12 settembre 2024

Sic transit...

Valutazioni errate e posizioni intransigenti UE alla base di quella che si annuncia la più grande crisi dell'industria automotive continentale.

Definire la politica UE sull'auto fallimentare è un puro eufemismo. Alla base di scelte e diktat ci sono infatti non già studi e valutazioni globali, che tengano conto di una complessa situazione economica e dei suoi risvolti tardo-industriali, quanto posizioni mutuate dal fanatismo di una parte dei sostenitori del governo europeo e dalla sua posizione politica capace di fare lobby e di imporre condotte distruttive e di scarsa efficacia pratica.
Un mix al napalm per le Case europee, che strette fra il timore delle micidiali multe in caso di sforamento dei limiti di emissione di CO2 (116 g/km, che scenderanno con il 2025 a 94) e l'arrogante convinzione di poter trattare gli automobilisti consumatori come un gregge condizionabile a piacere con uno schioccar di dita, ora si trovano all'angolo, con stock di elettriche invendute ma anche l'impossibilità di produrre e vendere auto convenzionali a prezzi ragionevoli, date le presto inevitabili sanzioni.


In tutto ciò si inserisce la polemica con i cinesi, accusati di concorrenza sleale su quello che vivaddio è ancora un mercato libero che premia alcune scelte (le loro) e ne penalizza altre (quelle europee). Attribuire infatti la fragilità dell'industria automobilistica europea a pratiche sleali di sovvenzioni pubbliche è rassicurante, ma tragicamente miope.
La Cina, facendo una scelta di campo epocale, è passata all'elettrico nei primi anni 2000 e la sua produzione si è concentrata su modelli abbordabili, mentre i produttori UE hanno pensato solo agli utili a breve privilegiando prodotti di fascia alta.


Sinceramente non capisco come aziende solidamente insediate nel mass market abbiano potuto credere nel'opportunità di tale scelta, ma il risultato è che mentre i cinesi hanno potuto lavorare per un ventennio sulla riduzione dei costi delle BEV, in Occidente ci si è riempiti la bocca con prodotti edge il cui costo e la cui reale possibilità d'uso sono in netto contrasto con una situazione economica che è poco definire decadente.

Oggi lo spettro di una deindustrializzazione forzata del settore automotive continentale è quanto mai reale, mentre il fanatismo ambientale ispiratore delle scelte autolesioniste UE è giunto a un cul de sac, in un'orizzonte tra guerra ed economia alla Weimar.

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