28 giugno 2019

Signori in carrozza





Ma non era mica la città pronto elettrica? Milano, quella delle Olimpiadi, quella europea, quella all'avanguardia nella messa al bando dei combustibili per autotrazione, da ieri è sotto blackout a macchia di leopardo. Colpa del caldo, dicono, colpa dei troppi impianti di aria condizionata. Eh, beh, certo. Uno il condizionatore lo compra per lasciarlo spento, non fa uno grinza. La stessa logica, d'altronde, applicata alle auto: le compri per non distruggere l'economia, poi devi pagare tasse e balzelli compreso il parcheggio a sorteggio, ma devi pure tenerle ferme. Altrimenti inquinano. Meglio le auto elettriche, quelle sì che risolvono. Ma davvero qualcuno sa di cosa stia parlando? Se non c'è nemmeno la corrente per far funzionare i condizionatori, come potrà esserci quella  per ricaricare migliaia di auto elettriche, una sola delle quali, tanto per ribadirlo ai non esperti, assorbe tanta energia quanto una decina di climatizzatori e per almeno 8 ore. Qui non è solo malafede, è pericolosa insipienza. Se la linea del futuro la devono tracciare questi signori, ci ritroveremo come nell'800, tutti a piedi tranne i signori in carrozza.

Mega crisi o mega guadagni?





Alzi la mano chi ha capito quando lo UK se ne andrà dalla UE. Tra governi caduti, possibili ulteriori referendum ed enormi questioni economiche ancora in ballo, la Brexit non è ancora all'orizzonte. Ma se almeno l'antico spirito brit non è andato perduto, una decisione presa dal parlamento (su referendum) da quelle parti si rispetta e pur con rinvii e acrimonie, il distacco avverrà. Dal coro di istituti bancari, società di trading e aziende produttive che stanno esaminando con attenzione lo status per decidere se, quando e come andarsene dal suolo del Regno Unito, sorge però una voce in counterpoint, quella di Rawdon Glover direttore vendite di Jaguar-Land Rover in loco. Secondo il nostro l'uscita del paese dall'Europa sarà un vantaggio per l'azienda, poiché a suo parere il costo della mano d'opera potrebbe addirittura scendere, rendendo così il territorio inglese sede attraente per le manifatture. Un'opinione senza dubbio carica di ioni positivi ma d'altronde poco supportata da statistiche e analisi, tanto che l'ad Ralf Speth ritiene possibile un aggravio di costi di 60 milioni di sterline al giorno in caso di Brexit no-deal, il caso peggiore che tuttavia sembra sempre più inevitabile. Se aggiungiamo al conto i 4.500 licenziandi dal gruppo, si direbbe che Glover abbia davvero una odd opinion. Che sappia qualcosa che l'ad non sa?

Il trattore più veloce del mondo













Agli inglesi piacciono i motori. E non intendo solo auto o moto, ma più in generale tutto ciò che ha un movimento meccanico, vedi i record di Honda UK con i tagliaerba. Così anche le aziende produttrici di macchine movimento terra si danno da fare per stabilire record di velocità. In questo caso è la JCB, che sulla pista dell'aeroporto di Elvington nello Yorkshire ha stabilito il nuovo primato di settore raggiungendo i 166 km/h. Il veicolo impiegato è un trattore dotato di un motore turbodiesel di 7,2 litri di cilindrata che eroga 1.000 CV, con una coppia massima di 2.500 Nm. Grazie a tanta birra le prestazioni sono notevoli, ma larga parte del risultato è merito della Williams Advanced Engineering, società legata al team di F1, che ha studiato accuratamente l'aerodinamica del bestione per trasformarlo da muro verticale a qualcosa di più penetrante. Ricadute sulle vendite del primato? Mah, ho i miei dubbi, a parte forse il fanatico protagonista del secondo video che usa il trattore in autostrada. Ma i partecipanti si sono divertiti alla grande.

27 giugno 2019

Ford annuncia tagli






Tempi duri in casa Ford. E' di oggi la notizia che Ford USA darà un taglio netto a tutte le sue attività produttive europee. Una decisione che comporterà il licenziamento del 20% della forza lavoro in vista dei profondi cambiamenti in atto nel mondo dell'auto.La ristrutturazione vedrà coinvolti ben 18 stabilimenti in Europa con riduzione del personale che si protrarranno fino alla fine del 2020. Nazioni come Germania, Russia, e Inghilterra saranno quelle più colpite dai tagli per un totale di circa 12.000 unità e in una nota diffusa dalla stessa Ford si sottolinea come decisioni di questo tipo siano molto difficili da prendere anche se sono indispensabili per la sopravvivenza del marchio. Da sottolineare anche che negli ultimi mesi le vendite di Ford in Inghilterra sono scese drasticamente anche a causa delle vicende e delle incertezze legate alla Brexit. Per Ford Europe insomma si prospettano tempi difficili, nonostante il recente accordo con la Volkswagen.

Quasi quasi ci ripenso





La parabola automobilistica di Apple si è conclusa formalmente nel 2016 con l'abbandono del progetto Titan. D'altronde, fin da quel momento i vertici aziendali avevano fatto sapere che lo spin off  dell'iniziativa automotive consisteva nella concentrazione sui progetti di guida autonoma, filosofia che è proseguita nel tempo con le notizie di due anni da da parte dell'ad Tim Cook sullo sviluppo di un sistema di guida autonoma proprietario e ora dalla notizia dell'acquisto di Drive.ai, società leader del settore in Usa. Drive.ai non era messa bene e sembra stesse per accedere a uno dei chapter che equivalgono dalle nostre parti a un'istanza di fallimento; i suoi 90 dipendenti erano perciò alle strette ma la loro esperienza, maturata con gli esperimenti texani di self driving del 2018 tra lo stadio il campus di Arlington, avevano fatto scuola, qualificando l'azienda al livello di Alphabet, leggi Google. Il know how attuale di Drive.ai si concretizza nelle Nissan NV200 che hanno raggiunto un pieno livello 4 di guida automatica (il massimo è il livello 5) ed è proprio da qui che Apple vuole evolvere per competere prossimo mercato di software e hardware dedicati all'automobile. La politica complessiva di Apple a riguardo resta però un po' oscillante, anche in considerazione della generale aria di crisi che tira nell'automtive che potrebbe infine sconsigliare investimenti nel settore da parte di aziende esterne.

Giulietta Veloce, 100% dna Alfa





























La Giulietta che autothrill sta provando per voi in queste settimane è la Model Year 2019, la versione che Alfa Romeo ha messo in vendita recentemente per ridare un po’ di freschezza e appeal a un modello maturo che in ogni caso, nelle intenzioni degli uomini del Biscione, ha ancora parecchio da dire. In effetti, a dispetto di un restyling tutt’altro che radicale, la Giulietta ha più personalità e si distingue per alcuni tocchi di giusta sportività che potrebbero renderla appetibile agli occhi degli alfisti. La gamma è ora composta da cinque allestimenti: Base, Business, Sport, Super e (quella in prova) Veloce che rappresenta, almeno idealmente, la massima espressione della sportività del Biscione.



L’aspetto è personalizzato da paraurti e minigonne con profilature in tinta gialla, pinze Brembo del medesimo colore, impianto frenante maggiorato e terminali di scarico di diametro superiore. In evidenza anche il logo Veloce, i cerchi in lega nero lucidi da 18”, i cristalli oscurati e i proiettori anteriori con trattamento carbon look. All’interno i nuovi tratti salienti sono i rivestimenti in pelle e Alcantara con cuciture a contrasto, i poggiatesta con logo Alfa Romeo e la pedaliera in alluminio.



L’unico motore disponibile per la Veloce è il quattro cilindri turbodiesel JTDM nella configurazione da 170 CV con omologazione euro 6D-temp abbinato al cambio automatico con comandi anche al volante. Al volante la Veloce 2019 conferma l’indole dinamica di questa vettura che sebbene abbia ormai diverse primavere sulle spalle dimostra di cavarsela ancora più che dignitosamente. A uno sterzo preciso associa un impianto frenante potente capace di garantire decelerazioni decise e puntali. Il cambio non è velocissimo ma ha rapporti ben spaziati e con il classico selettore DNA in posizione Dynamic, agevola l’erogazione del 2 litri td, motore che convince sia per le brillanti prestazioni sia per la sostanziale economicità d’esercizio se viene utilizzato in condizioni di guida normali. Mettendo invece il selettore nella posizione dynamic, le accelerazioni sono decise e i cambi marcia bruscamente piacevoli, con un avantreno reattivo e sensibile che aiuta nella guida sportiva.



Insomma la Giulietta M.Y. 2019 è esattamente come ce l’aspettavamo: non tecnologicamente all’avanguardia rispetto alle rivali appena arrivate sul mercato (ovvio), ma è ancora in palla. Sa far divertire e soprattutto ha ancora un’anima sportiva che piace e convince. Come si conviene a una vera Alfa Romeo. Il prezzo della Veloce è di 32.450 euro che salgono a 33.950 per la Veloce Carbon Edition. Non è pochissimo ma è pur sempre il top di gamma Giulietta e non contempla sconti e formule o iniziative speciali della Casa. Motivo in più, quest’ultimo, perché autothrill torni ad occuparsi della Giulietta. Alla prossima dunque.

Fate largo allo sceriffo









La Charger è la tipica macchina dello sceriffo; un po' datata, quattro porte, decisamente muscle. Negli States fa un po' lo stesso effetto delle Challenger, delle quali peraltro condivide le motorizzazioni, dalle più banali V6 ai V8 cattivi e sovralimentati delle SRT. E proprio alla prossima SRT widebody (quella a carreggiata allargata) si riferisce il videoteaser rilasciato ieri dalla Dodge. Come già sulle Challenger Redeye, infatti, questa opzione aggiunge aggressività (se mai fosse necessario) a un design già marcato di suo, con particolari presi dalla Durango SRT, parafanghi allargati e pneus 305/35 ZR 20 su cerchi dal design dedicato. Sotto il cofano uno dei maggiori deliri in salsa V8 disponibili oggi, lo Hemi supercharged da 6,4 litri che però qui ha solo 717 cavalli e non 808 come sulla Challeger Redeye. In pratica questa è la M5 o se preferite la E AMG Usa: 4 porte, spazio a bordo e per i bagagli, cavalli quanto un allevamento. Debutto al Woodward Dream Cruise il 17 agosto, evento che più yankee non si può e che si tiene dal 1995 a Ferndale, Michigan.

26 giugno 2019

Peugeot 308 TCR, pronto pista









Amanti della pista e delle competizioni, segnate in agenda questa data: 6 luglio 2019. Quella domenica debutterà infatti ad Adria la Peugeot 308 TCR nella categoria Serie Turismo. La vettura che rappresenta ovviamente la massima espressione prestazionale della gamma 308 può contare sui 350 CV erogati dal PureTech Turbo di 1,6 litri derivato dal motore della 308 GTi stradale in questo caso però accoppiato a un cambio sequenziale a sette marce con paddles al volante. L’impianto frenante ha dischi da 370 mm, i cerchi sono da 18 pollici e il peso è contenuto in 1.100 kg. La realizzazione è curata dai tecnici di Peugeot Motorsport, mentre il pilota è una vecchia volpe da circuito: Massimo Arduini.

Le altre Corsa























Dopo il lancio “epocale” della prima Opel full electric, la Corsa, la Casa tedesca ha ora fornito dati e prezzi delle altre versioni della gamma, quelle per così dire convenzionali. Il listino delle nuove Corsa partirà perciò da una base di 13.990 euro (in Germania) e le ordinazioni in concessionaria saranno possibili a partire dal 1 luglio. Al pari della Corsa-e, è realizzata sulla piattaforma CMP che condivide con PSA, è lunga 4 metri e 6 centimetri e viene offerta nella sola configurazione a cinque porte. A parte la ovvia presenza del terminale di scarico, qualche differenza dalla elettrica è visibile nella zona anteriore dove cambia leggermente il design dello scudo paraurti. Sotto il cofano anteriore trovano posto motori benzina e Diesel: nel primo caso si tratta di un tre cilindri di 1,2 proposto in versione aspirata (75 CV) e turbo con potenze di 100 e 130 CV. Il turbodiesel è invece un 1.5 da 102 CV. Interni ovviamente migliorati e arricchiti nell’infotainment con il grande display centrale, di serie però solo sugli allestimenti più ricchi. L’equipaggiamento standard prevede comunque un sistema anti-collisione con frenata d’emergenza e rilevamento pedoni, cruise control, riconoscimento segnaletica stradale e avvertimento abbandono corsia. Tre infine i livelli di allestimento: Edition (da 13.990 euro), Elegance (da 17.850 euro) e GS Line da 19.880 euro. Più tardi è prevista una variante un po’ più pepata, la GSi, e una ancora più cattiva con il marchio OPC.

Durata garantita, parola di VW





Le batterie sono il principale problema delle auto elettriche, bla bla bla, lo sappiamo ormai tutti. OK, stavolta però non si tratta delle solite chiacchiere, quanto di una questione che ostacola duramente il piano di diffusione di VW della nuova ID.3. Ecco perciò l'inizio della campagna accu, con la garanzia da parte della Casa che il pacco batterie della nuova auto è in grado di mantenere anche dopo 8 anni o 160.000 km di utilizzo il 70% della carica iniziale. La garanzia si applica a tutte le tre versioni dell'accumulatore, da quella da 45 kWh (330 km di autonomia) a quella da 58 kWh (420 km) e alla più capace da 58 kWh (550 km). La stima però (perché di stima si tratta) è stata fatta prevedendo che il 50% delle ricariche avvengano cion la rete di casa (a bassa potenza) e il 20% sul posto di lavoro (con potenza magari superiore ma comunque non elevata). Solo il 30% sarebbe dunque effettuato con le colonnine da 125 kW, il 25% in centraline pubbliche e l'ultimo 5% in autostrada. Non vorrei fare la Cassandra, ma mi sembra che ogni claim relativo alle auto elettriche ne vanti la rapidità di ricarica con le centraline ad alta intensità. Limitarne l'uso nel corso della vita dell'auto al solo 30% fa della vettura più che un mezzo di trasporto un giocattolo da tempo libero. Ma non dovevano mica sostituire quelle a combustibili?

Nata coupé, ora eccola Suv
























Ve la ricordate la Puma? Era una Ford che seguiva il mood delle piccole sportive in voga negli ultimi anni '90, realizzata sulla scocca della Fiesta con diversi motori e (almeno con il millesette) con buone prestazioni. Beh, come ormai spesso accade di questi tempi con i nomi più noti del passato, oggi rinasce come Suv. La Ford parla di crossover, per una cittadina rinforzata dalla linea gradevole e nata ancora sulla piattaforma Fiesta ma poco personale rispetto all'ampia offerta di vetture simili. Il vantaggio pratico rispetto alla berlina sta nella maggiore altezza di 30 mm e nel grande vano bagagli da 456 litri, che prevede una modularità del piano d'appoggio adattabile alle diverse esigenze. La Puma è fornita con l'ottimo motore turbo a tre cilindri Ecoboost da 1 litro, che incorpora una struttura mild hybrid grazie a un motore/generatore da 11,5 kW al posto del convenzionale alternatore ed è disponibile nelle versioni da 125 e 155 cavalli. Due le logiche di funzionamento del sistema: Torque substitution, che eroga fino a 50 Nm aggiuntivi al posto del motore a combustione, consentendo così un risparmio medio nel consumo fino al 9% (ciclo WLTP), e Torque supplementation, che aggiunge 20 Nm alla massima coppia del motore per migliorare le prestazioni. Il sistema ha consentito di adottare un turbo di maggiori dimensioni e di ridurre il rapporto di compressione, mantenendo la prontezza di risposta all'acceleratore; inoltre è presente sulla Puma il primo sistema di deattivazione del cilindro (centrale) in un three pot, che alle basse richieste di potenza si trasforma quindi in un bicilindrico. Contrariamente alla tendenza generale, Ford equipaggerà la Puma anche con un Diesel, un millecinque turbo di ultima generazione con filtro per gli NOx a urea che richiede quindi il doppio rifornimento ma che risulta avere comunque maggiori percorrenze rispetto all'ibrido a benzina.

25 giugno 2019

Ritorno al futuro 4.0














Se siete degli inguaribili romantici e amate le cose del bel tempo che fu, ma nel contempo avete un’anima green questa Mustang Fastback probabilmente fa per voi. Perché mette tutti d’accordo: amanti del vintage e seguaci dell’ecosostenibilità, il diavolo e l’acqua santa. Per il semplice motivo che si tratta di una splendida Ford Mustang totalmente restaurata ed…elettrificata. La vedremo al Festival of Speed di Goodwood tra qualche settimana ed è frutto del lavoro di un’azienda inglese, che non ha nulla che vedere con Ford ma che ne ha seguito lo sviluppo, oltre che la prossima eventuale commercializzazione. Si tratta della Charge Cars, che ha dotato la Fastback di un  motore elettrico della potenza di 540 CV, con la mostruosa coppia di 1.200 Nm. Il pacco batterie fornisce 64 kWh, mentre le prime indiscrezioni citano un’accelerazione da 0 a 100 in meno di 4 secondi e una velocità massima di 240 km/h. Chi fosse interessato sappia che Charge Cars ha già dato un’indicazione sul prezzo: più o meno 360.000 euro. Cosa aspettate?

Ma è proprio la M1?



















Per BMW si chiama Vision M NEXT, ibrida da 600 CV a due posti secchi che dovrebbe debuttare in veste produttiva al salone di Francoforte in settembre. Per tutti noi è la nuova M1, più in generale il futuro delle M che nell'ottica del marchio dovranno seguire il percorso ibrido che caratterizzerà ogni altra vettura di Monaco. Un'auto che (a regolamenti approvati dagli organi di controllo) si potrà scegliere se guidare o far guidare al computer, la cui scocca in carbonio è in comune con quella della seconda generazione della i8 e che si andrà a confrontare sul mercato con le Audi Sport e le Mercedes-AMG. Ma per quelli che sognavano un ritorno ai motori come si deve dell'Elica azzurra c'è una grande delusione: niente V8 o 6 in linea, ma un nuovo 4 cilindri turbo montato trasversalmente dietro il posto di guida che agirà insieme a 2 motori elettrici, uno per ciascun asse. I 600 cavalli sono quindi complessivi e, come su ogni ibrida, dipendono dallo stato di carica dell'accumulatore; nel migliore dei casi consentono quindi uno 0-100 in 3 secondi netti e una Vmax di 300 orari. Ma si possono anche fare 100 km in pura modalità elettrica, il che suggerisce un pacco batterie non proprio piccolissimo, ergo non leggerissimo. Il posto di guida è molto F1 nel senso della concentrazione attorno al driver e nel volante a forcella, ma minimalista grazie all'uso di uno head-up display a realtà aumentata. Due chicche per concludere. Il portabicchieri giroscopico, che compensa scuotimenti e accelerazioni, e la struttura del tetto in fibra di carbonio riciclata. Ma dove la trovano quella usata?

Multiple joint venture crescono





I margini ridotti e il mercato in contrazione (pure in Cina) suggeriscono alleanze strategiche che i giapponesi, come sempre, iniziano a stringere con largo anticipo. Così il colosso Toyota, dopo la collaborazione con Subaru per le prossime elettriche, ora conferma anche quella con Mazda per una nuova piattaforma comune con motore anteriore a 6 cilindri e trazione posteriore. Vi ricorda nulla? Io sinceramente sento molto odore di Supra, ma potrei anche sbagliarmi; in ogni caso le alleanze di questi tempi sono molto by project: finito l'impegno si può anche tornare amici (o concorrenti) come prima. In ogni caso questa alleanza muove dal nuovo 6 in linea che Mazda intende costruire nelle varianti a benzina (Skyactiv-X) e turbodiesel (Skyactiv-D), entrambe associate a un sistema mild hybrid a 48 V e alla possibilità opzionale della trazione integrale. Mazda vanta una notevole esperienza in campo motoristico classico, con prodotti di rottura come il nuovo Skyactiv-X a combustione omogenea, e deve allestire una sostituta della Mazda 6; Toyota dal canto suo ha un grande know how in campo ibrido e ma non dispone attualmente di una moderna piattaforma per auto prestazionali. Lo scambio sarà quindi proficuo per entrambi.

Ecco la Defender!













Colpo di fortuna di un appassionato o un’abile mossa della stessa Land Rover? Chissà… Lo scopriremo, forse, strada facendo. Molto più importante è ciò che autothrill vi sta proponendo: la ghiotta anteprima della foto “rubata” della strumentazione digitale della nuova Defender, modello che ammireremo in anteprima al Salone di Francoforte e che sarà in vendita nel 2020. L’immagine che sta facendo il giro del web documenterebbe con mesi di anticipo l’aspetto della vettura. Sì, perché nel quadro si vede chiaramente la silhouette della rinnovata 4x4 inglese, che mostra linee moderne e originali, ma anche nel mood della lunghissima tradizione del marchio. Così il portellone posteriore ha un taglio verticale, esattamente come nella Defender, con ruota di scorta appesa. Sempre osservando il modello ritratto nel cruscotto, non si possono non scorgere richiami al passato anche nel resto della carrozzeria con tagli decisi e angoli caratteristici da vera 4x4. Quanto al resto, in base alle informazioni trapelate dalla Casa, la nuova Defender prosegue nella messa a punto che è ormai alle fasi finali. I prototipi hanno percorso 1 milione e 200 mila km sulle strade più insidiose del pianeta, deserti africani compresi e l’inizio della produzione avverrà nel nuovo stabilimento di Jaguar Land Rover in Slovenia. Sempre dai rumors provenienti dall’Inghilterra, le nuove Defender saranno offerte sia nella versione a passo corto che in quella a passo allungato. Se questo non è rispetto della tradizione…

24 giugno 2019

Audi SQ8, una coppia devastante























































Non manca molto al lancio sul mercato della nuova Audi SQ8, che non offre solamente un look ancora più aggressivo. La vera novità è infatti nascosta sotto il cofano: il V8 Diesel di 4 litri che abbiamo già visto sulla SQ7, ma con qualche novità in più soprattutto riguardo alla potenza sviluppata. La SQ8 riesce a scaricare a terra 435 CV, ma ciò che fa ancora più impressione sono i 900 Nm, che gli conferiscono di fatto l’investitura di auto a gasolio di serie più prestazionale d’Europa. Il motore è sovralimentato da due turbine che lavorano in modo sequenziale per ridurre il tempo di rispostaa 250 ms, grazie all’ulteriore ausilio di un terzo compressore, elettrico a 48 Volt. L'accelerazione dichiarata è sbalorditiva per un’auto di questa stazza: 4,8 secondi sullo 0-100, mentre la velocità massima sarà  prevedibilmente autolimitata a 250 km/h. La soluzione mild hybrid adottata sulla SQ8 le consente di marciare a motore (endotermico) spento fino a 40 secondi dal rilascio dell’acceleratore, in una finestra di velocità compresa tra 55 e 160 Km/h, veleggiando, immagazzinando energia e abbattendo così i consumi, sempre secondo i primi dati forniti da Audi, di 0,5 litri ogni 100 Km. La trazione integrale ricoprirà un ruolo fondamentale nell’uso sportivo, abbinata a sospensioni pneumatiche adattive per garantire grip e sicurezza. Ci sono poi optional che faranno sicuramente la differenza, come i cerchi da 21 con pneumatici da 285 abbinati ai freni carboceramici e il retrotreno sterzante, ottima soluzione per regalare agilità a un’auto dalle dimensioni non proprio contenute.

Porsche 911 Spyder Lightweight





Che ne pensate di questa one off su base Porsche 911 Turbo? Lascio a voi ogni giudizio, io dico solo che nella storia della Casa tedesca inaugurerebbe un nuovo e affascinante capitolo: sarebbe infatti la prima serie “speciale” di Porsche realizzata per un uso pistaiolo in perfetto stile track day. L’esatto opposto delle speciali viste fino ad ora che hanno sempre mirato ad offrire esclusività, stile e accessori unici. Sia come sia, autothrill propone in esclusiva un approccio inedito attraverso questo render: l’ho chiamata 911 Spyder Lightweight. Nata, come tante altre Porsche, sulla base di una 911 è stata disegnata con il principale obiettivo di una radicale cura dimagrante per farle perdere quanti più kg possibili. L’aspetto più evidente è senza dubbio il generoso aumento della carreggiata posteriore con relative prese d’aria necessarie per il raffreddamento del motore, il sei cilindri boxer con doppia sovralimentazione della prossima 911 Turbo accreditata di 620 CV. Al di sopra delle prese d’aria, la scocca è chiusa e ha un’aerodinamica piuttosto raffinata per ottimizzare la guida alle velocità più elevate. Il tetto è una sottile lastra in carbonio proprio come sulla 918: è estraibile trasformando questa belva da circuito in una Targa stradale a tutti gli effetti. In primo piano anche il cofano in un pezzo unico di alluminio: un omaggio al mondo delle corse che all’apertura si solleva totalmente, parafanghi compresi, lasciando i gruppi ottici al loro posto. Completano il quadro i cerchi monodado da 20 e 21”. Di questa Spyder si apprezza la essenzialità delle linee che non significa certo povertà: implica al contrario un maggior impegno costruttivo per via della complessità delle soluzioni adottate. La trazione sarebbe solo sulle ruote posteriori e il risultato finale ci consegna una vettura esclusiva e per pochi fortunati: leggera quanto una GT3 RS ma con la potenza di una Turbo.

Avanti, c'è posto!





Inflazione. Mi viene in mente questo termine per classificare le innumerevoli startup di ipercar elettriche, la cui crescita virale deve corrispondere ad altrettanta fiducia da parte di danarosi investitori nell'esplosione di un segmento di mercato che peraltro è oggettivamente assai esclusivo e quindi caratterizzato da piccoli numeri. L'ultima si chiama Drako GTE ed è prodotta dalla Drako Motors; sede (ça va sans dire) nella Sylicon Valley. 1.217 cavalli, 8.800 Nm, Vmax di 331 km/h; tutto super, compreso l'allestimento (per quattro), caratterizzato da lusso e ricercatezza. Tra l'altro la Drako Motors intende utilizzare il torque vectoring per rendere la GTE magicamente (il nome dell'azienda richiama lo spirito Serpe Verde) veloce nelle curve, in pratica lo stesso trick utilizzato dalla ID.R per la sua eccezionale performance al Ring, che più che di sterzo, gira di coppia motrice. Nel 2015 il prototipo della GTE aveva girato un po' in sordina sul circuito tedesco in 7:49, vedremo se la vettura di (piccola) produzione farà meglio. Per ammirarla dovremo aspettare però il debutto del 16 agosto alla Monterey Car Week.

Nostalgia degli aspirati



Praticamente ogni nuovo motore è turbocompresso, a parte ovviamente gli elettrici. Una strada obbligata per ridurre le emissioni e disporre di quella coppia a basso regime cui ormai ogni automobilista è abituato. Gli aspirati sono quindi sempre meno, relegati a supersportive più o meno di produzione (le ultime Porsche GT3 per esempio) oppure a quasi one off come la Aston Martin Valkyrie. Ma per chi può (e deve potere pareccchio) il club sta per allargarsi con la McLaren che raccoglierà i fasti della mitica F1 degli ani '90, che per ora è conosciuta con il nome di progetto di T.50. Se non c'è il turbo occorre salire con i giri per avere la potenza e se si deve aumentare il regime occorrono più cilindri. Ecco quindi la scelta del V12 (come del resto il motore Aston) che Gordon Murray sta sviluppando. Il fatto che l'auto pesi solo 980 kg aiuta nell'ottica della coppia low end, considerato che il valore massimo è di soli 450 Nm, ma sui giri l'inglese spakka con una linea rossa a 12.100, 1.000 più del V12 Aston; non è stato comunicato però a quale regime siano erogati i 659 cavalli del motore che, contrariamente al fratello brit di 6,5 litri, ha una cilindrata di soli 3.900 cm3, praticamente la stessa del V8 flat plane ubiquo nella produzione McLaren. Consegne dei 100 esemplari dal 2022; prezzo 2 milioni e rotti.

Solo inutili o anche pericolose?

I test di guida autonoma proseguono tra difficoltà tecniche, indagini, e trascurabile impatto economico. C'è da domandarsi se si tratti ...