E' ormai storia che l'epopea dell'ibrido sia nata in Giappone. Ma forse è nello stesso Paese che potrebbe trovare anche la sua fine, quantomeno (per ora) nell'ambito delle minicar. Suzuki e Daihatsu, infatti, stanno studiando nuove tecnologie motoristiche che promettono riduzioni di consumo fino al 30%. E considerando che Daihatsu è di proprietà Toyota, il know how sviluppato ad hoc potrebbe poi "finire" anche nella produzione della capogruppo, con la futura sostituzione di molti modelli ibridi. Le due aziende si muovono su fronti diversi per raggiungere lo stesso obiettivo. Daihatsu ha messo a punto un sistema quasi fantascientifico, che impiega un magnetron come quello dei forni a microonde per migliorare la combustione nel cilindro. In aggiunta sono previsti il recupero del calore di scarico, trasformato in elettricità con piastre a effetto Peltier (quelle dei frigo da campeggio) per alimentare l'impianto della vettura, e un generale alleggerimento dei veicoli ottenuto estendendo l'impiego di parti in plastica, come nel caso del serbatoio. La Mira di nuova generazione dovrebbe raggiungere così una percorrenza di 42 km/litro. Dal canto suo, Suzuki studia invece il ricircolo dei gas di scarico raffreddati e nuovi iniettori a spray ultrafine, insieme a un sistema di recupero a volano dell'energia persa durante la decelerazione; anche qui il target è quello dei 40 km/litro. Entrambe le filosofie sono molto vicine alla produzione e il loro impiego è solo questione di marketing e ammortamento delle altre tecnologie già in uso; potremmo già vederne i primi esempi nei prossini due anni.
06 giugno 2014
Le minicar consumeranno meno di un motorino
E' ormai storia che l'epopea dell'ibrido sia nata in Giappone. Ma forse è nello stesso Paese che potrebbe trovare anche la sua fine, quantomeno (per ora) nell'ambito delle minicar. Suzuki e Daihatsu, infatti, stanno studiando nuove tecnologie motoristiche che promettono riduzioni di consumo fino al 30%. E considerando che Daihatsu è di proprietà Toyota, il know how sviluppato ad hoc potrebbe poi "finire" anche nella produzione della capogruppo, con la futura sostituzione di molti modelli ibridi. Le due aziende si muovono su fronti diversi per raggiungere lo stesso obiettivo. Daihatsu ha messo a punto un sistema quasi fantascientifico, che impiega un magnetron come quello dei forni a microonde per migliorare la combustione nel cilindro. In aggiunta sono previsti il recupero del calore di scarico, trasformato in elettricità con piastre a effetto Peltier (quelle dei frigo da campeggio) per alimentare l'impianto della vettura, e un generale alleggerimento dei veicoli ottenuto estendendo l'impiego di parti in plastica, come nel caso del serbatoio. La Mira di nuova generazione dovrebbe raggiungere così una percorrenza di 42 km/litro. Dal canto suo, Suzuki studia invece il ricircolo dei gas di scarico raffreddati e nuovi iniettori a spray ultrafine, insieme a un sistema di recupero a volano dell'energia persa durante la decelerazione; anche qui il target è quello dei 40 km/litro. Entrambe le filosofie sono molto vicine alla produzione e il loro impiego è solo questione di marketing e ammortamento delle altre tecnologie già in uso; potremmo già vederne i primi esempi nei prossini due anni.
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