03 giugno 2024

Trovare la strada

La mobilità è necessaria, quindi si tratta di inquadrarla nel sistema mondo tenendo conto di ogni suo risvolto. Ed emergono dubbi sempre più forti sulle scelte draconiane imposte dagli enti normativi.


Nei giorni scorsi si è parlato della nuova famiglia di motori presentata da Toyota. Ma l'evento stampa è stato molto di più. Al'incontro erano presenti infatti gli ad di Toyota, Mazda e Subaru oltre a un gruppo di ingegneri dei rispettivi marchi e l'annuncio principale riguardava la posizione comune dei tre riguardo l'elettrificazione di massa.
Più precisamente il netto rifiuto di pianificare un futuro automotive fatto di sole Bev.


Multipathway Workshop, questo il nome dato all'incontro, ha reso pubblico come questi brand abbiano pianificato di affrontare le normative sulle emissioni senza dipendere completamente dalle auto a batteria.
Nonostante la scarsa informazione su tempi, costi e cifre degli investimenti e i piani per le sinergie aziendali, la proposta di una molteplicità di percorsi verso la neutralità delle emissioni di carbonio è convincente, partendo dal presupposto sempre più concreto che che la transizione verso un futuro di Bev sarà assai più lenta di quanto previsto sino a poco tempo fa.


In particolare, l'ad Toyota Koji Sato ha sostenuto che gli ibridi a combustione sono più o meno ecologici quanto i veicoli elettrici a batteria, sottolineando che i risultati finali varierebbero in base a come i singoli marchi e le regioni si riforniscano di elettricità.
Dal canto suo Atsushi Osaki, ad Subaru, ha mantenuto la direzione progettuale verso i motori boxer mentre Masahiro Moro, principal Mazda, ha riaffermato l'intenzione di sviluppare motori Wankel adatti a carburanti a zero emissioni di carbonio e in configurazioni ibride.


Restano però molti dubbi nel concreto. I carburanti sintetici prodotti combinando l'idrogeno con la CO2 catturata sono estremamente costosi da produrre rispetto alla benzina e se venissero venduti oggi costerebbero in media dieci volte di più.
Nulla poi è a zero emissioni, dai carburanti alle materie prime per le batterie; nemmeno gli esseri umani, il cui numero in crescita costante è in definitiva l'unico grande problema.

Norme e qualità dell’aria non sono le uniche cose di cui i marchi giapponesi si preoccupano. Le catene di approvvigionamento, la potenziale perdita di posti di lavoro sono un ulteriore problema. Nonostante le pressioni normative, il settore automobilistico sembra essersi dato la zappa sui piedi. Tutti i produttori che si spostano e si sposteranno verso costosi veicoli elettrici assistono alla rapida svalutazione dei veicoli e a un significativo indebolimento della domanda di mercato.
Perché norme e regole, quelle vere, le fanno le persone, a dispetto di lobby e sistemi di potere.

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