27 febbraio 2024

Chi aiuta chi

I crediti di carbonio dell'industria automotive sono una consistente entrata dei costruttori di BEV, principalmente Tesla. Di fatto un finanziamento a scapito dei competitor.

Cos’è il credito di carbonio? E' un meccanismo finanziario introdotto per la prima volta con l'approvazione del Protocollo di Kyoto del 1997 ed entrato in vigore nel 2005. Ha l'obiettivo di compensare gli effetti di quelle emissioni che non sono state altrimenti ridotte e di promuovere quindi (!?) nuovi modelli di sviluppo. I prezzi dei crediti cambiano a seconda dei diversi schemi di scambio e nel settore auto riguardano tanto i produttori tradizionali quanto quelli di auto elettriche.
Nella UE le attuali normative prevedono un limite di 95 g/km per le auto nuove, con una sanzione di 95 euro per ogni grammo oltre il limite. Al contrario, se le emissioni sono inferiori al limite si ricevono crediti di emissioni di carbonio che possono essere venduti a chi supera lo standard. I veicoli elettrici emettono 70 g/km, quindi Tesla accumula crediti che gli altri costruttori acquistano.


Nel suo ruolo di maggior produttore di BEV, l'azienda texana ha ottenuto perciò grandi profitti da questo meccanismo. Secondo il suo rapporto finanziario, a partire dall’anno fiscale 2021, le entrate derivanti dai crediti hanno rappresentato il 3% del totale, per un importo di 1,46 miliardi di dollari; le entrate da questo cespite sono quasi triplicate tra il 2019 e il 2020. FCA è stata la più grande cliente di Tesla: dal 2019 al 2021 ha speso 2,4 miliardi di dollari per acquistare crediti da Tesla. Con la creazione di Stellantis, il gruppo può però ora utilizzare i crediti derivanti dalle EV francesi.

Le norme UE prevedono un ulteriore calo del 15% tra il 2025 e il 2029 e del 55% dal 2030 al 2035, quando non sarà più consentito emettere CO2 alle auto di nuova immatricolazione. In mancanza di passi indietro sul dikat, per Tesla si prospetta ancora un periodo di entrate nette positive grazie alla sua leadership produttiva. Che andrà a scemare solo in un immaginario mercato fatto di sole BEV.
E dico immaginario perché sempre più attori del segmento si stanno rendendo conto di quanto l'ipotesi non sia realistica. Ma gli enormi investimenti attuati obtorto collo non si possono annullare tout court e lo scenario di una crisi epocale dell'industria automotive, stretta tra un mercato BEV che non decolla e oneri finanziari passivi, non è più così futuribile.

Con Tesla unica in salute? Vedremo quanto pesa sul gruppo l'impatto della conquista dello spazio.

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