12 giugno 2024

La scure europea

La commissione Europea, al termine di un'indagine durata 9 mesi, ha deciso di applicare dazi aggiuntivi ai produttori cinesi che esportano le loro auto nel mercato europeo.


L'inchiesta è nata per verificare quello che tutti sapevano ma non potevano provare, ossia il dumping attuato dalla Cina mediante le sovvenzioni governative erogate ai costruttori, che permette di vendere i prodotti importati a prezzi estremamente più concorrenziali rispetto a chi costruisce o importa da altre aree geografiche.
Il ministero del commercio cinese ha subito contestato l'iniziativa UE definendola priva di fondamento giuridico e sostenendo che il minor prezzo delle auto cinesi è dovuto unicamente all'abilità del marketing del celeste impero. Segue la prevedibile minaccia di adottare "tutte le misure necessarie" a tutela delle aziende cinesi.


La misura UE prevede l'innalzamento dei dazi, che si aggiungono a quello del 10% attualmente in vigore, ma risultano differenziati a seconda della collaborazione fornita alla Commissione durante l'inchiesta; gli importi compensativi saranno in vigore dal prossimo mese di luglio.
Nello specifico, per BYD l'imposta sarà del 17,4%, per Geely del 20% e per Saic del 38,1%; più in generale per i produttori che hanno collaborato all'indagine verrà applicato mediamente un dazio del 21%, mentre questo salirà al 38,1% per quanti non hanno collaborato.


Plaudono il governo italiano e fonti di quello francese, anche se Stellantis si dice fautrice delle regole del libero mercato e quindi contraria a misure che lo frammentino.
Ovviamente contraria la Germania, che per bocca del ministro dei trasporti Wissing sostiene che solo una maggiore concorrenza con mercati aperti possa risolvere la situazione.
Peccato si dimentichi che l'intera UE non può essere penalizzata per fare gli interessi di parte tedeschi e che la scelta di fare del mercato cinese l'alternativa a quello europeo è arrivata dopo un decennio di sfruttamento intensivo proprio da parte teutone.


Pur a fronte del recentissimo voto, la Commissione uscente resta in carica fino al'insediamento di quella nuova e le misure già decise sono dunque in vigore.
Con buona pace di Cina e Germania, con quest'ultima che dovrà scegliere (finalmente) da che parte stare.  

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