03 luglio 2024

Battuta d'arresto

Una sorta di effetto domino sta attraversando il mondo automotive: la bassa domanda di Bev determina ripensamenti sulle politiche industriali.

Si dice che la grandeur sia tipicamente francese, ma quanto a politiche industriali anche i tedeschi non scherzano. Obbedienti nel seguire le regole imposte dalle spinte lobbistiche del loro governo nazionale, hanno aderito univocamente alla assurda regola del tutto elettrico.
Ma hanno fatto male i conti, perché  pare che gli automobilisti europei non credano che svenarsi per una Bev dall'utilizzo quanto mai difficile sia la soluzione per migliorare l'ambiente. Lo mostrano nei fatti con il più semplice degli atteggiamenti: non comprano auto elettriche.
Esaurito il transitorio iniziale, fatto di entusiasti ma acritici fruitori della tecnologia più recente (il modello Apple), le vendite di Bev segnano il passo, mentre la crisi ridimensiona nettamente gli incentivi dei governi che last but not least, andrebbero valutati anche in chiave di giustizia sociale oltre che di slancio ambientalista. Che i soldi della collettività vadano a ingrassare un segmento così ridotto della società è infatti assai opinabile e di fatto aumenta la disparità.


Ma torniamo al mondo automotive, quel mondo che a tasselli successivi, modello domino, vede sempre più costruttori che hanno puntato tutto sull'elettrico fare retromarcia.
Mercedes-Benz è l’ultima in ordine di tempo: ora non prevede più di diventare un marchio esclusivamente elettrico entro il 2030 e ha deciso di investire daccapo nell’ulteriore sviluppo dei motori a combustione interna. L'ad Källenius ha dichiarato infatti che posto che i motori a combustione dureranno fino al 2030, Mercedes non ha altra scelta che fare massicci investimenti nei sistemi tradizionali. Parallelamente ha ammesso di essere stato eccessivamente ambizioso riguardo gli obiettivi di elettrificazione.


Questo sta diventando un ritornello comune tra le Case e non solo in Europa. Negli Stati Uniti le battute d’arresto arrivano per vari motivi, dalla mancanza di infrastrutture di ricarica alla bassa domanda tra gli acquirenti.
Parte della colpa può essere attribuita addirittura agli stessi costruttori, come nel caso di GM, che ha compromesso il successo della popolarissima Bolt EV con una serie di richiami di alto profilo legati alla batteria di LG Electronics, che alla fine sono costati a GM e al suo partner 1,9 miliardi di dollari.
Così Big Auto sta rivedendo le tempistiche proposte all’inizio del decennio. Solo tre anni fa i dirigenti Daimler si vantavano del passaggio a una gamma di soli veicoli elettrici a breve termine. Quello di un business senza motori Diesel e benzina entro la fine del decennio era ormai un mantra e a dire il vero Mercedes era in buona compagnia: Opel prevedeva il passaggio totale entro il 2028, Jaguar entro il 2025, Volvo, Ford e Bentley entro il 2030.

 
Ora si stanziano fondi per la ricerca sulla combustione, vista la quasi certezza che i prossimi motori dovranno conformarsi a standard di emissioni più severi in tutto il mondo. Mercedes mantiene la prospettiva di divenire carbon neutral entro il 2040, ma con un investimento di 14 miliardi di euro per raggiungerlo. Parte del denaro finanzierà ancora le strategie di elettrificazione ma una parte più consistente di quanto precedentemente pianificato sarà destinata ai motori tradizionali, come quelli della prossima Classe S. Le normative Euro 7 e Cina 7 entreranno in vigore a breve e occorre adeguarsi rapidamente, mentre la transizione al tutto Bev potrebbe essere ritardata.

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