Un'altra edizione del salone svizzero, correndo qua e là per cogliere uno scorcio del futuro di un'automobile che cambia. Ma cambia anche il salone, che per la prima volta mostra spazi vuoti tra gli stand, riempiti alla bell'è meglio con bar estemporanei. Marchi come Opel, DS e il gruppo GM hanno dato forfait, segno che l'interesse (e l'esborso) per un salone non è più così in sync con il business e il marketing, quantomeno per alcuni. Un altro caposaldo che vacilla, come del resto l'intero criterio che sottende una esposizione di automobili. Che per gli addetti ai lavori è tutta una sequela di interviste con i diversi capi e capetti per farsi dire cose di cui alla gente non frega asolutamente nulla e che servono solo alla carriera dei suddetti e alle varie dinamiche aziendali. Un teatrino logoro che mostra ampiamente la corda e che serve solo a riempire pagine di roba del tutto incoerente con quello che accade nella vita reale. Già, la vita reale. Dove non si parla che di auto elettriche. Beh al salone ce n'erano solo due, vere. La Jaguar I-Pace e la Audi Q6 e-tron, svelata però (al pubblico) moolto dopo la nuova A6, vettura del tutto tradizionale: entiende? Riassumendo: un salone che scricchiola, un panorama prudentemente convenzionale, le solite auto immagine e poco di realmente innovativo, parlando di dove va l'auto. Perché, secondo me, non lo ancora nessuno davvero, dove va. Si naviga a vista.
Ah, dimenticavo. La gallery è strutturata come una visita del tutto normale, fatta gironzolando tra gli stand e motivata solo dalla voglia di vedere auto. Quindi le vetture non sono in ordine di sala espositiva (ce ne sono due principali) né di marchio. C'è solo quello che spicca. Come il colore di una Mansory o la riedizione di una Isetta o ancora la prima auto davvero volante. E in fondo ci sono alcune Bizzarrini, Lambo, economiche d'epoca e una splendida vecchia Alfa. Giusto per ricordarci da dove veniamo.
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