La propaganda elettrica ci propina dati fantasiosi sull'autonomia. Ma i conti mostrano che siamo ancora lontani da poter usare una BEV come le auto tradizionali.
Sarà meglio fare un po' di chiarezza.
La principale differenza tra un accumulatore elettrico e un serbatoio di carburante è il modo in cui l'energia vi è contenuta. Un serbatoio, infatti, immagazzina direttamente l'energia chimica del combustibile ed è il motore cui spetta poi la trasformazione in energia meccanica. Una batteria invece non è in grado di accumulare direttamente energia elettrica, ma deve farlo per mezzo di una reazione chimica indotta. In definitica entrambi accumulano dunque energia chimica; la differenza è però che nelle vetture elettriche sia la carica sia il ritorno a energia utilizzabile per la trazione avvengono grazie a reazioni chimiche nella batteria stessa. Ora, chiunque abbia studiato un minimo di fisica sa che a ogni trasformazione corrisponde un rendimento, cioè un quantum che si perde e più trasformazioni fai, più il totale sprecato aumenta. Se vi raccontano quindi che a ogni rallentamento la vostra BEV recupera tutta l'energia spesa per accelerarla, mentono. Ne recupera solo la parte depurata di tutti i rendimenti coinvolti nel processo.
Quindi a meno di non andare in giro con veicoli pesanti come carri armati, che ovviamente consumeranno poi in relazione al peso e alla sezione aerodinamica, non c'è alcuna possibilità concreta di poter disporre di autonomie anche solo paragonabili a quelle di una vettura tradizionale.
Il giochino delle autonomie, poi, non tiene conto delle potenze impiegate a seconda dello stile di guida: una supercar da 1.000 kW in pista fa sì e no qualche giro anche con una mega batteria. Ricordo un test a Monza con la prima Tesla: dopo due giri tirati bisognava ricaricarla. Quindi se uso tutta la potenza della mia BEV, l'autonomia sarà ridicola.