13 giugno 2019

Tutto bene con l'idrogeno?





Uno dei modi di aggirare il problema della ricarica delle auto elettriche è quello di produrla direttamente sull'auto, la corrente. E in questo campo in pole position ci sono le fuel cell a idrogeno, che con un rendimento vicino al 60% rappresentano una soluzione piuttosto efficiente. Peccato però l'idrogeno non sia una fonte energetica ma un vettore; ergo occorre produrlo (con grande dispendio energetico). Ma non basta. Il leggero gas ha uno smisurato amore per l'ossigeno (Hindemburg docet) e tende a combinarsi con esso quasi spontanemente se raggiunge la micidiale proporzione della miscela tonante, quella della molecola d'acqua: 2 parti di idrogeno e una di ossigeno. Se ne sono accorti lunedì a Sandvika, Norvegia, dove alle 17.30 c'è stata una potente esplosione alla stazione Uno-X della Nel, compagnia norvegese che possiede altri nove punti di rifornimento nel Paese. Fortunatamente non ci sono state vittime, ma la decisione di Nel di chiudere fino alla fine dell'inchiesta in corso tutte le stazioni ha determinato in cascata la sospensione delle vendite di Toyota Mirai e Hyundai Nexo nel Paese, vista l'impossibilità di rifornirsi. Peccato per chi le possieda già (pochi in verità); per ora dovrà lasciarle nel box. Il problema di sicurezza con l'idrogeno non è da sottovalutare. La reazione con l'ossigeno è molto esotermica: la quantità di gas necessaria a generare un bicchier d'acqua è sufficiente per farne bollire immediatamente un litro, quindi i danni possono essere ingenti. Se poi nell'area di servizio, seguendo la tendenza norvegese a riunire le diverse fonti energetiche, fossero coinvolte nell'esplosione anche auto con batterie al litio, il guaio potrebbe diventare davvero grosso.

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