07 novembre 2024

Realismo ambientale

Il risultato della politica verde UE è sotto gli occhi di tutti: crisi aziendali a cascata, disoccupazione in crescita, entrate fiscali in calo e futuro incerto.

Dopo anni di bombardamento mediatico sull'imminente fine del mondo per colpa delle auto, la fine sta arrivando davvero, ma del solo mondo auto, e in campo industriale e finanziario. La posizione ideologica della dirigenza UE e la miopia del management di settore, occupato solo al proprio profitto piuttosto che allo sviluppo strategico, ha portato infatti le Case a un punto critico, tale da consentire la sopravvivenza di molte di loro solo al prezzo di consistenti tagli produttivi e pesanti ristrutturazioni.


E la recente riconferma della data capestro del 2035 per il fine produzione delle auto a combustione si potrebbe sintetizzare con la frase umoristica a denti stretti:" L'operazione è perfettamente riuscita, ma il paziente è morto".
Il gruppo VW chiude stabilimenti e licenzia e la crisi si estende ai fornitori, che in una specie di infernale effetto domino si trovano in difficoltà quando non al fallimento, come la Recaro.
Ma c'è ancora chi crede che gli interessi di parte contino di più. La politica non si vuole fare carico di questa débacle, prova ne sia l'allontanamento dalla coalizione di governo tedesca del ministro liberale democratico Lindner, colpevole, tra l'altro, di aver chiesto di spostare la data del diktat anti-carburanti oltre il 2035. E sappiamo tutti quanta responsabilità abbia avuto la Germania nell'orientare le scelte UE verso le Bev.


Ma c'è un tema di fondo che spesso viene colpevolmente ignorato. In questa visione di stampo religioso dell'ambiente, in nome della quale si può chiedere, ma soprattutto imporre, ogni sacrificio alla comunità, negli ultimi anni si sono spostate ingenti risorse pubbliche, tasse, soldi provenienti dalle nostre tasche quindi, verso incentivi e sostegno alla causa verde, automobilistica e non. Molto nelle tasche di pochi, risorse pubbliche per consumi privati, anche d'élite. Non c'è molto di democratico in tutto ciò, né di utile davvero per l'ambiente.
E il bello è che alla fine dei giochi molti di coloro che hanno erogato inventivi a pioggia si sono accorti che le casse erano vuote e occorreva correre ai ripari; ultima la Gran Bretagna, pur fuori dalla UE ma con analogo fanatismo ambientale dominante, che dal prossimo anno farà pagare la tassa di circolazione anche alle elettriche.

Inutile negare che le auto siano un bisogno insopprimibile per una miriade di motivi, tutti leciti, tutti umani. Fare i conti con i bisogni reali della popolazione non è un'opzione, ma un dovere. E se non lo fa la politica vigente, si lascia campo libero all'affabulazione, Trump docet. 

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