27 ottobre 2016

Digital truckers









La settimana scorsa ho presentato un video onboard su una Tesla Model S a guida autonoma. Questo settore di sviluppo ovviamente interessa (e forse anche di più) il delivery e oggi mi mostro il video di Otto, primo autocarro self driving a effettuare una "vera" consegna . Otto era carico di birra Budweiser e per un lungo tratto del percorso di 120 miglia, 193 km, ha avuto il posto di guida del tutto vuoto. Otto è il nome del truck ma anche e soprattutto quello della compagnia che si occupa dello sviluppo del sistema di guida, posseduta da Uber, che vede la robotizzazione del trasporto merci come risorsa futura. Il trasporto è stato effettuato in Colorado e le autorità locali hanno previsto che una pattuglia di polizia seguisse il mezzo per tutto il percorso, mentre l'operazione è stata organizzata la mattina presto e con un meteo ottimale. Certo che comunque le autorità di Fort Collins e Colorado Springs, luoghi di partenza e arrivo, si sono fidati alla grande del sistema, viste massa e velocità in gioco. Questo la dice lunga sul futuro del trasporto merci, quantomeno in Usa, perché il progresso galoppa e queste soluzioni sono appena dietro l'angolo. Ah, la prima parte del filmato è in pratica uno spot Bud, ma si sa che in America le cose vanno così.

26 ottobre 2016

Autonomous flying
















Se dico Airbus probabilmente vi viene in mente il 380. O i 319 che fanno la spola tra le diverse città europee. Ma la società guarda avanti, molto avanti e mediante una partecipata della Silicon Valley, A3, ha sviluppato Vahana, un piano di mobilità aerea urbana che potrebbe debuttare dal 2020, con i primi voli dei velivolo elettrico autonomo già dal 2017. Ho scritto autonomo e qui sta la chiave di volta di tutto il progetto. Lo spazio aereo rimane infatti l'unica possibilità di sfuggire agli ingorghi permanenti che attanagliano e attanaglieranno in futuro le megalopoli del mondo. La migrazione verso i centri urbani è apparentemente irreversibile e con città da oltre 10 milioni di abitanti la mobilità terrestre diventa talmente congestionata da provocare danni sensibili all'economia. Il progetto Vahana si propone quindi di spostare "verso l'alto" il traffico, ma per far ciò in modo sicuro occorre una guida autonoma; non è possibile infatti concepire il traffico aereo senza controllo, tanto più con migliaia di piccoli mezzi in volo contemporaneamente. Il velivolo monoposto in sviluppo impiega motori elettrici e accumulatori ultraleggeri, è capace di decollare verticalmente come un elicottero e più che alla genia degli aeroplani appartiene a quella dei droni. Ma l'azienda non si ferma qui: Airbus sta infatti pensando anche a degli airbus passeggeri, mentre a metà dell'anno prossimo debutterà il progetto Skyways di Singapore, destinato al delivery aereo sull'ultimo chilometro. Non è detto che Amazon e & stiano fuori dal business, ma Airbus ha tutta l'intenzione di aprire questa nuova strada dei trasporti per conto proprio. Certo la sfida è davvero notevole. Siamo appena agli inizi della guida autonoma bidimensionale e concepire quella su tre dimensioni è ancora di là da venire. Nemmeno i veicoli spaziali ne sono forniti pur con i loro budget stellari. Ma la fida è lanciata. Ci aspetta un futuro da Pronipoti. O da Quinto Elemento per i più giovani.

25 ottobre 2016

Alba chiara sulla Rolls




















Per la serie velleitario a manetta (finché dura, visto l'andazzo con economia e migranti), ecco una nuova Rolls Royce, la Dawn-Inspired by Fashion. Proviene dal servizio interno Bespoke, quello che a Goodwood confeziona auto su misura per chi trova le Rolls di serie troppo cheap. La cabrio è un omaggio alla haute couture ed è stata concepita da un gruppo di persone esterno all'azienda, il cui campo di lavoro spazia, appunto, dalla moda al lusso ai tessuti di pregio. Gli interventi, dunque, si sono concentrati sull'interno, realizzato in bianco con inserti rossi (o gialli, o blu) e decorazioni nelle tasche che riprendono in astratto la mitica statuetta Spirit of Ecstasy che campeggia tuttora sul chilometrico cofano motore. Inutile citare la cura maniacale di ogni particolare, su tutte basti sapere che il processo di laccatura della plancia con inserti in alluminio richiede nove giorni. La carrozzeria è disponibile solo in Andalucian White con tetto Mugello Red, Cobalto Blue o Mandarin. La Dawn si può ordinare da novembre; non chiedetemi il prezzo, please, è così volgare!

Dopo il surplace, Fisker corre









Come spesso accade nelle imprese moderne ad anni di surplace seguono improvvise accelerazioni. Parlo di decisioni produttive e in particolare della Fisker, di cui ho trattato a inizio mese. Due teaser mostrano infatti alcune particolarità della vettura, come le porte che si aprono a libro e il frontale, aggressivo come quello della Force 1 (su meccanica Dodge Viper) prodotta dall'altra impresa di herr Fisker, quella con Lutz e&Co che si chiama VLF. La sinergia è anche più spinta, dato che sembra la nuova berlina sarà prodotta proprio negli impianti VLF di Auburn's Hill, gli stessi dove si concentra l'attività miscellanea sulle (nuove) sportive e l'installazione dei motori V8 a benzina sulle (vecchie) Karma. Teaser a parte, nessuna novità esplicativa sul contenuto tecnologico della nuova auto elettrica, tranne la conferma dell'autonomia di 650 km e il prezzo indicativo superiore a 100.000 dollari. Lo spazio a forma di trapezio sotto il marchio è destinato ad accogliere un radar e una telecamera, il che la dice lunga su come Fisker si ponga rispetto alla guida automatica. Ma se la nuova auto vuole far concorrenza a Tesla...

24 ottobre 2016

Forse un 4 sulla R50?





Nel decadente inizio di terzo millennio convivono schiavitù e ricchezza, fame e lussi del tutto velleitari. Ma il business è sempre l'ultimo a recepire i cambiamenti epocali e in attesa di variazioni spreme inossidabile da ciò che rende ancora. Come il segmento delle ipercar che, a dispetto della palese inutilità, tranne il far sognare gli appassionati, registra una vitalità incredibile. Così se Aston Martin va avanti con la sua AM-RB 001, Mercedes, forte della leadership in F1, prosegue con la OMG AMG R50. La ipercar tedesca sarà in pratica una vettura di formula a due posti, con il motore posteriore, l'assistenza elettrica e un rapporto peso/potenza da Koenigsegg, leggi 1:1. Curioso che pur possedendo il 5% di Aston, Mercedes non abbia voluto partecipare al progetto inglese, ma evidentemente i tecnici teutoni non vogliono dividere un prodotto di vertice. Le ultime notizie parlando però di un possibile cambiamento a livello di motore: i 950 CV circa del V6 potrebbero non bastare a raggiungere il target, 1.300 cavalli complessivi. Rumors parlano di un 4 cilindri di due litri, ma certamente il confronto con il V12 Aston sarebbe stridente. Se la R50 impiegherà infatti la tecnologia più avanti in ogni campo, scocca in fibra di carbonio, sospensioni attive, aerodinamica pure attiva tipo Pagani, torque vectoring su ciascuna ruota, il motore non può essere da meno. L'auto dovrebbe comparire l'anno prossimo a Francoforte. Sul prezzo buio, ma se la Aston costa 3 milioni...

21 ottobre 2016

Fidarsi del computer









Volete sapere cosa si prova seduti su un'auto self driving? Questo video accontenta il vostro anelito: è girato negli States e riguarda una Tesla Model S dotata di Autopilot 2.0, settato sul livello 5, quello della completa autonomia. Si tratta di una implementazione non ancora disponibile per il pubblico, o meglio già installata sulle vetture in vendita ma non ancora operativa, in attesa delle fine dei test ancora in corso. Sulla vettura sono presenti, oltre al radar frontale, 8 telecamere e 12 sensori a ultrasuoni, che garantiscono la guida anche in condizioni meteo avverse. Il posto di guida dev'essere occupato, secondo gli attuali obblighi di legge, e il passeggero guidatore tiene le mani in quella posizione poiché sul volante ci sono sensori che arrestano la vettura se non avvertono la presenza, appunto, delle mani. Bello il contrasto con la musica, no?

Nissan compra Mitsu





Il gruppo Renault-Nissan ha messo a segno un'altro passo nel consolidamento della propria posizione commerciale, questa volta in Giappone. L'ad Carlos Ghosn ha infatti firmato l'acquisizione della quota di controllo delle azioni Mitsubishi Motors Corporation, il 34%, al costo di 237 miliardi di yen, pari a circa 2,07 miliardi di euro. Di fatto si crea così il quarto gruppo produttivo mondiale, con la benedizione della Commissione Europea che ha già dato il suo consenso. Mitsubishi sta attraversando in patria una crisi epocale a causa dello scandalo scoppiato nel 2016 riguardi i falsi dati di consumo e il joint con Nissan può aiutarla a risalire la china, mentre da parte Nissan si ha accesso al grande know how del marchio riguardo 4x4 e fuoristrada professionali. L'attuale ad Mitsubishi, Osamu Masuko resterà al suo posto per gestire il passaggio e l'integrazione di risorse e impianti tra i due gruppi, operazione che consentirà una notevole economia di scala al neo-nato gruppo.

Ritorno al passato





Sinceramente non ho mai capito come sia nato il mito della DeLorean. Sì, certo il film Ritorno al futuro, ha fatto la sua parte, ma si tratta di un'auto nata vecchia, con un motore spompato e gli unici atout delle porte ad ala di gabbiano e della carrozzeria non verniciata in acciaio inox, peraltro incubo dei carrozzieri ed evidenziatore naturale per i piccoli danni. Per non parlare dei ridicoli finestrini, copiati dalla Subaru SVX. Ma tant'è e, nonostante il flop commerciale di allora (ne hanno fatte solo 9.200 tra il 1981 e il 1983) oggi è un oggetto del desiderio. Un desiderio possibile, però, dato che a Humble, Texas, Usa, sulla scorta dello LVMVA (Low Volume Vehicle Manufactures Act) del 2015, che consente di realizzare fino a 325 repliche di auto almeno venticinquennali all'anno saltando gran parte delle complesse e costose procedure di omologazione, è nata una DeLorean Motor Company che (ri)costruisce le DMC-12 per un prezzo a partire da 65.000 dollari. L'azienda si occupa anche di rinfrescare l'usato, così come di venderlo, grazie a una rete estesa in 5 stati, mentre le auto nuove sono realizzate artigianalmente al ritmo di una alla settimana. Delivery dal 2017, anche fuori dagli States. Appassionati del Vecchio Continente state all'occhio. In fin dei conti il motore è il PRV, nato proprio dalle nostre parti.

20 ottobre 2016

Attaccati al soffitto





Tempo fa avevo scritto della Aston Martin AM-RB 001, che nel 2019 inizierà la sua produzione di 175 esemplari (erano 150 nel 2018, ma se ne sono aggiunte 25 per le competizioni mentre la data di debutto è slittata di un anno) destinati a strappare la posizione di vertice nell'ormai non più così ristretto mondo delle ipercar. La vettura è in avanzata fase di test, in particolare sull'aerodinamica e il risultato per ora parziale degli sforzi del team è quello di una deportanza massima di 4.000 libbre, circa 1.814 kg, senza l'uso di un'ala posteriore. Più del peso dell'auto, il che le permetterebbe di correre attaccata al soffitto dello Holland tunnel, se fosse liscio. Non è stato dichiarato a che velocità si ottenga tale valore ma sarà opportuna un'accurata taratura per evitare che la deportanza si mangi i 1.000 CV del V12 riducendo la velocità massima a poco più di 300 orari, insufficienti per spakkare nell'ambiente. Tornando all'aerodinamica, la downforce è ottenuta unicamente con la profilatura superiore della scocca e un sofisticato software che misura istante per istante la distanza del fondo vettura dal manto stradale e varia di conseguenza l'altezza dell'auto, allo scopo di garantire un effetto suolo forte e costante. Ovviamente ciò presuppone l'uso della vettura su un tracciato assolutamente liscio e uniforme, una pista quindi, ma di quelle tenute bene perché su moltissime l'asfalto non è certo il massimo e far svanire d'incanto quasi due tonnellate di deportanza potrebbe dar luogo a fenomeni tipo i capottamenti delle Mercedes CLR a LeMans nel 1999. Le sospensioni consentono anche un'altezza maggiore da terra per viaggiare sulle strade aperte al pubblico e superare le eventuali buche, ma tutto lascia presupporre (specialmente i 3 milioni del prezzo 'd'acquisto) che la AM-RB 001 richieda come accessorio indispensabile una pista privata modello emiri del Golfo.


19 ottobre 2016

Bye bye iCar





E' ufficiale: il Project Titan di Apple è stato cancellato, ergo la iCar non nascerà. Avevo già anticipato delle difficoltà sorte internamente al colosso di Cupertino, ma ora il fallimento dell'intero progetto di ingresso nel mondo dell'automobile è una realtà. L'azienda ha deciso di "raccogliere i cocci" estrapolando gli studi svolti sinora a favore di un progetto avanzato di guida autonoma, che tuttavia al momento non ha alcuna possibilità di piazzamento commerciale dato che ciascuna Casa sta sviluppando il proprio know how. In termini concreti questo è uno dei più grossi ridimensionamenti della storia di Apple, la cui genesi è da attribuire tanto alle difficoltà nella "guerra" con i consolidati brand automotive, quanto all'impossibilità di ottenere una iCar secondo gli standard qualitativi voluti dal marchio a un prezzo che consentisse un ragionevole successo di vendite. Di fatto Apple ha peccato di presunzione, sottovalutando la complessità del prodotto automobile e ritenendo a torto che la competenza nel campo della computer science fosse sufficiente a gestire internamente un'impresa di questo genere; un duro colpo alla abituale prosopopea del brand. Ma pare sia stato il problema della catena di distribuzione quello che ha fatto suonare il de profundis.  Ora rimane da vedere se l'altra possibile new entry nel settore, quella basata a Mountain View, avrà la stessa sorte. Le premesse ci sono tutte.

Barra for (vice) president





I legami trasversali corrono in genere sotto la superficie e in genere da fuori è difficile coglierne la ratio. E in questo caso scoprire i retroscena è davvero arduo e non fosse stato per Assange e i filtrati di mail di Wikileaks non l'avremmo nemmeno mai immaginato. Ce l'avete presente Mary Barra? Sì, l'ad di General Motors, in carica da fine 2013. Beh è filtrata la notizia che il suo nome fa parte di una rosa di 39 candidati alla vicepresidenza Usa democratica, se vincerà la Clinton. Non sappiamo ancora chi sarà il prossimo capo dell'amministrazione Usa in questa battaglia quanto mai incerta e sempre più aspra, ma, viste le abitudini sotterranee dei candidati e il loro strettissimo intreccio con l'economia del Paese, questa notizia la dice lunga su quanto il mondo dell'auto e suoi bilanci contino sull'intera evoluzione dello Stato. Ufficialmente il contributo economico di GM alla fondazione Clinton per ora consiste nella donazione (tramite la propria fondazione) di 30 trucks per 684.455 $ oltre a un finanziamento diretto tra 50 e 100mila $, robetta per i bilanci di una campagna. Ma forse c'è altro. In ogni caso, nella lista dei 39 compaiono anche Michael Bloomberg, Bill Gates e Tim Cook. Ci sono da aspettarsi novità in ambito informatico?

La guerra delle macchine by Mercedes





Ancora non sono in vendita (a parte qualche sfortunato esempio) e già cominciano i problemi... legali. Parlo dell'odioso argomento delle auto self driving, sul cui concetto crescono diatribe di nuovo tipo rispetto a quelle classiche che riguardano il mondo dell'automobile. L'ultima riguarda proprio gli incidenti e la loro dinamica quando quest'ultima sia, diciamo, gestibile da chi guida, quindi nel caso specifico dal computer. Ci sono fondamentalmente due tipi di incidente. Nel primo caso l'evento è causato da un errore di guida, il famoso errore umano che la guida automatica vorrebbe eliminare (ma solo se fate giuramento di fedeltà e sottomissione). Nel secondo, invece, il comportamento del guidatore può evitare danni più gravi, ma a scapito delle altre auto. Pensate per esempio al caso in cui qualcuno invade frontalmente la vostra corsia: avete scelta tra uno scontro durissimo e (forse) la possibilità di evitarlo investendo i ciclisti sulla estrema destra (ma quando mai? Sono sempre in mezzo. Ma questa è una pura ipotesi). Non si può stabilire la scelta che farebbe a priori un essere umano. Ma quella del computer sì. E gira la notizia che le auto autonome della Mercedes abbiano nel software la prevalenza della sicurezza dei propri occupanti. Insomma il computer sarebbe programmato per procurare eventualmente danni intenzionali ad altri pur di ridurre le conseguenze dell'evento per i propri occupanti. Immaginando un mondo di auto self driving (doppio argh!) una sorta di guerra tra macchine alla Asimov. MB nega, ma anche VW negava di superare i limiti di emissione. In ogni caso si apre un complesso capitolo di studi legali sulla questione e gli incidenti più gravi, ineliminabili sulla scorta di un semplice calcolo delle probabilità alla faccia dei fautori di questa new age, diventerebbero un incubo processuale. Pensate alla compagnie di assicurazione, alla loro politica di gestione dei sinistri, ai tempi e modi risarcimento. Come lo vedete il futuro?

18 ottobre 2016

M5 in arrivo









Con i tedeschi in genere le scadenze sono sempre regolari. Così se è stata presentata la nuova BMW Serie 5, sappiamo che anche la M5 è in arrivo. Stavolta però a Monaco hanno fatto più di fretta del solito e due immagini rubate e poste su "The Cammed & Tubbed Podcast", un originale blog di podcast, ci danno un'idea di come sarà la vettura che vedremo in versione di avanzato prototipo già al salone di Ginevra 2017. Meno caratterizzata di una M4 da fuori, ma con la solita (reciproca) rincorsa alla AMG per l'aggiornamento dei valori di potenza e coppia del 4.4 V8 biturbo, che dovrebbe superare i 600 CV e gli 850 Nm, accoppiato al "solito" cambio a doppia frizione a 7 marce. La grande novità sarà però l'adozione a richiesta della xDrive, l'ottima integrale BMW, in chiave più sportiva del solito. Scelta che definirei moolto ragionevole: ricordo quanto la guida fosse simile al montare un cavallo selvaggio con la versione da 560 CV (posteriore). Accelerando con decisione e togliendo tutti i controlli riusciva a sgommare sui 180 orari in rettilineo alla minima variazione di aderenza dell'asfalto. Un'auto da non prendere alla leggera, ma capace di inoculare dosi di adrenalina, come dicevo, da cavallo. La 4x4 sarà certamente più gestibile anche dagli umani, ma sappiate che la posteriore resta lo standard...

RHD only













Gli irriducibili della guida emozionale hanno un nuovo atout. Ma solo quelli giapponesi. Subaru Tecnica International, divisione motorsport del marchio omonimo, ha infatti lanciato sul solo mercato nazionale (guida a destra, quindi, ergo RHD) una WRX in edizione limitata, che sarà disponibile fino al 12 marzo 2017. Si tratta della WRX S4 tS, che adotta l'ormai consueto 4 cilindri boxer turbo di 2,5 litri. In questa versione la potenza è invariata, 300 CV, ma la coppia ha subito un aumento del 10%, passando da 407 a 448 Nm, grazie all'impiego di linee di aspirazione e scarico racing che migliorano il riempimento dei cilindri. Modifiche anche all'assetto, con barre di torsione maggiorate, sospensioni a smorzamento regolabile e torque vectoring sui due assi. Completano la dotazione i freni anteriori Brembo con pinze a 4 pistoncini e i cerchi BBS da 19 pollici; all'interno sedili Recaro e il cruscotto con un contachilometri esclusivo, oltre alla dotazione del sistema di assistenza Eyesight, ovviamente disinseribile (sennò non ti diverti). Per chi esagera c'è pure un NBR Challenge Package in blu Subaru, commemorativo delle vittorie di classe 2015 e 2016 della vettura alla 24 ore del Nürburgring. Comunque sono curioso: vorrei sapere perché proprio il 12 marzo.

17 ottobre 2016

Lynk & Co, new age di Geely





Che la Cina corresse lo sappiamo da tempo. Ma ogni nuovo evento rimarca quanto a est si vada forte non solo sulle consuete strade dello sviluppo all'orientale, ma pure sul filone più tipicamente occidentale. La Geely è quella grande azienda cinese che ha comprato da Ford la Volvo e con grandi iniezioni di capitale (circa un miliardo di euro) l'ha riportata alla ribalta in termini di stile e tecnologia. La contrazione del mercato interno l'ha però messa sul chi vive; così il management ha deciso di iniziare a monetizzare l'investimento europeo, estendendo la piattaforma CMA sviluppata per le vetture nordiche a un nuovo brand che sarà lanciato il prossimo 20 ottobre, denominato Lynk & Co. La berlina e il Suv di prima produzione dovrebbero debuttare in una collocazione media sul mercato, riempiendo così lo spazio tra il top di gamma, Volvo, e la prima motorizzazione Geely. Il sito (http://www.lynkco.com/) rimanda a un concetto piuttosto rarefatto di una scelta vicina ai criteri americani e in effetti il nuovo marchio dovrà opporsi proprio alle importazioni dagli States di marchi come Buick. Ma è il segno di una grande vitalità, che potrebbe veder espandere anche dalle nostre parti alternative nel segmento di maggior competizione tra i produttori.

Donwnsizing, fine della storia





Da quanto tempo sentite parlare di downsizing? Da almeno una decina d'anni le diverse Case battono la grancassa sui vantaggi di questa soluzione, che implica (secondo loro) consumi minori, costi di produzione più bassi (eccolo là il cardine) ma soprattutto (e giù grafici e studi comparati) minori emissioni. Tutto vero?  Mah, forse le cose non stanno proprio come ci sono state descritte. I valori registrati con i piccoli motori turbocompressi, messi sotto il cofano al posto di quelli  di maggior cubatura aspirati e non, hanno infatti migliori performance in termini di inquinamento soltanto secondo i test di laboratorio, quelli che i recenti scandali sulle emissioni hanno mostrato essere assai poco attendibili. Ciò vale particolamente per i Diesel, ma si applica trasversalmente a ogni tipo di alimentazione. Un'altra gabola insomma. che ha giustificato, per esempio, i 4 cilindri turbo nelle 718 Boxster o i 4 cilindri al posto dei V8 nelle varie tedesche di pregio unicamente sulla base di una scelta di maggior guadagno legata ai minori costi di produzione. Non venite a dirmi infatti che un 3 o un 4, con tutti i turbo che volete, costi più di un V6 o un V8. Downsizing, quindi, con upgrading dei guadagni. Ma qui casca l'asino. Già, perché dal 2019 entrano in vigore i nuovi test sulle emissioni, quelli basati sulle auto circolanti e non più collocate in laboratorio in condizioni giuste. Secondo questi test, praticamente ogni motore downsized emette più CO2 e NOx di uno di maggior cubatura (sia aspirato, sia turbocompresso ma con minor sovappressione) di pari potenza e, incidentalmente, dato che il valore di CO2 è legato alla percorrenza, consuma pure di più. Nel mondo reale, non in quello della tecnologia addomesticata. Così tutti i costruttori stanno correndo ai ripari, aggiungendo un cilindro qua, aumentando la cilindrata là, per rientrare nelle prossime legislazioni anti-inquinamento. Prospettare una nuova stagione a base di esagerati motori multicilindrici è certamente poco realistico, ma c'è da aspettarsi un ritorno a più sane regole di cubatura e ad andamenti di coppia più progressivi, oltre a una risposta al gas più pronta anche su auto da meno di 100.000 euro; insomma quell'insieme di caratteristiche che si apprezza particolarmente sulle sportive (ma anche su auto normali) e che ha sempre fatto la differenza tra aspirati e turbo.

14 ottobre 2016

Bye Bye R8 e-tron





Per una elettrica ad alte prestazioni che arriva, come la cinese di cui ho appena parlato, una che se ne va. Parlo della Audi R8 e-tron che dopo meno di un centinaio di vetture costruite si avvia alla definitiva cancellazione dal listino. Nata come concept nel 2009, era stata presentata in forma definitiva a Ginevra nel 2015 con i suoi due motori elettrici per 462 CV e 921 Nm complessivi e mandata poi in (piccola) produzione dopo qualche mese. Non si poteva però acquistare alle concessionarie, occorreva indirizzarsi a Ingolstadt, dove veniva fatto il prezzo, si dice attorno a un milione di euro. Troppo per, tutto sommato, una Audi, priva di un blasone abbastanza mitico da giustificare il prezzo da Bugatti? Può essere, oppure è vero che l'auto è stata concepita come veicolo sperimentale e di ricerca nel campo e che le eventuali vendite siano state prese in considerazione soltanto come un collaterale. In ogni caso, fine della storia. Ci mancherà? Naa.

Vicina al debutto la cinese elettrica da sparo









Qualche mese fa riportavo la notizia della ipercar elettrica prodotta dalla NextEV. Dopo il teaser del mese scorso, ora quello che è nato come team di Formula E ma si sta trasformando in un costruttore d'élite va avanti con il progetto e sul sito cinese Autohome.com è comparsa una foto della vettura durante un test. Il look gradevole (e forse un po' anni '60) mi sembra diverso dal teaser e potrebbe ricordare quello di una berlinetta a motore centrale se l'auto impiegasse un motore a combustione. Ma qui invece la potenza è generata da un motore elettrico, la cui potenza supera i 1.000 cavalli e il cui ingombro e peso (senza contare le batterie, ovviamente) è assai minore. Ciò permette alla supercar (che non ha ancora un nome o forse ce l'ha ma io non leggo il cinese del sito) di scendere sotto i 3 secondi nello 0-100, mentre non è citata la V max. L'auto, inizialmente concepita in piccola serie per il solo mercato cinese ma oggi in odore di ampliamento di marketing, è stata sviluppata in Germania e sta svolgendo i test in UK, dove verrà presentata ufficialmente a novembre con un evento londinese.

13 ottobre 2016

Pump up the volume










Ok, lo so, ci ricasco sempre. Roba da ragazzini gasati, ma con questo sound è difficile resistere. Gli yankee hanno il loro modo di spremere cavalli da un V8, diverso dal nostro (europeo) perché in genere è meno tecnologico ma decisamente più robusto: aggiungere un compressore volumetrico a un motore da più di 5 litri, 5.2 per la precisione, nel caso del V8 della Mustang Shelby GT 350. Così Hennessey, uno che di cavalli se ne intende parecchio, che non ha timore di mettere le mani su una McLaren o di costruire un assoluto come la Venom GT, stavolta ha aggiunto un bel blower da 2.9 litri al motore in questione, tirandone fuori un bel 800 CV. Il prodotto è decisamente a stelle e strisce, lo provano, nella soggettiva dall'interno, il rapido inserimento della seconda le cambiate lente rispetto ai nostri doppia frizione. Ma il sound è decisamente esagerato. Quindi alzate il volume e godetevelo.


La nuova Serie 5





















Debutta la nuova Serie 5 di BMW, berlina di stazza del gruppo. Giunta alla settima generazione, usufruisce degli ultimi aggiornamenti in tema di alleggerimento, con un peso fino a 100 kg minore rispetto alla precedente serie, adotta un nuovo assetto ribassato e vanta un Cx di 0,22, tra i più bassi della categoria. A bordo la solita barcata di elettronica, che offre sicurezza e assistenza alla guida, giusto "un passo" prima della guida automatica per la quale la serie 5 è prevista: volendo, infatti, la vettura può infatti agire del tutto autonomamente da fermo sino a 210 km/h, frenate, accelerazioni e sterzate incluse. Nelle versioni top è disponibile la nuova impostazione dei comandi, che li accetta tramite il rinnovato iDrive, voce, gesti o superfici a sfioramento; molta attenzione anche all'insonorizzazione e al comfort termico, con clima a quattro zone. Sotto il cofano (al lancio) tutti motori turbo, a quattro cilindri le 530i e 520d con potenza di 252 e 190 CV e coppia di 350 e 400 Nm, a sei le 540i e 540d con il 3 litri che eroga 340 e 265 CV con coppia di 450 e 620 Nm. Più avanti arriveranno anche la versione a basso consumo Diesel, sempre con il 4 cilindri, la ibrida plug-in con il 4 a benzina e una potenza complessiva di 252 CV e da marzo la M 550i Xdrive con il V8 da 462 CV e 650 Nm. Per tutte trazione posteriore o integrale e cambio manuale a 6 marce o automatico a 8.

12 ottobre 2016

Spiaccicati sui finestrini

















Un paio di anni fa ho citato il debutto della SCG 003, ipercar dalle caratteristiche decisamente estreme destinata alla sola circolazione in pista. Ora James Glickenhaus, proprietario della scuderia e della Casa, ha deciso di svilupparne la versione stradale, la SCG 003S, che presenterà al salone di Ginevra del prossimo anno ed entrerà in produzione dalla primavera. Il motore è ora un V8 biturbo di 4.4 litri con potenza e coppia di 800 (CV e Nm), la trazione posteriore e il cambio un sequenziale a 7 rapporti costruito dalla bolognese Cima, la stessa che fornisce le trasmissioni alla Koenigsegg. Dato che ho citato la concorrente nordica, quale sarà l'atout che Glickenhaus ha in serbo per piazzare le 10 auto previste dalla produzione al prezzo di 1 milione 300mila euro alla faccia delle (numerose) concorrenti? La velocità in curva. La 003S è infatti capace di generare un'accelerazione laterale di 2 g (su fondi adeguati, ovviamente) e si pone quindi allo stesso livello della One:1, che costa però quasi il doppio. Se James venderà qualche vettura in più, forse raggranellerà il denaro sufficiente a costituire un team per la prossima 24 ore di Le Mans, dove la SCG potrebbe correre tra le LMP1 non ibride.

Reshape your Ferrari













C'era un tempo in cui in Spagna si costruivano auto favolose come le Hispano-Suiza. Poi sono rimaste solo le Seat. Ora però il preparatore iberico Bengala vuole riproporre i fasti del passato con questa elaborazione su Ferrari F12. Si chiama Bengala F12 Caballeria ed è destinata agli annoiati possessori di una F 12 che vogliano dare una bella rinfrescata alla loro auto. La scocca è in fibra di carbonio e risulta ispirata alle GT3 del cavallino, come la recente 488. Il motore è lo stesso V12 di 6.3 litri da 740 cavalli, così come le prestazioni. Il prezzo è a richiesta e ovviamente occorre fornire la Ferrari su cui operare, ma sbrigatevi, poiché Bengala non ne costruirà più di 10 l'anno.

Volere è potere?





I tedeschi, si sa amano apparire come il popolo che non fa sconti, che applica rigorosamente le regole. Agli altri, in genere, mentre internamente le deroghe abbondano. Così, la proposta di legge che il viceministro teutone dell'economia Rainer Baake ha intenzione di portare avanti va presa con le pinze. Si tratta infatti di vietare l'immatricolazione di auto alimentate a carburanti a base di carbonio per il 2030, consentendo invece soltanto quella di auto a impatto zero sul'ambiente. Una sparata...all'italiana, dunque, oppure davvero il governo ha intenzione di assestare un colpo mortale a una delle più potenti industrie del Paese? Gli echi del Dieselgate di VW hanno lasciato una forte impronta sulle scelte sia tecniche sia legislative, ma il 2030 è tra appena 14 anni, assai pochi per immaginare che il ricambio di un parco auto che sfiora i 37 milioni di veicoli, oltre 200.000 l'anno, sia coperto in toto da auto elettriche o giù di lì. Anche perché il denaro per farlo semplicemente non c'è, né in termini di fondi dei privati per l'acquisto né in quelli di possibili incentivi. Sembra proprio che anche da quelle parti i politici oscillino tra il delirio di grandezza e una tendenza all'onirico che fa a pugni con la realtà dei singoli. Pure nella ricca Germania (ma attenzione Deutsche Bank docet) una rete capace di accettare un numero così elevato di ricariche non c'è e occorreranno enormi capitali per crearla. Ma soprattutto occorre produrla, la corrente. E se si conferma il bando del nucleare, nel Paese rimangono le centrali a carbone. Come dire, spostare l'inquinamento dalla strada alla centrale, bello concentrato lì per la gioia del vicinato.

11 ottobre 2016

L'Aeromobil 3.0 vola a Dubai









Ogni tanto  un'auto volante salta fuori. L'ultima di cui avevo parlato un paio d'anni fa era l'Aeromobil, progetto di un ingegnere slovacco incrollabile nello sviluppo della sua idea. Ora la Aeromobil 3.0 farà nuovamente la sua comparsa a Dubai, alla NATRANS Expo, seconda edizione di un salone dedicato ai più moderni sistemi di mobilità, integrata e non (come nel caso dell'auto volante), che si terrà nell'emirato arabo il 25 e 26 ottobre prossimi. Dal video si evince come le doti aeronautiche della vettura siano migliorate e come la guidabilità su strada pure; in fin dei conti non è più lunga di una limo. Nel decollo, però, avverto la stessa cautela del passato con un livellamento molto rapido, segno che il rateo di salita della Aeromobil non dev'essere eccezionale, così come la sua capacità di fare acrobazie. Insomma volare con la propria auto si può, ma l'abilitazione a farlo non dev'essere esattamente come prendere la patente. Certo che se c'è un posto dove sia possibile vendere l'Aeromobil quello è proprio Dubai: qualche dignitario incuriosito ci sarà pure, mentre i rettilinei deserti non mancano.

Come in auto, più che in auto





Mi occupo solo saltuariamente di moto, ma in questo caso, in un certo senso, è un po' come... occuparsi di auto. La nuova BMW K 1600 Bagger, infatti, è piuttosto vicina a un'auto, se non altro per mole e ingombri. Preceduta dalla Concept 101 esposta a Villa d'Este nel 2015, è un monumento ai viaggi nel massimo comfort, anche se probabilmente assai più adatto ai grandi spazi americani piuttosto che alle tortuose strade delle Alpi. Il nome, Bagger, deriva dall'ormai consueta assonanza comportamentale tra gli studenti "poveri" delle high school Usa che si portavano il pranzo negli zainetti e un progetto della due ruote che integri sin dall'inizio le borse; così da portarsi dietro quello che occorre nell'ottica di favorire anche in moto lo spostamento senza rinunce. Una trasposizione in chiave di lusso di quella che era in realtà una difficoltà economica; ma tant'è. E qui di ristrettezze non se ne parla nemmeno, a partire dal motore 1.6 a sei cilindri in linea da 160 CV per passare alle sospensioni a controllo elettronico, al cambio elettroassistito o alla retromarcia elettrica, ottenuta grazie al motorino di avviamento e necessaria per spostare in manovra gli oltre 300 kg.

Zero stelle per gli emergenti














Da un lato la guida automatica, dall'altro i risparmi (inaccettabili) sulla sicurezza. E' decisamente a due vie lo sviluppo dell'automobile: da un lato (il nostro) la tecnologia più moderna e i sistemi di protezione più avanzati, dall'altro (per i Paesi emergenti) il risparmio sui costi di produzione attuato a colpi di sicurezza. In questi crash test di Global NCAP riguardanti la Kia Picanto e la Renault Kwid si vede cosa vuol dire ottenere zero stelle in un crash: danni gravissimi agli occupanti; in pratica affidarsi alla fortuna per uscire vivi da una collisione. Siamo ormai abituati agli airbag e forse non ci rendiamo conto di quanto siano importanti per salvarci la vita in una collisione, ma evidentemente c'è airbag e airbag, almeno dando un'occhiata al crash test della Kwid.

07 ottobre 2016

L'ultima ZR1









Mentre accelera lo sviluppo della prossima Corvette, la C8, quella a motore centrale attesa per per il 2019, con un anno di anticipo sulle passate previsioni, quindi, Chevy va avanti con le attuali a motore anteriore e in particolare è quasi deliberata la ZR1, sigla che identifica da sempre le più cattive delle Corvette, che in questo caso potrebbe essere l'ultima. In questo video, rubato in una stazione di servizio a Marietta, Ohio (Usa) (il nome vi dice nulla? Martin Marietta, aerei militari, missili...), il muletto è colto in un'uscita di confronto con una Jaguar F-Type SVR e una Dodge Challenger Hellcat. Ora, considerati i 575 CV dell'indo-britannica e i 717 della seconda è ragionevole pensare che sotto il cofano ci sia quantomeno un V8 di potenza compresa tra i due e al riguardo si parla del ritorno di un big block con i fiocchi, il 7 litri aspirato messo in cantina ma mai dimenticato. Cambio manuale a 7 rapporti o automatico a 10 e trazione ovviamente posteriore completano il quadro. Il suono rauco del motore è colto solo per un attimo ma fa il suo bel effetto.

P.S. Date un'occhiata al prezzo della benza in alto: al gallone, non al litro. I galloni Usa equivalgono a circa 3.78 litri; un po' meno di quelli inglesi (4.54) ma fanno sempre circa 0.58 $ al litro, ergo 0.52 euro...

La novela di Fisker



A volte nomi e aziende si accavallano in un groviglio. E' il caso del costruttore Fisker, sul cui brand si sta imbastendo una vera e propria novela. Riassumo. A ottobre 2012 l'azienda, produttrice della Karma, ibrida extended range di lusso, fallisce. Due anni dopo l'acquisto da parte della cinese Wanxiang e l'innesco di una dura lotta interna alla proprietà il cui esito finale è la nascita della VL, divenuta oggi VLF, a capo della quale c'è (anche) il tycoon dell'auto Bob Lutz. Ma che ne è stato di Henrik Fisker designer danese autore della BMW Z8 e delle Aston DB 9 e Vantage oltre che cofondatore proprio di VLF? Bene qualche giorno fa ha lanciato un nuovo brand, la Fisker Automotive, incidentalmente lo stesso nome della società precedentemente fallita. L'azienda produrrà ancora auto innovative, ma dando un taglio netto alle ibride per volgersi all'elettrico puro, in aperta competizione con Tesla. E per far ciò ha dato vita alla Fisker Nanotech, che sta sviluppando un rivoluzionario accumulatore che impiega il grafene, la fibra di carbonio ultraleggera perché costituita da un solo strato atomico ma più resistente dell'acciaio. Non è (ancora) chiaro se il grafene sia impiegato soltanto nella struttura della batteria per renderla più leggera oppure venga coinvolto nella parte attiva, di fatto si sa solo che nel prodotto c'è del litio. In ogni caso l'autonomia permessa alla vettura sarebbe di ben 650 km, con una durata temporale maggiore di quella dell'auto stessa. Già, ma di quale auto stiamo parlando? Gli insiders raccontano di una berlina di grandi dimensioni, un'altra Karma, dunque, simile alla attuale Revero che viene gestita dai cinesi (capire qualcosa in questo delirio di ownership...) e che sarebbe sul mercato già dal 2017. Ma Fisker ha dichiarato pure che le ambizioni della rinata Casa sono di allargare il mercato con un modello più abbordabile, nel segmento delle Chevy Bolt e Tesla Model 3, per intenderci. Speriamo solo che tutto non faccia la fine dell'altra volta.

06 ottobre 2016

Una Monster fatta con il Meccano




 











Ve lo ricordate il Meccano? Parlo a quelli un po' più in là con gli anni; per gli altri il must è diventato il Lego. Ma quand'ero piccolo io, eoni fa, i cubetti danesi non erano ancora diffusi e imperava il solido sistema di costruzioni Meccano, basato su listelli di metallo, piastre e viti. Ed è sorprendente cosa si riesce a costruire con questi elementi base; per esempio una moto. A grandezza naturale. Come la Meccano Ducati Monster 1200 S, che è stata esposta al palazzo delle Stelline per il pressday dell'assogiocattoli. La realizzazione è eccezionale per la dovizia di particolari, quali il manubrio che sterza o le sospensioni o più semplicemente  la realizzazione del telaio tubolare con la lamine di metallo arrotolate. Lo storico marchio centenario è oggi di proprietà della canadese Spin Master che ha acquisito i diritti nel 2013. Da allora il rilancio di un sistema di costruzioni che permette grande versatilità e, impiegando parti metalliche, anche grande robustezza delle costruzioni realizzate. Sulla Monster in scatola di montaggio in vendita nei negozi di giocattoli e modellismo al prezzo di 37,99 euro, ovviamente più piccola ma ugualmente curata nei particolari, forse (quantomeno gli adulti) non ci potrete salire. Ma se cade a terra al massimo si ammacca e di certo non si rompe.

04 ottobre 2016

Tu sali dietro





Quando si parla di vetture per la Cina, si oscilla tra le top class destinate ai (peraltro numerosi, vista la sterminata popolazione locale) ricconi e le auto basic, come il recente brevetto Ford. E guardando alla foto scattata nella banlieue di Shanghai, Cina, si capisce bene come forse il secondo argomento progettuale abbia numericamente molte più possibilità di successo. Sul triciclo, mezzo tuttora assai diffuso nel Celeste Impero, ci sono più di una decina di sacchi, ma pure un tipo seduto sopra, a più di 2 metri di altezza, non si sa se in qualità di prossimo scaricatore o fruitore di un passaggio. Il mezzo giusto, da queste parti, dev'essere perciò robusto, versatile, sovraccaricabile e magari offrire un minimo di cabina, per evitare pericolosi equilibrismi.

L'evoluzione dell'alberello





L'automobile è movimento, ma anche spazio, ambiente, tanto più in tempi di disaffezione al concetto dinamico del mezzo come quelli che viviamo oggi. E l'attenzione al comfort da parte nostra non è fatta solo di pulizia e ordine (argomenti in verità poco vissuti) ma soprattutto di odore, di profumo. Anni fa ci fu una campagna di diverse Case che pubblicizzava i materiali impiegati per l'interno e il loro  impatto olfattivo, basata sui chelanti (sostanze che assorbono gli odori) e sui profumi. Se dico Arbre Magique ci posizioniamo immediatamente sulla seconda categoria, un must inossidabile da oltre mezzo secolo che qualunque automobilista conosce. La versione 3.0 si chiama BelAir, non si appende più allo specchietto ma sfrutta le bocchette di aerazione e vanta uno styling creato da Giugiaro, che rende l'aeratore simile ai comandi dell'auto e lo omologa subito nella plancia. Quattro fragranze, Acqua Splash, Anti Tobacco, Glam Bouquet e Vanilla Deluxe, basate su profumi a base acquosa ed erogatori easy use ricaricabili. Dove si trovano? Dappertutto.

Solo inutili o anche pericolose?

I test di guida autonoma proseguono tra difficoltà tecniche, indagini, e trascurabile impatto economico. C'è da domandarsi se si tratti ...