico sicuramente più attractive di quello di quello del 4 di una Atom.

GM ridisegna il suo impero





La recente vendita di Opel e Vauxhall a PSA potrebbe essere solo l'inizio di un ridimensionamento globale di GM, un vero e proprio downsizing destinato a riportare al profitto quello che per lungo tempo è stato il primo produttore al mondo, ma che ormai da oltre un decennio è in crisi. GM ha infatti attività in molti altri Paesi oltre all'Europa: Indonesia,  Oceania, Russia, Tailandia e proprio in queste aree si concentreranno i risparmi di scala, dal taglio delle piattaforme impiegate per realizzare i diversi modelli a disimpegni effettivi nelle joint venture. Una decina di giorni fa, a una conferenza per gli investitori, per la company è stata prospettato un disimpegno finalizzato ad aumentare i profitti con minori investimenti. Il taglio delle spese è previsto anche in Nord America, Australia e Nuova Zelanda, mercati sui quali però sono previsti trend in crescita per Suv e pickup, roba vecchia quindi, che non richiede alta tecnologia e si può produrre anche senza upgrading degli impianti. La cura marchionne insomma: prodotti datati con make up attraenti (ma low level) e il gioco è fatto. Altri segmenti di sviluppo, quelli delle auto self driving e della mobilità 3.0, della cui road map però ancora non si sa nulla di preciso. A dire il vero questi mi sembrano discorsi come quelli degli inizi dell'era internet, quando a fronte degli investimenti a pioggia pochissimi ebbero una effettiva redemption. Il futuro di GM va dunque incontro a un cambio radicale di gestione, con ogni sede nazionale responsabilizzata sui capitali da investire nei propri impianti e una collocazione stabile al quarto posto tra i grandi produttori mondiali.

16 marzo 2017

La Giulia delude gli Yankee





Premessa. Si sa che i consumatori Usa sono assai più attenti di noi alla qualità dei prodotti e soprattutto alla loro affidabilità. Se ciò vale in genere, figuriamoci sulle automobili, che oltretutto negli Stati Uniti sono utilizzate sempre a fondo e con alti chilometraggi. FCA ha reintrodotto in America il marchio Alfa e grazie alla sua fama mai sopita sta ottenendo qualche iniziale successo: a febbraio sono state piazzate 518 Giulia e il mese precedente erano state 412. Piccoli numeri, ma che potrebbero inaugurare un trend. Certo se non sorgono problemi di affidabilità, tristemente noti per il gruppo. Al tempo delle Ritmo (che Oltreatlantico si chiamavano Strada) venne coniato il detto "Fix It Again Tom, (i.e.FIAT)" sull'acronimo del marchio per sancirne le continue entrate in officina. Beh, secondo Consumer Report's Talking Cars, un podcast che gira su youtube e documenta l'affidabilità dei diversi brand, le cose si stanno mettendo come 40 anni fa. Alcuni acquirenti di Alfa Giulia hanno lamentato continue entrate in officina per risolvere fastidiosi problemi, come malfunzionamenti di rilevatori o sensori di parcheggio ostacolati dalla posizione della targa, per giungere al tetto apribile che si blocca. Poi le alette parasole di scarsa qualità, i comandi della climatizzazione inaffidabili, il riscaldamento dei sedili insufficiente. Insomma una pletora di piccoli problemi che risultano però irritanti e soprattutto poco tollerabili su un'auto che ha l'ambizione di confrontarsi con le tedesche e che non può quindi tralasciare la qualità della componentistica. Difetti di gioventù? Forse, ma il dubbio di una delibera anticipata resta.

Dal cerchio alla sfera. Il futuro secondo Goodyear









Quando si parla di gomme si esce raramente dai concetti base del prodotto: gli pneumatici sono infatti neri e tondi e le loro peculiarità si estrinsecano nell'uso e non nell'apparenza. Se quindi Goodyear esce da questo abituale tormentone con un concetto davvero rivoluzionario, la cosa merita attenzione anche a livello estetico. Sì, perché Eagle 360 Urban, presentato al salone di Ginevra, è tutto fuorché uno pneumatico come lo conosciamo oggi. Innanzitutto è una sfera, poi è dotato di un'intelligenza artificiale che sovrintende al comportamento rispetto alla strada e lo adatta alle diverse condizioni, fisiche e meteo. Se per esempio comincia a piovere, sulla superficie della sfera compariranno solchi e tasselli, se si fora un sistema interno tappa il buco e sposta il rotolamento in un altro punto, in modo che la zona danneggiata non sia più in contatto con l'asfalto. Qualcosa di davvero nuovo, insomma, con risvolti quasi inquietanti, se si considera che la superficie della sfera è ricoperta con una pellicola ispirata alla pelle umana, stampata in 3D e capace di espandersi e contrarsi. Lo pneumatico fa parte inoltre di un intero sistema di manutenzione, che in vaso di deterioramento lo può sostituire in officine completamente robotizzate così come ne controlla l'efficienza anche a distanza. Ma come viene collegata la sfera alla vettura? Tramite una connessione magnetica, che accoglie sole due sfere per ogni veicolo e ne garantisce il collegamento alla scocca e l'ammortizzamento delle asperità. Date un'occhiata al video: beh, siamo senza dubbio di fronte  a uno scenario da fantascienza, soprattutto per il sistema magnetico, del quale non ci oggi sono ancora nemmeno i prodromi. Ma consentitemi un altro commento, molto più concreto. Come si sa, ogni sfera tocca la superficie in un singolo punto. L'area di contatto con il suolo è dunque minima, tanto più che le sfere sono solo due e non quattro come nel caso delle coperture convenzionali. Come si garantisce dunque l'aderenza necessaria? Continuiamo a sognare, ma per stare al sicuro meglio fidarsi ancora di quegli oggetti neri  e tondi.

15 marzo 2017

Crossover su base 3 per Tesla









Sembra che le intenzioni di Elon Musk di aggiungersi ai grandi costruttori, ma solo secondo la sua logica 3.0, abbiano fondamentali concreti. Così dopo la Model 3, ecco la Model Y, per ora definita soltanto con il nome di progetto. Basata su piattaforma e basi tecnologiche della 3, la nuova auto sarà un remix della berlina da cui proviene, in chiave crossover ispirata alla Model X. Di qui le porte posteriori con apertura ad ala di gabbiano come la sorella maggiore, mentre gli interni saranno sostanzialmente gli stessi della 3 da cui deriva. Sull'auto sarà montata (in opzione) l'ultima e più aggiornata versione del sistema di guida automatica Autopilot (speriamo, visti i trascorsi), che si basa sull'impiego di 8 telecamere, 12 sensori a ultrasuoni e un innovativo tipo di radar che monitora lo spazio davanti alla vettura indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. Un sistema peraltro ad alto costo, che aggiungerebbe circa 10.000 euro al costo della vettura, valutato attualmente attorno ai 37.000 euro. L'autonomia è prevista in 346 km con lo stesso pacco batterie della Model 3, ma forse su questa scocca più alta si potrebbe montare il  sistema di accumulo da 100 kWh che aumenterebbe considerevolmente l'autonomia. Il debutto del modello è previsto per il 2018, con inizio produzione verso la fine dell'anno.

Non se ne parla, anzi parliamone





Nel balletto delle alleanze e delle leadership di mercato ci sono continue giravolte. Come quella di VW nei confronti dell'approccio di FCA, che per bocca dell'ad aveva manifestato una propensione alla fusione con il gruppo leader mondiale. Sì, perché solo una settimana fa Muller, ceo di VAG, aveva dichiarato che non c'era storia: "l'azienda non è pronta per alcun tipo di discussione (sull'argomento, ndr)". Beh in questi giorni qualcosa dev'essere cambiato, perché all'ultima conferenza stampa ha dichiarato invece "di non voler evitare l'argomento; sarebbe assai utile che marchionne facesse le sue proposte direttamente a me". Forse l'iniziale diniego era causato più da un moto d'orgoglio che da considerazioni di merito. La recente acquisizione di Opel da parte di PSA in Europa e la solida quota di mercato di Jeep e Ram in Usa, infatti, possono rappresentare un ostacolo ulteriore sulla strada del mantenimento della supremazia di VW, soprattutto alla luce dei costi di riacquisto  e delle multe conseguenti al Dieselgate che incideranno in totale per circa 25 miliardi. Una cifra enorme anche per un gruppo dalle spalle grandi, che però con l'acquisizione dei marchi FCA (tra i quali c'è Alfa Romeo, da tempo oggetto dichiarato delle brame di VW) potrebbe migliorare l'economia di scala e far fronte con maggiore sicurezza alla sfida continentale e a quella Oltreatlantico. Ma sto solo valutando dichiarazioni formali e il balletto con ogni probabilità continuerà a lungo.

14 marzo 2017

Per Trump il consumo non è una priorità





In questi giorni The Donald si sta concentrando sull'automobile e per le big three questo non può che essere positivo. Sulla base delle dichiarazioni dello speaker della Casa Bianca Sean Spicer, infatti, il presidente ha come minimo intenzione di spostare al 2025 l'applicazione delle norme restrittive sul consumo previste dall'amministrazione Obama per il 2022, ma potrebbe anche dare un colpo di spugna più netto alla riduzione dei consumi in generale. Seguendo il suo claim di dare più lavoro e prosperità commerciale ai marchi made in Usa, potrebbe autorizzare quello che di fatto sarebbe un passo indietro nell'evoluzione dei propulsori, consentendo ricavi più ricchi ai produttori che interromperebbero così ogni spesa di ricerca in ambito di efficienza energetica, quanto meno per ciò che attiene al mercato nazionale. Una posizione forse antistorica, ma altamente probabile, visto che è stato annunciato pure un netto taglio dei fondi destinati all'EPA, l'ente di controllo sulle emissioni ambientali. In ogni caso dopodomani Trump visiterà in Michigan un laboratorio di sviluppo per le auto a guida autonoma e subito dopo avrà l'incontro coin i ceo delle tre grandi Case yankee per comunicare le sue decisioni. Tira aria cattiva? Probabilmente solo nell'atmosfera.

Come la M5, prima della M5

















Volete a tutti i costi una berlina da 600 CV ma non vi attizza la Mercedes E 63 e non ve la sentite di aspettare fino a settembre la M5? No problem, basta virare leggermente e approdare a una concessionaria Alpina, dove la B5 di ultima generazione è già in vendita, tra l'altro anche in versione station wagon, quella che, ammesso che BMW decida di realizzarla, sarebbe comunque disponibile parecchio più avanti. Realizzata sulla base della scocca a quattro ruote motrici dell'ultima Serie 5, la nuova Alpina monta il "solito" 4,4 litri V8 biturbo, che opportunamente elaborato dai tecnici tedeschi spara 608 CV e 800 Nm, sufficienti per uno 0-100 da 3,5 secondi e una velocità massima di 330 km/h, già, perché da quelle parti non si approva il concetto dell'autolimitazione di serie e dello "sblocco" soltanto a pagamento, ultima frontiera della protervia commerciale teutone. Dentro la solita cura dei particolari, con rivestimenti in nappa e ampia possibilità di personalizzazione. Meglio l'originale? Mah, con Alpina in genere si va sul sicuro.

13 marzo 2017

Le black cab passano all'elettrico









I taxi di Londra sono indubbiamente un'istituzione, specie quelli prodotti dalla LTC (ci sono altri costruttori), la società londinese controllata dalla cinese Geely. Una delle specialità degli inglesi è tuttavia quella di sostituire la struttura interna di un veicolo lasciando l'aspetto esterno consueto: così il classico TX4 Euro 6, l'ultimo degli intramontabili black cab, sta per diventare elettrico e i prototipi stanno terminando i test in Lapponia, come documenta la foto ufficiale LTC. Il lancio della versione avverrà in autunno e in realtà non si tratterà di una vera e propria auto elettrica ma di una vettura capace di percorrere 30 miglia (48 km circa) a emissioni zero grazie alle sue batterie, secondo i dettami di minima stabiliti dell'ente che controlla i trasporti pubblici londinesi. A bordo un range extender a benzina per supplire alla mancanza di centraline di ricarica rapida, anche se si postula che i taxi elettrici possano comunque acquisire una certa carica durante le soste. Che se saranno troppo rare verranno appunto integrate dal range extender, dotato di un serbatoio che assicura una percorrenza attorno ai 360 km, il tipico elevato range giornaliero di un tassista della city; una struttura tecnica diversa da quella del TX5 della Emerald, anch'essa controllata da Geely, che impiega invece un motore Diesel. Consentitemi però qualche dubbio sull'efficienza del sistema, nel caso Geely lo abbia lasciato progettare agli albionici. Non dimentichiamoci che l'affidabilità degli attuali taxi è da attribuire al Diesel della Nissan...

Nio, brand commerciale di NextEV













Di NextEV parlavamo a proposito di supercar, della EP9, in particolare. Ma tre giorni fa a Austin, Texas, i cinesi del management hanno presentato un nuovo brand, Nio, destinato a prodotti meno esotici (si fa per dire) ma più di massa e quindi forieri di guadagni e non solo di immagine come la supercar elettrica di cui sopra. La Eve, prima creazione del marchio, sarà del tutto autonoma e mira a insidiare il successo di Tesla con equipaggiamenti all'avanguardia ed esclusivi. Il sistema autonomo è stato studiato con Nvidia e Mobileye e realizzato con un'interfaccia a intelligenza artificiale che si materializza come un'assistente di nome Nomi. Nomi interagisce in senso proprio: con lei si parla e la si interroga per ottenere le diverse funzioni di cui dispone l'auto. Nomi risponde vocalmente oppure per iscritto sullo schermo digitale a realtà aumentata che sta di fronte al parabrezza. Il tutto mentre gli occupanti si rilassano nella lounge che sta alla base dell'ispirazione di arredamento per l'abitacolo. Dentro non ci sono sterzo né pedali, self driving integrale, dunque, con l'implementazione dei sistemi di comunicazione verso le strutture di controllo esterne (che non ci sono ancora, peraltro) e le altre vetture autonome in circolazione, un po' come sugli aerei quindi. A dispetto della presentazione negli Usa, Nio nel continente ha solo uno dei centri stile (gli altri sono in Germania e UK)  mentre è a Shanghai che inizierà la produzione; dal 2020, dicono.

10 marzo 2017

Uber è allergica alle regole





Uber, il servizio di mobilità proveniente dagli Usa ma ormai diffuso nel mondo, ha ammesso di utilizzare la tecnologia "Greyball" sulla sua app allo scopo di evitare il tracciamento da parte delle autorità in diversi Paesi, tra cui l'Italia. Il programma "Greyball" ha utilizzato dati di geolocalizzazione, della carta di credito, account di social media e legati al profilo personale di utenti che Uber credeva potessero essere coinvolti in
operazioni sotto copertura per tracciare l'utilizzo delle auto appartenenti al circuito. Il sistema è stato utilizzato a Boston, Las Vegas,
Philadelphia, Portland, così come in Francia, Australia, Cina, Corea
del Sud e Italia. Di fatto il programma ha permesso a Uber di agire sotto copertura anche in Paesi ove la sua operatività era fortemente limitata, impedendo alle autorità le operazioni di controllo. C'è poi un altro problema con le auto a guida autonoma, settore in cui Uber vede un grande possibile sviluppo per la sua attività futura. In California la società ha visto un blocco della sperimentazione con le auto autonome, poiché gli esperimenti andavano avanti senza autorizzazione. In effetti l'autorizzaione esisteva, ma per sole due vetture, mentre Uber impiegava un'intera flotta. Insomma, sembra che la corporation si mostri un po' allergica ai controlli ma che ormai l'attenzione si sia concentrata su di lei un po' dappertutto. Vedremo le evoluzioni della questione di qua e di là dell'Atlantico.

Pronta per settembre la nuova M5





Come anticipavo nella prova della MB E 63, gli upgrading introdotti da uno dei tre marchi top nelle berline supersport (i.e. AMG, BMW M e Audi RS) contagiano immediatamente anche gli altri. Quindi la prossima M5, attesa al debutto al salone di Francoforte in settembre, sarà una 4x4. Questa è la novità più importante per il marchio che ha fatto delle rear wheel drive la sua bandiera sportiva, ma con coppie dell'ordine degli 850 Nm e potenze sopra i 600 cavalli non c'è storia, occorrono le quattro ruote motrici. Salvo lasciare una modalità M Dynamic che scarica solo al retrotreno la coppia, come la taratura Drift della E 63, ma è da vedere se limitata a 130 km/h come nella macchina di Affalterbach. Superare i 600 cavalli con un V8 da 4,4 litri non dovrebbe essere difficile, se lo fanno i tecnici AMG con uno da 4, ma la vera sfida in questo caso è sul peso, che grazie all'impiego di alluminio, carbonio e acciaio ad alta resistenza dovrebbe contenersi attorno agli attuali 1.870 kg pur con l'aggiunta della trasmissione addizionale e in ragione della crescita dimensionale del nuovo corpo vettura delle Serie 5. Altro grande cambiamento, la sostituzione della trasmissione dual clutch a 7 marce con l'automatico ZF a 8, una scelta di convenienza (e di risparmio) che pur a fronte dell'ottimo funzionamento dell'unità ha un rendimento inferiore e quindi si mangia un maggiore quantitativo di coppia. Il rinvio sull'asse anteriore è gestito da una frizione multidisco in bagno d'olio, mentre la sterzatura posteriore delle altre 5 sarà mantenuta. Speriamo non trasferiscano anche la guida automatica.

09 marzo 2017

L'appeal di una vera sportiva
























Al salone di Ginevra c'erano due stand ipercongestionati, nei quali si entrava a fatica (non vi dico fare le foto!): quello Ferrari e quello Alpine. Ma se la congestione del primo era gestita ad arte per creare appositamente folla e codazzo con il noto provincialismo vigente presso il marchio, curiosità e interesse per un sogno possibile erano alla base dell'ingorgo presso il marchio sportivo di Renault, che con la rinascita della A110 ha catalizzato l'interesse di tutti per un'auto che mira a riproporre i contenuti sportivi dell'antenata. Ma anche di più, visto che di fatto la nuova francesina è una concorrente della Porsche Cayman e dell'Alfa 4C. E' compatta, (4.178x1.798x1.252 mm le misure), pesa poco, 1.080 kg, e ha una distribuzione ottimale dei pesi, 44% davanti e 56% dietro. Ma soprattutto il suo 1.8 turbo  in posizione centrale eroga 252 CV e 320 Nm, 4,3 kg/CV, sufficienti per uno 0-100 in 4,5 secondi. La Alpine è stata fatta bene: cambio Getrag a doppia frizione con 7 rapporti, freni Brembo, sospensioni a doppi triangoli sovrapposti, cerchi Fuchs da 18 pollici con pneumatici 205/40 davanti e 235/40 dietro. Insomma una vera sportiva, con tutti i numeri giusti e la prospettiva di diventare una star del segmento, grazie anche al Cx di 0,32 che le consente di raggiunge agilmente i 250 km/h. Ma è anche un'auto che si muove bene in ambito urbano selezionando una delle tre modalità di guida, Normal, Sport oppure Track e nell'abitacolo c'è tutto ciò che occorre per viaggiare in buon comfort, con i fari a led che garantiscono una visibilità allo stato dell'arte. Insomma una promessa nel campo delle sportive del nuovo millennio, che con i suoi 58.500 euro (prezzo in Francia, a metà anno si saprà anche quello in Italia) è bella e possibile.

Una Ghost davvero preziosa





L'esclusività delle Rolls Royce è un fatto, ma indubbiamente anche un retaggio di tempi passati. Tuttavia il mito resiste e pare andrà avanti almeno fino a quando il petrolio fornirà immeritati guadagni a un certa parte di mondo. Occorre dunque fare sempre di più per attrarre l'interesse di questi annoiati miliardari. Così alla Bespoke, la divisione che si occupa di personalizzare (ancora di più) le vetture di Goodwood, hanno compiuto un ulteriore balzo nell'universo del lusso: utilizzare dei diamanti per rendere più luminosa la verniciatura di questa Ghost a passo lungo, esposta a Ginevra accanto alla Wraith Black Label. Per ottenere il giusto effetto, infatti, sono stati impiegati 1.000 diamanti (etici, certo) tritati nel legante della vernice allo scopo di dare la giusta luccicanza. Beh come dire, stavolta hanno davvero sbroccato. Sì, perché sono certo che c'è un modo alternativo di ottenere lo stesso effetto, più techno ma certamente meno scenico dal punto di vista della risonanza mediatica. Non per fare della retorica, ma mi sembra che nell'epoca i cui leitmotiv si chiamano migranti e crisi globale questa sia un'allegoria Wagneriana da crepuscolo degli dei

08 marzo 2017

Le novità di Ginevra





Il salone di Ginevra 2017 è una sorta di ritorno alla concretezza: meno concept, meno progetti futuristici, più auto vere, pronte da vendere. Un importante segnale tanto di fiducia quanto di ripresa del settore, ma anche una situazione di attesa per la necessità di capire i nuovi assetti continentali, scompigliati dall'acquisizione di Opel/Vauxhall da parte di PSA. Il tutto inframmezzato da supercar a pioggia, dalla storiche (Bugatti, Koenigsegg) a quelle del ricco appassionato (Scuderia Cameron Glickenhaus) o alle Aston rifatte eleganti come negli anni '60 dalla David Brown Automotive (il DB delle auto di James Bond). Certo, qualcosa si muove. Ma non si può ancora parlare di ripresa vera e propria. Non senza affrontare il tema di cosa è diventata e cosa diventerà l'automobile domani, con buona pace della congestione ormai spalmata su tutte le strade d'Europa cui le concept dello svizzero Sbarro cercano di dare una risposta intelligente e creativa. Non siamo tornati agli anni '90 e non ci torneremo più. Ma forse sono maturi i tempi di un nuovo concetto di mobilità, di cui l'auto sicuramente farà parte pur priva di un ruolo da protagonista. Solita gallery di cosa c'è da vedere.
























































































































































































































































































































































Solo inutili o anche pericolose?

I test di guida autonoma proseguono tra difficoltà tecniche, indagini, e trascurabile impatto economico. C'è da domandarsi se si tratti ...