31 agosto 2018

Da un padrone all'altro





Sinceramente non capisco la visione del futuro e le scelte dei principali attori della motorizzazione europea, il vertice regolamentare della UE e i grandi costruttori. E' infatti la sinergia tra i due quella che sta determinando lo stallo dell'automobile così come la intendiamo. La prima sulla base di errati input relativi all'inquinamento e nella stolida individuazione dell'auto come principale colpevole della sua presenza. Il comportamento dei secondi è invece più articolato ma porta allo stesso risultato: lo scenario mondiale vede una lotta a tutto campo condotta dalla Cina per prendere il sopravvento su ogni altro concorrente in campo automobilistico. Il Paese si è infatti accaparrato le risorse mondiali necessarie alla realizzazione degli accumulatori e, forte di un mercato interno che può sopperire al calo di vendite dello stanco ambito europeo, spinge sull'auto elettrica con lo specchietto dei ricavi. Ovvio però che se un'industria del Vecchio Continente deve investire miliardi e risorse per veicoli completamente nuovi, deve poi adottare anche una strategia di vendita nazionale basata in misura crescente sugli stessi mezzi; di qui nasce la continua spinta verso l'elettrificazione europea. Ora, io non vedo grandi vantaggi nel passare dalla dominazione energetica araba a quella cinese, nè condivido un sistema pulito solo a parole e considerando ogni pezzo del sistema a sè. Ma la potenza del mare di denaro investito nello sviluppo elettrico è difficile da contrastare e meno di macro eventi che ne ridimensionino l'impatto ambientale e la convenienza, vedo la strada tracciata verso quello che sarà più che altro uno ulteriore stallo, solo spostato in là di qualche decennio. I miei nipoti avranno a che fare con l'inquinamento elettrico che, come ogni inquinamento, sarà pure lui da combattere.

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