06 giugno 2019

Fine dei giochi







Visto che i francesi cincischiano, FCA ritira l'offerta. Questo il senso della notizia di stanotte, che sancisce la fine del sogno di costituire un gruppo globale che poteva (Nissan permettendo) collocarsi al vertice mondiale della produzione di auto. Ed è stata proprio la posizione dell'azionista di governo a decretare la chiusura della trattativa. Troppo alte le richieste, troppo scarsa la capacità di decisione in ambito commerciale, quella caratteristica che si chiede ai grandi manager di fare scelte importanti in tempi ristretti. L'azionista di riferimento di Renault chiedeva infatti un rinvio nell'ottica dei tempi della politica, quei tempi che fanno spesso rimandare sine die decisioni importanti privilegiando giochi di potere. E qui di potere ce n'era in ballo parecchio, vista la richiesta di far parte del consiglio di amministrazione, magari con potere di veto, e quella del dividendo straordinario, di fatto una tassa, un'entrata aggiuntiva per l'erario francese. Dal mio punto di vista meglio così. So non avere elementi per una valutazione obiettiva, ma l'idea che un governo straniero potesse decidere dell'occupazione in Italia non mi piace. Il dialogo è già difficile con gli imprenditori, figuriamoci con politici senza scrupoli. Ora rimane aperta perciò la questione delle alleanze. Sappiamo tutti che, avendo saltato almeno 3 cicli evolutivi del prodotto, FCA vede in una joint venture o in un'acquisizione l'unica possibilità di sopravvivenza in un mercato le cui risorse calano a fronte di costi in aumento. Il prossimo futuro vedrà quindi altre novità, anche perché i talks con altri soggetti sono versomilmente ancora in corso. E in questo ambito nessuno fa il permaloso.

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