29 novembre 2013

La speranza è l'ultima a morire



L'Europa è il Continente ove l'auto elettrica ha le maggiori possibilità di sviluppo. Una conseguenza delle legislazioni attuale e venture nel campo dell'inquinamento, con i valori limite di emissione più restrittivi al mondo. Tra sette anni infatti, nel 2020, l'emissione media della produzione di ciascun costruttore non potrà superare i 95 g/km di CO2, un livello che pone serie problematiche tecniche a ciascun marchio e che diventa ancor più irrangiungibile se tale valore deve applicarsi a vetture ad alte prestazioni. Chiunque abbia avuto una sportiva in passato e la confronti con le attuali, riscontra infatti una progressiva minor prontezza dei propulsori meno inquinanti. La situazione andrà peggiorando con l'ulteriore riduzione delle emissioni e alla fine i costi supereranno i benefici, dando luogo a motori il cui uso sarebbe difficile e letargico. Di qui emerge il fatto che che l'auto elettrica potrebbe (e il condizionale è d'obbligo) risolvere tutto in grande stile, con ottime prestazioni ed emissioni (quantomeno quelle strettamente legate al solo veicolo) assenti, ma con il gigantesco problema dell'autonomia, tuttora irrisolto. Il fatto che negli USA il limite raggiunga i 102 g/km solo nel 2025 e i 119 e 117 g/km nel 2020 rispettivamente in Cina e Giappone, dà tuttavia respiro all'industria e un motivo in più per concentrarsi su mercati più attarenti dal punto di vista delle vendite e meno pesanti in ternini normativi. Non c'è da disperarsi, ma di fatto esiste la concreta possibilità che nel prossimo decennio l'appeal del prodotto auto così come lo conosciamo oggi cali verticalmente. E se le elettriche non impareranno a darci qualche botta di adrenalina, non la vedo bene per gli appassionati.

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