31 maggio 2019

La solita MINI. Ma elettrica















Quasi tutte le nuove auto elettriche sfoggiano look diversi dalla produzione tradizionale del proprio marchio. MINI no. La nuova MINI Cooper SE, seconda elettrica del gruppo (colta oltre che in aeroporto anche priva di camuffamento in California), ha infatti lo stesso aspetto delle sorelle con motore a combustione (tra l'altro nella ormai poco richiesta versione a tre porte) e non condivide con la BMW i3 la piattaforma, impiegando invece quella opportunamente adattata delle altre auto costruite a Oxford. Non sono ancora stati diffusi i dati tecnici, ma pare che la trazione, contrariamente alla i3 della quale condivide il propulsore da 184 CV, sia anteriore, mentre è assodato impieghi un accumulatore al litio da 33 kWh collocato sotto i sedili posteriori che le dà un'autonomia secondo il ciclo WLTP di circa 270 km. Un'elettrica sulla carta meno prestante delle varie supervitaminizzate: la coppia di spunto è di 270 Nm e spinge la Cooper SE da 0 a 100 in 7 secondi con una Vmax autolimitata di 150 km/h. Ma sufficiente a fare della piccola auto un trattore aeroportuale capace di trainare un Boeing 777F del peso di 150 tonnellate. Il video vuole quindi sottolineare più che i dati velocistici proprio l'efficacia della coppia motrice, anche se il peso intorno a 1.350 kg, parecchi per una piccola è un po' sottostazza rispetto ai pesanti trattori in uso negli aeroporti. MINI informa che ci saranno altri video, con la Cooper SE impegnata in altrettante imprese che ne sottolineino l'unicità. Li aspettiamo.

Comunicare con la temperatura del volante





L'interfaccia uomo-macchina è basata sull'efficacia dei sensori e intendo sia quelli che rilevano dati, sia quelli che comunicano con il guidatore. In questo ambito non sono molte le novità e lo scambio di informazioni avviene generalmente con sistemi ottici oppure acustici. Jaguar-Land Rover ha però introdotto una grande novità con il suo sensory steering wheel, un volante capace di comunicare mediante variazioni di temperatura della corona. Un 'idea semplice ed efficace, tanto da domandarsi come mai nessuno ci avesse pensato prima. Nelle intenzioni della Casa il sistema è destinato a integrarsi con il navigatore satellitare, indicando le svolte con rapidi riscaldamenti della parte di corona corrispondente alla direzione da prendere. Ma ovviamente è possibile un'ampia serie di notifiche da differenti sistemi, con l'ulteriore possibilità di graduare l'urgenza della notifica con le diverse temperature che la corona può assumere, visto che il dispositivo è in grado di far salire la differenza di temperatura della zone interessate fino a 60°C. La messa a punto del nuovo alert è stata sviluppata con l'università di Glasgow e il suo impiego in produzione potrebbe seguire a breve, anche se rimane teoricamente un potenziale vulnus nel caso di vetture che adottino il volante riscaldabile, che potrebbe annullare l'efficacia della segnalazione. Il sistema è però tarabile a piacere e anche nel caso di riscaldamento della corona si potrebbero ottenere gradienti di tempertura chiaramente avvertibili dal guidatore. Attendo di provarlo.

30 maggio 2019

Touring: la Cabrio Superleggera













L'esclusivo palcoscenico del Concorso d’Eleganza di Villa d’Este è ormai un punto di riferimento anche per i più celebrati stilisti del mondo dell’auto, che sempre più spesso presentano novità e proposte sullo sfondo del lago del Como. Come nel caso della Carrozzeria Touring Superleggera che ha mostrato al mondo la sua ultima creazione, la Sciadipersia cabriolet, che va ad affiancarsi alla coupé dello scorso anno. La base meccanica è quella della Maserati Gran Turismo: il motore è perciò il 4,7 litri V8 da 460 cavalli, il cambio è automatico a sei rapporti e la trazione è sulle ruote posteriori. Linee eleganti e molto curate con interni rivestiti integralmente in cuoio sono invece alla base dell’elaborazione estetica del carrozziere milanese. Quanto alla produzione, la Carrozzeria Touring ha comunicato che allestirà solo 15 esemplari a un prezzo ancora da definire. Infine una curiosità: il nome è un omaggio all’ultimo Scià dell’Iran, Mohammad Reza Phalavi, che negli anni ‘50 commissionò alla Touring tre Maserati 5000 GT.

Una Harley alla spina

























Auto e moto storicamente stavano su due pianeti diversi. Con il cambiare della mobilità, però i corpi celesti finiscono per avvicinarsi. E cosa più dell'avvento elettrico può renderli compatibili? Harley Davidson è già un mito per tantissimi appassionati delle quattro ruote. La moto Made in Usa per antonomasia però entro l’anno si proporrà anche in un’insolita veste elettrica. Vi mostriamo le immagini: giudicate voi se è giusto che anche l’Harley debba adeguarsi alle leggi del mercato di domani. Di sicuro, la moto non passerà inosservata nelle vetrine delle concessionarie; nel caso vi interessasse, costerà 34.200 euro. Roba da vettura di segmento Premium. L’hanno chiamata LiveWire e promettono che regalerà emozioni uniche con prestazioni super e accelerazioni da vera bruciasemafori: 3 secondi per passare da 0 a 100 km/h. E’ dotata di una batteria agli ioni di litio con sistema ricaricabile di accumulo di energia: l’autonomia dichiarata è di 225 km in città che scendono a 140 circa sui percorsi extraurbani. Come per le auto, è possibile la ricarica domestica a 220 volt collegandosi a una normale presa di corrente (otto ore circa la ricarica completa) oppure utilizzando una presa pubblica di ricarica rapida: in tal caso in 40 minuti si ottiene l’80% della capacità. La LiveWire ha il sistema elettronico ECC che gestisce Abs, controllo trazione(TCS) e controllo della coppia in rilascio (DSCS). Cos’altro aggiungere? Non molto se non che il suo look farà girare la testa a tanti, anche se con gli stessi soldi si potrebbe acquistare un bel rustico in Val Brembana. A voi la scelta…

Retrovisione by Honda









Le Honda e, l'elettrica da città jap le cui prevendite sono già in corso, ha una particolarità tecnologica che arriva per la prima volta su un modello di serie: i retrovisori esterni sostituiti da due telecamere. Il sistema era stato mostrato sul prototipo e secondo molti era una classica feature da salone, ma Honda ha deciso che la e debba distinguersi per l'uso avanzato di tecnologia a bordo. Il cruscotto reca infatti ai lati due schermi da 6 pollici che riproducono le immagini colte dalle piccole telecamere esterne e si possono scegliere due tipi di visuale, standard e allargata, che riducono rispettivamente del 10% e del 50% l'angolo cieco rispetto agli specchietti tradizionali (date un occhio al video). La luminosità degli schermi si adatta automaticamente alle condizioni di luce esterne e in retromarcia compaiono linee guida per aiutare nelle manovre. Le mini-telecamere hanno lenti idrorepellenti e riducono la loro resistenza aerodinamica del 50%, con una riduzione complessiva del 3,8% per l'intero veicolo. Sempre per ridurre il Cx, anche le maniglie pop up saranno di serie. Honda pianifica l'uso di queste nuove tecnologie su tutti i prossimi modelli presentati in Europa, che saranno perlopiù ibridi ed elettrici viste le previsioni di un mercato per 2/3 elettrificato entro il 2025.

Presto anche stradale l'esplosiva Brabham BT62





Visto il debutto della Ferrari SF90 Stradale di ieri, restiamo in agomento supercar parlando della Brabham BT62, quella presentata un anno fa. Tutte le 70 leggerissime (972 kg) auto in fibra di carbonio sono state vendute al prezzo di 1,3 milioni di dollari ciascuna, prezzo notevole ma ragionevole visto il rapporto peso potenza di 1,36 kg/CV (la nuova Ferrari non va oltre 1,57) che i 710 CV del V8 di 5,4 litri determinano. Si trattava però di un'auto da pista non omologata per l'uso stradale, vulnus cui Dan Marks direttore commerciale del piccolo prestigioso marchio intende ora porre rimedio con una BT62 stradale, che potrebbe avere volumi produttivi tra 100 e 200 unità e un prezzo di base inferiore. Mentre prosegue il lavoro di messa a punto della vettura da corsa destinata al World Endurance Championship 2021/2022, quindi, parallemente la nuova versione civilizzata prende forma e dovrebbe vedere la luce entro il 2022. La sfida è notevole, perché per ottemperare a tutte le prove di omologazione occorrono modifiche impegnative, ma soprattutto occorre disporre di modelli da sottoporre alle prove di crash e, pur facendo come Koenigsegg, che riutilizza parti delle auto sinistrate, i costi passivi di tale procedura pesano terribilmente su una struttura di tipo artigianale che produce a costi elevatissinmi. Visto il successo della versione da pista (ridate un'occhiata al giro di pista), vale la pena di attenderla.

29 maggio 2019

Il nuovo gioiello Ferrari















Eccola finalmente. La nuova Ferrari SF90 Stradale, quella che i teaser avevano anticipato e che inaugura l'era ibrida del Cavallino. 1.000 cavalli sono un bel biglietto da visita e sui dati di potenza non ci sono novità: 780 CV a 7.500 giri erogati dal V8 biturbo di 3.990 cm3, con una coppia massima di 800 Nm a 6.000 giri. Un po' meno prestazionale però  di quanto annunciato: lo 0-100 richiede infatti 2,5 e non 2 secondi (Tesla Roadster é ancora in pole), anche se lo 0-200 si copre in soli 6,7 s, con una V max di 340 km/h.ll propulsore è un'evoluzione della famiglia F154 nata nel 2013, con un aumento di alessaggio a 88 mm rispetto alla versione da 3.902 cm3; è accoppiato a un  cambio a doppia frizione a 8 marce del tipo a bagno d'olio e nella trasmissione è integrato un motore elettrico che aziona anche la retromarcia. Insieme ai due motori montati anteriormente, sviluppa 280 CV che si vanno ad aggiungere a quelli del V8 se si imposta la modalità Qualify con il selettore sul volante. Utilizzando invece i settaggi Performance, Hybrid ed eDrive si passa in crescendo da una gestione elettronica delle due motorizzazioni a una completamente elettrica, che consente di percorrere 21 km con velocità massima di 135 km/h. Il sistema ibrido implica un aumento di peso contenuto in 220 kg grazie alla scocca in carbonio e alluminio, per un totale di 1.570 kg ; il passo è di 2,65 m e la lunghezza di 4,71. La SF90 Stradale ha un innovativo cruscotto digitale curvo da 16 pollici e l'head-up display e, come ormai solito sulle Ferrari, quasi tutte le funzioni si comandano dal volante multifunzione touch, con i selettori del cambio collocati sulla consolle centrale. Per chi vuole il massimo c'è poi una versione più pistaiola con l'Assetto Fiorano, che pesa 30 kg in meno e adotta amortizzatori da corsa.

Il richiamo della GTI































Volkswagen celebra il 38mo compleanno della Golf GTI presentando due concept al classico raduno annuale del Wörthersee, ove confluiscono in questi giorni migliaia di appassionati della GTI per antonomasia. Le vetture si chiamano GTI Aurora e GTI FighteR e sono state realizzate da due team di stagisti VW dei centri stile di Wolfsburg edi Zwickau. L’Aurora, “nata” a Wolfsburg, è stata sviluppata sulla base della tre porte e adotta un 2 litri sovralimentato con potenza aumentata a 380 CV (100 in più rispetto al motore di serie) accoppiato a un cambio a doppia frizione a sette rapporti. L’estetica è, per così dire, rafforzata da originali abbinamenti cromatici nelle tonalità grigio, nero metallizzato e verde menta. All’interno ci sono solo due posti perché la zona posteriore è in buona parte occupata da un mega impianto hi-fi da 3.500 Watt di potenza; nel vano posteriore c’è inoltre un enorme schermo sul quale vengono proiettati ologrammi che, assicurano, rendono più facile e intuitivo l’utilizzo delle apparecchiature elettroniche. La seconda auto è stata sviluppata a Zwickau sulla base decisamente meno eccitante della Golf station: ha quattro ruote motrici, 400 CV (anche in questo caso 100 in più del TSI standard che equipaggia la R Estate ) e trasmissione a doppia frizione a sette marce. La chicca tecnologica è la telecamera con visione a 360° per vedere i filmati da ogni angolazione possibile. I rivestimenti sono in pelle e Alcantara e, manco a dirlo, anche in questo caso si è posta molta attenzione all’impianto hi-fi.






La rivincita delle berline





Uno studio commissionato da Nissan negli Usa mette in dubbio le recenti e generalizzate certezze stilistiche dei costruttori. Svolto sui Millennials e sulla Generazione Z (nati negli '80 e '90 i primi e tra il '95 e il 2012 i secondi), quindi su un pubblico giovane, ha mostrato che l'86% di coloro che non possiedono
una berlina ne considererebbe l'acquisto ora o in futuro. Lo stesso
vale per l'81% dei Generazione X (di età tra 35-50 anni). Un risultato che va in decisa controtendenza rispetto alla debordante offerta di Suv e crossover, che nella maggior parte dei listini (oltre il 70%) hanno cannibalizzato tutte le altre modalità stilistiche.
Più in generale, tra gli
intervistati che attualmente non possiedano una berlina il 78%
potrebbe acquistarne una, mentre è proprio tra i più
giovani che emerge un'affinità ancora più elevata per lo stile del corpo vettura. Aggiungendo a ciò il fatto che i
proprietari di berline statunitensi sono altrettanto soddisfatti delle loro auto (89%) quanto i proprietari di auto con altra forma (88%) e che il  95% di tali acquirenti elenca la
funzionalità come elemento di maggior importanza nella scelta dell'auto, si prospetta uno scenario che mostra come non siano solo Suv, Cuv e crossover a rappresentare oggi il metro stilistico delle automobili e a coprire le esigenze della clientela. Un'onda di ritorno, quindi, che si accompagna al desiderio di possedere qualcosa di
più eccitante da guardare e guidare rispetto all'offerta attuale e che sono proprio i più giovani a cavalcare.

Future in the past









Tanto improntata alla visione futura in campo auto, quanto nostalgica in quello moto. Parlo di BMW e della R18 concept presentata al concorso d'eleganza di Villa d'Este la scorsa settimana. Un progetto elegante, come si addice alla manifestazione lariana, ma d'impostazione fusion, poiché unisce il look anni '30 della R5 alla tecnologia più recente per i gruppi ottici e il motore. Quest'ultimo in particolare è una nuova unità (ma si era già vista in Texas all'Handbuilt Show di Austin) che potrebbe trovare posto nella prossima produzione di serie per le cruiser, con l'importante cilindrata di 1,8 litri e il raffreddamento ad aria che rende la linea snella e filante. Il sottotelaio posteriore che ricorda quelli rigidi e l'albero di trasmissione a vista, insieme alle marmitte a semi-pesce, sono elementi di spicco in un progetto dall'ottima riuscita, che troverebbe certo spazio nel garage di un esteta. Un oggetto che riporta all'amore per la meccanica, quello che nei nostri tempi elettrici langue.

Twingo restyling





































Se la meccanica è nel vostro Dna e amate le auto con motore e trazione posteriore, allora Renault ha il modello che fa al caso vostro. La Twingo, o meglio la nuova Twingo che debutta in questi giorni sul nostro mercato. Esagerato? Beh, ovviamente sì, ma la piccola Twingo, nata in parallelo con l’ultimo progetto Smart si distingue dalle altre compatte proprio per essere una “tutto dietro”. Rispetto a prima l’evoluzione prevede modifiche al frontale e al posteriore con l’introduzione di nuovi gruppi ottici con luci anteriori a Led e inediti paraurti, mentre il portellone offre ora un sistema di apertura più pratica. Più bassa di 1 cm, ha inoltre diversi cerchi, con diametro fino a 16 pollici. All’interno ci sono diversi abbinamenti cromatici, finiture più curate con qualche dettaglio in più nella dotazione, una consolle centrale diversa e due prese USB. Tre gli allestimenti: Duel, Duel2 e Intens. Motori a benzina con alla base l’inedito Sce da 65 CV anche per neopatentati. E’ un tre cilindri aspirato ed è accoppiato a un cambio manuale a cinque marce. Più interessante, per chi ama i “piccoli brividi”, il turbo tre cilindri di 0,9 litri da 95 CV abbinato, pagando, all’automatico a doppia frizione a sei rapporti.In questo caso la velocità massima “buca” il tetto dei 160 km/h (165 per l’esattezza), mentre l’aspirata non va oltre i 158 km/h. Superfluo forse aggiungere che sono stati migliorati i vari sistemi di infotainment e connessione. I prezzi variano da 11.450 euro (Duel da 65 CV) ai 15.850 per la Intens da 95 CV.

28 maggio 2019

Un teaser per ghermirvi meglio





Immagine psichedelica? Foto sfocata? Naa. Questo è il teaser della coda della nuova supercar Ferrari, la cui presentazione, prevista inizialmente per il 31 maggio, è stata anticipata a domani. Trattandosi del Cavallino, ogni piccola rivelazione sul nuovo modello attira magicamente gli appassionati; dall'immagine però non si può dedurre molto, a parte l'installazione alta dei due scarichi e i gruppi ottici squadrati in stile Testarossa. I motori sviluppati in chiave ibrida sono sia il V6 sia il V8, ma dovrebbe essere quest'ultima architettura a trovare posto sotto il cofano della nuova auto, mentre non è noto se la piattaforma impiegata sia del tutto nuova o derivata da quella prima della 458 Italia e poi della F8 Tributo. Domani sapremo.

Allergia da sinergia







Sempre in tema economico, c’è poco da stare allegri. Almeno secondo le stime di alcuni analisti di mercato americani che pronosticano un futuro tutt’altro che roseo per i livelli di occupazione del mercato automobilistico. E i 38.000 licenziamenti annunciati negli ultimi sei mesi (in America, ovvio) sarebbero solo l’inizio di un lungo e doloroso processo di dimagrimento. Perchè? Per diversi motivi. Perché la crescita della Cina è molto meno costante e prevedibile di quanto si credesse solo un anno fa, perché i mercati europei sono, chi più chi meno, decisamente poco affidabili e perché la crescita economica procede a rilento in molti Paesi. Ma non solo. Bisogna anche considerare i profondi mutamenti che stanno modificando dalle radici il mondo dell’auto e tutti i grandi costruttori stanno rivalutando gli obiettivi a medio e lungo termine. Perché, parola di Zetsche (ex CEO di Mercedes) ogni progetto futuro andrà valutato con grande attenzione poiché gli attuali margini di profitto sono bassi e ogni eventuale passo falso potrebbe causare problemi ai bilanci di Mercedes e, aggiungiamo noi, di tutti i colossi dell’auto. Il vocabolo sinergie, in termini di prodotto significa condivisione di tecnologie e parti meccaniche, in termini occupazionali di solito vuol dire una cosa sola: licenziamenti.

Tesla nella tempesta





Oggi l'argomento clou è l'economia. Nel caso specifico l'andamento di borsa di Tesla, che nei prini tre mesi del 2019 ha perso ben 702 milioni di dollari di capitalizzazione nonostante il successo di vendita (anche in Europa) della Model 3 e l'annunciato debutto entro il 2020 dei taxi robotizzati che Musk intende espandere in US. Le regole della borsa sono allo stesso ferree ed elastiche, dipende da quanto il titolo muove l'ambiente economico in termini profittevoli. Questo vuol dire che se nel passato, pur a fronte di difficoltà produttive e gestionali, il titolo Tesla garantiva movimenti speculativi interessanti per molti, oggi quella fase sembra esaurita e il mercato si concentra cinicamente su numeri produttivi della 3 sempre in difetto e calo del valore residuo delle Model S e X, oltre alle difficoltà a reperire il denaro necessario a completare la fabbrica di Shanghai in Cina. Quindi, nonostante le 14.652 Model 3 vendute in Marzo in Europa, dato superiore a quello relativo alle BMW Serie 3 e Audi A4, e il prospettato arrivo della Model Y, la Suv su base 3, l'andamento globale del marchio è passivo. Un passivo notevole, perché dal 2010 Tesla ha avuto soltanto 4 trimestri in attivo ma nessun anno proficuo mentre dal 2009 ha perso 6,4 miliardi di dollari. Se aggiungiamo che la concorrenza dei marchi tradizionali ha ormai le armi per combattere, il futuro del brand potrebbe tingersi a tinte fosche. E non saranno le dichiarazioni a effetto di Musk sul nuovo business alla Uber dei possessori di Tesla, che potrebbero far soldi usando le proprie auto come robotaxi nei momenti di inutilizzo, a far cassa.



FCA-Renault, accordo in chiaroscuro





La prospettata (per ora da parte di FCA, autrice della proposta) fusione tra il gruppo anglo/olandese e Renault, attualmente all'esame del consiglio di amministrazione di quest'ultima, al di là del reciproco possibile vantaggio per i due attori potrebbe nascondere anche pesanti conseguenze sul versante lavorativo ed economico per il nostro Paese. Innanzitutto c'è la questione della proprietà della Régie, al 15% dello stato francese. La cosa non è di poco conto, perché nell'eventualità di uno scambio azionario al 50% il governo l'Oltralpe avrebbe di fatto titolo a decidere su andamenti e sviluppi (o meno) degli impianti italiani, oltre che su quelli in altri Paesi. Visto il complesso andamento delle relazioni reciproche, al momento non mi sembra una prospettiva allettante né promettente. Le ipotesi di creazione di un gruppo leader al livello mondiale, poi, sono strettamente legate alla permanenza di Nissan nel gruppo, cosa non così scontata. Che il Giappone sia pervaso da un forte nazionalismo si sa e l'affaire Ghosn è servito a rinfrescare i desideri di autonomia completa della Casa, che ora più che mai ambirebbe a riscattare quel 43,4% azionario nelle mani dei francesi. Ma è proprio Nissan l'alfiere tecnologico del gruppo e la sua dipartita lascerebbe a Renault un grosso buco di risorse sulle nuove tecnologie, oltre a una netta riduzione del fatturato che, pur con l'accordo con FCA, non le permetterebbe certo di superare VW in termini di vendite. Non dimentichiamo poi che l'acquisizione del pacchetto di controllo di Mitsubishi è stata a cura di Nissan; in caso di separazione anche quella fetta di mercato andrebbe perduta. Infine c'è la concreta possibilità di problemi occupazionali, vista la sostanziale sovrapposizione dei modelli tra i due marchi. Un accordo in chiaroscuro, dunque, la cui portata è ancora tutta da definire.

27 maggio 2019

Nissan sperimenta la ricarica V2G





Si chiama Vehicle to Grid, abbreviato V2G, ed è la tecnologia che impiega gli accumulatori delle auto come elemento strutturale della rete elettrica. Ciò significa che quando si collega la vettura per la ricarica, il passaggio di corrente non avviene come al solito unicamente dalla presa verso la batteria, ma può anche invertire il verso e fare dell'auto un sistema di accumulo, che viene poi ceduto secondo le esigenze della rete. Un sistema complesso quindi, progettato principalmente sulle esigenze di una rete che non dispone del surplus necessario a garantire ricariche su ampia scala e che in questo modo può gestire tanto le eccedenze quanto le scarsità energetiche. Nissan, insieme a Enel X e RSE, ha avviato a Milano una sperimentazione con le proprie Leaf e due centraline V2G, che serviranno da esperimento pilota per valutare la fattibilità del sistema su ampia scala. Fatto salvo che l'approccio all'elettrico è e sarà sempre più diverso e basato su canoni del tutto nuovi per il mondo dell'auto, mi corre l'obbligo di segnalare che allo stato il progetto è fortemente sbilanciato sulle esigenze di gestione della rete rispetto alle esigenze degli automobilisti. A fronte della disponibilità a mettere in comune l'elemento più costoso della propria auto, la batteria, non ci sono garanzie sull'efficienza della carica e si pongono possibili vulnus, per esempio, quando l'uso dell'auto è randomico. Il sistema non può interfacciarsi con le eventualità della vita, quelle che rendono peraltro l'auto così utile in certi casi. Aggiungo che si configura anche un possibile danno economico, poiché la vita delle batterie è legata  ai cicli di funzionamento e un sistema bidirezionale, aumentando appunto le inversioni, accorcia durata e autonomia. La mobilità forse deve cambiare, ma deve restare mobilità in quanto tale, piuttosto che prestarsi a esigenze statiche di sistema.

Al via gli ordini della Honda e





Pochi giorni fa Honda ha ufficialmente dato il via alle prenotazioni della futura compatta e a propulsione elettrica. La vettura, della quale autothrill mostra un render in esclusiva, è in avanzata fase di sviluppo e nasce dalle concept viste agli ultimi saloni internazionali, Ginevra ovviamente compresa. Le vendite dovrebbero partire dalla primavera del prossimo anno e l’auto sarà inizialmente riservata alla sola Europa. Al momento i mercati prescelti sono Germania, Francia, Norvegia e Inghilterra, ai potenziali acquirenti viene richiesta una caparra di circa 1.000 euro e viene proposta una scelta tra i cinque colori disponibili: nero, bianco, giallo, grigio e blu. I responsabili della Casa giapponese hanno dichiarato che avrebbero ricevuto da Ginevra oltre 25.000 segnalazioni di interesse da potenziali clienti. Interessante sottolineare che il modello di serie rifletterà per il 90% le soluzioni presentate dall’ultima concept di Ginevra. Poche, al momento, le indiscrezioni sulla parte meccanica se non che la e sarà alimentata da un solo motore elettrico che trasmetterà il moto alle ruote posteriori. La vettura avrà un’autonomia di circa 260 km e l’80% della ricarica si potrà effettuare in 30 minuti.  

Licenza di spendere





















La notizia è di questi giorni: anche Aston Martin cede al sottile fascino del marketing nostalgico e annuncia che per celebrare i 50 anni del film di James Bond “Agente 007 Al servizio di Sua Maestà” produrrà una serie speciale in soli 50 esemplari della DBS Superleggera. Verniciata nella medesima tinta, verde oliva, della DBS del 1969, intende celebrare i fasti di uno dei tanti modelli guidati dal più famoso degli agenti segreti. E poco importa, a nostro modesto parere, che la vera Aston di James Bond sia la DB5: la DBS è pur sempre un’Aston e poi ha lo stesso nome dell’attuale Superleggera. Che adotta un’evoluzione del V12 twin turbo di 5,2 litri da 725 CV a 6.500 giri con valvole bypass agli scarichi per esaltare le meravigliose sonorità del 12 cilindri. In questa special edition non mancano poi inserti in carbonio e cerchi in lega specifici da 21 pollici, mentre all’interno dominano i rivestimenti in pelle nera con cuciture rosse e i vari loghi 007 applicati anche sui battitacco. Il tutto per circa 340.000 euro contro i 282.000 della Superleggera “normale”. La celebrità ha un prezzo e se volete sentirvi come James Bond, questo è quanto richiede Aston Martin…

Quanto conta la downforce









La McLaren Senna è senza dubbio un assoluto tra le supercar (l'ha comprata pure Ronaldo), ma il suo progetto non è stato concepito tanto per raggiungere una velocità massima esagerata quanto per ottenere prestazioni da primato in curva. I dati tecnici, potenza di 800 cavalli, coppia massima di 800 Nm, rapporto peso/potenza di 1,497 kg/CV, 0-100 in 2,8 secondi, sono quindi eccellenti, ma la velocità massima annunciata di 340 km/h deve fare i conti con una resistenza aerodinamica molto forte, necessaria  garantire gli 800 kg di downforce che la rendono così performante nelle curve ad alta velocità. Il test svolto sul Johnny Bohmer Proving Grounds di Palm Beach, Florida, dotato di una pista di oltre 4 km, è impietoso nel valutare proprio la velocità massima e mostra chiaramente quale sia l'impatto della resistenza aerodinamica, che varia con il quadrato della velocità, sull'accelerazione. Fino a 180 miglia orarie, infatti, (289,62 km/h) la Senna accelera a manetta, ma poco dopo rallenta e raggiunge a fatica le 204 mph, corrispondenti a soli 328,24 km/h. Velocità al di sotto del dichiarato, quindi, e praticamente inutile visto il lancio necessario. Sono convinto però che 300 bastino e avanzino per una vettura che su un misto anche stretto ha davvero pochi rivali.

Tutta francese la competizione per FCA





Dopo una lunga serie di ipotesi su quale marchio fosse interessato all'agreement con FCA, la principale delle quali riguardava il gruppo fancese PSA, a sorpresa è arrivata la notizia che Renault pare sia in dirittura d'arrivo per un accordo: stamane il consiglio di amministrazione si riunisce per decidere una fusione dei due gruppi. Dall'unione scaturirebbe il più grande gruppo mondiale automotive, con una produzione di oltre 15 milioni di veicoli l'anno che scalzerebbe dalla sua attuale posizione di primato quello VW. Il comunicato ufficiale della Régie, che ricordo è partecipata per il 15% dallo stato, parla di un potenziale scambio azionario al 50% tra i due attori, ma la situazione è più complessa di quanto sembri a causa dell'evolversi dell'accordo riguardante Nissan, di cui Renault detiene il  43,4% a fronte del 15% delle azioni francesi in mano giapponese, che al momento non è stata coinvolta nei talks. La cacciata di Ghosn è stata infatti l'emersione di un largo movimento nazionale che intende riportare in patria il completo controllo di Nissan e ogni trattativa con altri partner non può non tenere conto di tale concreto orientamento. La joint venture con Mercedes, poi, pur limitata (MB ha il 3,1% di Renault/Nissan con pari quota detenuta dai tedeschi) non pare avere un futuro dopo la cessione di smart ai cinesi. L'affaire è quindi spesso e attendiamo per oggi notizie più concrete, stante che PSA non abbia commentato e che quindi possa ancora ritenersi in gioco. Se l'unione di oggi andasse in porto per Peugeot sarebbe una doppia sconfitta, visto che la famiglia Tata ha negato l'interesse alla cessione di Jaguar-Land Rover. In ogni caso FCA ha accordi con entrambi i gruppi: con PSA per i veicoli industrali prodotti a Sevel e con Renault per il commerciale Talento.

24 maggio 2019

L'esercito dei cloni









Dopo l'acquisizione da parte di PSA, parecchi modelli Opel hanno subito modifiche sinergiche, leggi l'adozione di nuove piattaforme e/o motori corporate. E' il caso della Corsa, che nella nuova versione adotta la piattaforma CMP della Peugeot 208 e della quale è stata prevista con i marchi Opel e Vauxhall pure una versione elettrica; in pratica si tratta della versione anglo/tedesca della 208 e. Dotata di un motore da 136 CV con una coppia di spunto di 259 Nm e di un pacco batterie al litio da 50 kWh, ha un'autonomia media di 340 km. La Corsa-e dispone di una gestione del motore che prevede tre driving mode, Normal, Sport ed Eco con ovvio significato di ciascuno, oltre alla guida rigenerativa con l'uso del solo acceleratore. Nella condizione Eco l'autonomia può crescere fino al 40%, ma al prezzo di prestazioni assai ridotte. Il debutto di mercato è previsto per la primavera del 2020.

Compleanno 914

















La Porsche 914 festeggia cinquant’anni. Non sarà celebre quanto la 911, non avrà il pedigree della mitica 356, ma è pur sempre una Porsche. Magari nelle sue vene non scorre sangue blu purissimo per via delle contaminazioni Volkswagen, ma i cultori del marchio la ricordano con tenerezza e affetto come si fa con chi ci è familiare e a cui teniamo molto anche se tanto bello non è. Sia come sia, per celebrare l’anniversario Porsche ha invitato tutti i fan di questa due posti al Porsche Museum di Stoccarda il 2 giugno. Lì troveranno ad attenderli 120 fiammanti 914 e relativi possessori provenienti da mezzo mondo. Nel corso della giornata avranno modo di conoscere alcuni dei responsabili del progetto e chi ne ha seguito lo sviluppo nel corso della sua vita commerciale. L’ingresso è libero. Se per caso il 2 giugno vi trovate dalle parti di Stoccarda, fate una capatina al Museo Porsche: ne vale comunque la pena. Anche se ad attendervi non ci saranno le super GT da concorso di bellezza, ma delle semplici e “umili” 914 che hanno fatto il loro dovere con passione e dignità.

Solo inutili o anche pericolose?

I test di guida autonoma proseguono tra difficoltà tecniche, indagini, e trascurabile impatto economico. C'è da domandarsi se si tratti ...