24 settembre 2018

Allineati e coperti





Porsche ha subito pure lei, in quanto parte del gruppo Volkswagen, i contraccolpi del Dieselgate. Le sue vetture equipaggiate con motori a gasolio sono quindi una spina nel fianco e rappresentano una sorta di memento del fattaccio; cattiva pubblicità per un brand che si ritiene puro nella sua filosofia automobilistica. Quindi fine dei giochi. Dopo le parziali dichiarazioni di febbraio, ora è lo statement di Oliver Blume, ad del marchio, a recitare il de profundis per il Diesel. La Cayenne offre già solo l'alternativa ibrida, Macan e Panamera seguiranno presto la sua strada con l'eliminazione dal listino dei modelli incriminati. Porsche d'ora in poi produrrà solo auto con motori a benzina e varianti ibride, con l'ovvio orizzonte delle elettriche in prospettiva; l'anno prossimo arrivarà infatti la Taycan a batterie. Fine annunciata? Forse, ma anche un dietrofront non privo di illogicità che piega la tecnologia a politica e populismo e anticipa quelle che saranno prima o poi le scelte dei diversi marchi. Che a farlo sia il gruppo che di fatto sdoganò i motori a gasolio nel lontano 1976 e che più ha investito in questa tecnologia, suona però più come una disfatta che una tardiva presa di coscienza. Che potrebbe essere letto anche come una sorta di fine dell'egemonia tedesca nel settore automotive.  

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